Jimmy Kimmel torna in onda commosso e scherza su Trump: «Non sa ridere alle battute, ora ci distrarrà pubblicando i file su Epstein» – Il video


Una standing ovation di due minuti. Gli occhi commossi e le prime parole di Jimmy Kimmel, ovviamente ironiche, dopo una settimana di silenzio: «Come stavo dicendo, prima che mi interrompessero…». Una citazione di Donald Trump, al comizio in Pennsylvania nello stesso luogo dove era scampato all’attentato di un anno fa, che è stato un ironico preludio di una puntata in cui il celebre conduttore non risparmia nulla al presidente americano. «Sono grato alla Abc e a Disney che hanno deciso di rimandarmi in onda. Un fatto che li mette ingiustamente a rischio, perché Trump non sa incassare una battuta».
Kimmel e le parole su Kirk: «Non volevo sminuire, prendiamo esempio dal perdono di sua moglie»
«Questo show non è importante in sé, ma è importante che viviamo in un Paese che ci permette di avere uno show come questo», ha iniziato Jimmy Kimmel sei giorni dopo la soppressione a tempo indeterminato del suo programma. «Quella decisione non è legale, anzi è anti-americana». In apertura è tornato sulle parole incriminate su Charlie Kirk: «Non è mai stata mia intenzione sminuire l’omicidio di un giovane. Non credo ci sia niente di divertente in tutto questo. Né era mia intenzione incolpare un gruppo specifico (i Maga, ndr) per le azioni di quello che – ovviamente – era un individuo profondamente disturbato», ha detto. Ha poi speso qualche frase per elogiare la vedova del 31enne attivista trumpiano, che durante le esequie del marito ha detto di aver perdonato il presunto assassino Tyler Robinson: «È un esempio che dovremmo seguire, è l’unica cosa che dovremmo imparare da questa tragedia».
Le frecciate a Trump: «Ora ci distrarrà pubblicando i file su Epstein»
Ovviamente un ritorno così atteso alla tv non poteva esimersi dal tirare più di una frecciata al presidente americano: «Ha provato in tutti i modi a cancellarmi. Invece ha costretto milioni di persone a guardare il mio programma», ha riso Kimmel. «Ora forse vi tocca pubblicare i file su Epstein per distrarre il pubblico». E ha insistito: «Il presidente degli Stati Uniti ha detto chiaramente che vuole che io e le centinaia di persone che lavorano qui veniamo licenziati. Il nostro leader celebra gli americani che perdono il loro lavoro perché non sa stare al gioco».
La rabbia di Trump: «Kimmel marcisca nei suoi bassi ascolti, porteremo Abc in tribunale»
Puntuale come un orologio svizzero, Donald Trump aveva già commentato: «La Abc aveva comunicato alla Casa Bianca che il suo show era stato cancellato! Da allora a oggi deve essere successo qualcosa, perché il suo pubblico è sparito e il suo “talento” non è mai esistito. Perché dovrebbero voler riassumere qualcuno che fa così male, che non è divertente e che mette a repentaglio la rete trasmettendo per il 99% spazzatura democratica positiva?», ha scritto su Truth accusando Kimmel di essere la voce dei democratici. «Si tratta di un importante contributo illegale alla campagna elettorale. Penso che metteremo alla prova la Abc su questo. Vediamo come andrà. L’ultima volta che li ho portati in tribunale, mi hanno dato 16 milioni di dollari. Questa volta sembra ancora più redditizio. Un vero branco di perdenti! Lasciamo che Jimmy Kimmel marcisca con i suoi pessimi ascolti».
La decisione di cancellare lo show e il dietrofront
Lo scorso mercoledì il presidente della Federal Communications Commission (Fcc), Brendan Carr, aveva minacciato di revocare le licenze alla Abc se non avesse «preso provvedimenti». Ufficialmente, i vertici Disney hanno bloccato lo show per «evitare di infiammare ulteriormente una situazione di tensione in un momento emotivo per il nostro Paese». Sebbene abbiano poi deciso di tornare live sei giorni dopo, qualcuno si è attenuto fedelmente all’ordine di Trump. Le reti locali Sinclair e Nexstar, affiliate di Abc che coprono circa il 20% degli Stati Uniti, hanno deciso di non trasmettere il programma. Per farlo, attendono scuse pubbliche di Kimmel alla famiglia di Charlie Kirk e una donazione (ingente) di denaro all’organizzazione fondata dal 31enne, Turning Point Usa.