Ilaria Salis e la richiesta di essere processata in Italia: «Stufa di ricevere accuse e diffamazioni. Io perseguitata da Orbán»


Dopo il voto della commissione affari giuridici che le ha confermato l’immunità, Ilaria Salis non se la sente ancora di festeggiare. «Ho tirato un sospiro di sollievo ma la mia storia non è finita, ho fiducia nei miei colleghi al Parlamento europeo», spiega in un’intervista a Repubblica. L’eurodeputata di Avs dovrà infatti incassare la conferma anche dall’assemblea plenaria dell’eurocamera. «Non faccio nomi, ma ho ricevuto solidarietà anche da colleghi di destra, che si sono mostrati sinceramente preoccupati per la mia situazione», racconta Salis. In commissione si è salvata per un solo “no” alla revoca, ed è probabile che qualche membro del Ppe abbia votato a suo favore. Salis parla di una «vera e propria persecuzione da parte del governo ungherese, come è riemerso chiaramente anche dalle ultime dichiarazioni di Viktor Orbán e del suo portavoce». Il riferimento è al tweet del portavoce ungherese Zoltan Kovacs, che accusa Bruxelles di «dare rifugio a una terrorista».
Le provocazioni di un giornalista ungherese
Non solo. Durante la conferenza stampa di Salis, a Bruxelles, un giornalista ungherese, Zoltán Bugnyár di HirTV, si è avvicinato al podio mostrando su un iPad il volto tumefatto di uno degli attivisti di estrema destra che, secondo l’accusa della giustizia magiara, sarebbe stato picchiato da militanti di estrema sinistra, tra cui la stessa Salis. Il cronista ha quindi chiesto all’eurodeputata italiana se riconoscesse l’uomo e se lo avesse aggredito. Salis ha replicato dicendo di essere «stufa di ricevere accuse e diffamazioni». Poi ha aggiunto: «Neanche la magistratura ungherese mi ha mai accusato di aver picchiato quella persona. Io ho già detto e ribadisco la mia innocenza: è il motivo per cui chiedo di essere processata in un Paese dove ci sia la possibilità di un processo equo», conclude l’attivista, che era finita in carcere in Ungheria con l’accusa di aver aggredito dei neonazisti nel 2023.
La richiesta in conferenza stampa: «Voglio un processo in Italia»
«Auspico che le autorità italiane intervengano quanto prima al fine di tutelare una propria concittadina e di garantire che i suoi diritti fondamentali siano rispettati. La mia richiesta è chiara: voglio essere processata in Italia, non in Ungheria», ha dichiarato ancora Salis a Bruxelles. Aggiungendo che «un processo con garanzie democratiche in quel Paese è impossibile». L’ex docente di 41 anni ha commentato anche la reazione della Lega di Matteo Salvini, che ha accusato il Ppe di «tradimento» innescando uno scontro a distanza con Forza Italia: «Se hanno ancora qualcosa da obiettare vuol dire che il loro modello di giustizia è quello ungherese, dove la magistratura non è indipendente dal potere esecutivo». Poi continua: «La giustizia in Ungheria è vendetta e propaganda. Dimostra una volontà precisa: silenziarmi e screditarmi in quanto eurodeputata attraverso il metodo della diffamazione e della minaccia», ha concluso Salis parlando ai giornalisti.