Festival di Open, Parma prepara la sfida della Capitale europea dei giovani 2027: «La Gen Z? Per parlarci la politica esca dai palazzi» – I video
Una piazza Garibaldi gremita ha accolto l’incontro del Festival di Open dedicato al cantiere verso Parma Capitale Europea dei Giovani 2027. Un appuntamento che non è stato solo celebrazione, ma soprattutto confronto sul futuro delle nuove generazioni, tra speranze, timori e ambizioni. Il titolo dell’incontro, Parma Capitale Europea dei Giovani 2027 – La sfida tra palco e realtà, ha trovato eco negli interventi dei protagonisti, che hanno insistito sull’esigenza di costruire un progetto credibile, capace di lasciare un’eredità ben oltre il 2027. «La fiducia è fondamentale, quando viene meno crolla tutto. Siamo una generazione che si pone tante domande, e quando i nostri interlocutori perdono fiducia cresce il malcontento, basta guardare cos’è successo in Nepal. Siamo una generazione stufa di promesse non mantenute. A Parma ci si sta facendo carico di tutto questo e così deve continuare», ha dichiarato sul palco Eleonora Urbanetto del Consiglio Locale Giovani di Parma. Un punto richiamato anche dall’Assessora alla Comunità Giovanile della città, Beatrice Aimi, che ha aggiunto: «Parma capitale dei giovani 2027 non è solo una sommatoria di eventi, ma un ecosistema di opportunità per i giovani, soprattutto chi è nato in condizioni di svantaggio socio-economico e ha bisogno di un sistema che supporti le loro competenze. È un processo trasformativo per lanciare sfide al paese intero, un processo guidato in primis da un laboratorio giovanile».
Dalle politiche al metodo
Il dibattito in piazza Garibaldi ha toccato a più riprese il tema delle politiche giovanili, spesso percepite come marginali. «Troppo spesso sono una delega di secondo piano da affiancare ad altre. A Parma si è scelto di dedicare un assessorato ad hoc. E oggi è importante cambiare il paradigma: tutte le deleghe si devono occupare di giovani. Mobilità, benessere, lavoro», è stato ribadito nel corso del panel. In questa direzione si muove anche lo strumento dello Youth’s check, ha ricordato l’assessora, che valuta l’impatto delle decisioni comunali sulle nuove generazioni: «Ogni atto del Comune viene valutato in chiave giovanile. Prima di tutto, ci domandiamo: questo progetto può favorire lo sviluppo delle nuove generazioni?».
Le «piazze» come laboratorio
Il modello Parma è stato raccontato attraverso le cosiddette «piazze» del grande progetto Parma Capitale europea dei Giovani, ovvero gli otto tavoli tematici che alimentano la progettazione dal basso. «Abbiamo sviluppato 8 tavoli tematici, che ci piace chiamare – non a caso – piazze. Sono tanti i temi cari ai ragazzi della nostra età. A partire dal disarmo climatico, dove convivono la pace disarmata e il contrasto al cambiamento climatico», ha aggiunto Eleonora Urbanetto. Concorda Clara Dell’Aglio, anche lei del Consiglio Locale Giovani di Parma: «I giovani spesso vedono la politica lontana, confinata nei palazzi. C’è chi prende in mano la situazione e si organizza. È successo a Parma, con un Consiglio riconosciuto giuridicamente, che ora è un vero e proprio esempio di questo impegno. Così tutti sono al centro. È il senso del nostro progetto», ha dichiarato.
Giovani con minori opportunità
Non solo i giovani già attivi nel sociale, ma soprattutto coloro che rischiano di restare ai margini. L’attenzione, come ha sottolineato l’assessora Aimi, deve essere rivolta in particolare a quei ragazzi che hanno meno opportunità di partecipare alla vita civica e culturale: «Chi viene da contesti familiari fragili, chi non ha accesso a percorsi formativi di qualità, chi deve affrontare ostacoli economici o sociali che limitano le proprie possibilità. Ci sono giovani che, per ragioni indipendenti dalla loro volontà, non sentono vicino il valore dell’impegno civico, non perché non abbiano interessi o capacità, ma perché spesso non hanno avuto l’occasione di sperimentarlo o di sentirsi parte di una comunità».
Foto di copertina di Andrea Veroni