Ultime notizie GazaGiorgia MeloniGlobal Sumud FlotillaUcraina
SOSTENIBILITÀCambiamento climaticoCinaEUtopiaGreenPolitiche ambientaliPolitiche energeticheUnione europeaUSAXi Jinping

Gli Usa si sfilano dalla transizione green, la Cina invece no. Xi Jinping: «Faremo il -10% di emissioni entro il 2035»

25 Settembre 2025 - 15:56 Gianluca Brambilla
cina-usa-politiche-green-clima
cina-usa-politiche-green-clima
Mentre Trump definisce i cambiamenti climatici «la più grande truffa di sempre», Pechino punta a presentarsi come nuovo leader verde (e ha molto da guadagnarci). Ma l'Ue non si fida

Quando il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca ha sfilato – simbolicamente ma anche concretamente – gli Stati Uniti dalla lotta contro i cambiamenti climatici, in molti si aspettavano che altri avrebbero seguito. Il tema ha effettivamente perso diverse posizioni nella scala di priorità della politica, ma il resto del mondo, almeno a parole, continua a credere nella transizione verso le emissioni zero. La dimostrazione più recente è arrivata al summit sul clima organizzato dall’Onu a margine dell’assemblea generale, in corso a New York. In quella sede, l’Unione europea e altri sedici paesi hanno sottoscritto un appello per rivendicare il proprio percorso verso il net zero. Mentre la Cina, che oggi è di gran lunga il primo emettitore di gas serra nell’atmosfera, sta approfittando del ripensamento di Washington per presentarsi come nuovo leader mondiale delle politiche green.

Il nuovo impegno della Cina

In collegamento da Pechino, Xi Jinping ha annunciato che la Cina si impegnerà a ridurre le emissioni di gas serra di una percentuale tra il 7% e il 10%, rispetto al suo picco massimo, entro il 2035. È la prima volta, fanno notare i giornali di tutto il mondo, che il presidente cinese fissa una cifra precisa a breve o medio termine per la riduzione delle emissioni. Pechino si è posto l’obiettivo della neutralità carbonica entro il 2060 e fino a oggi aveva promesso di raggiungere il picco delle emissioni prima del 2030, un traguardo che sembra in via di realizzazione già nel 2025 grazie allo sviluppo del solare e delle auto elettriche. E anche gli obiettivi citati da Xi Jinping per il 2035 potrebbero essere un altro tassello della strategia «underpromise, overperform». Ossia: fare promesse modeste così da superare poi le aspettative (e farci pure bella figura).

Il vantaggio economico di Pechino su materie prime e clean tech

Ma se la Cina ha aspettato fino ad ora per rivendicare il proprio ruolo nelle politiche green, il motivo è che gli Stati Uniti sembrano avere tutta l’intenzione di sfilarsi dalla lotta ai cambiamenti climatici. «Sono la più grande truffa mai perpetrata al mondo. Se non vi liberate da questa truffa verde, i vostri Paesi falliranno», ha scandito Trump nel suo discorso al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite.

Ma per la Cina è vero esattamente il contrario: i settori economici che più trainano l’economia del Dragone sono proprio quelli legati alla transizione green. Non solo: il dominio sulle materie prime critiche e sulle clean tech rendono Pechino un fornitore indispensabile per qualunque altro Paese nel mondo che voglia promuovere politiche di sostenibilità. Una doppia arma, economica e geopolitica, che Xi Jinping ha deciso di brandire anche nella contesa sui dazi con Washington.

cina politiche green xi jinping
EPA/Jessica Lee | Il presidente cinese Xi Jinping

L’appello dell’Ue (e altri 16 Paesi) in difesa delle politiche green

A trovarsi in una posizione scomoda è l’Unione europea, che finora si era presentata al mondo come paladina delle politiche per le emissioni zero ma da un paio d’anni ha cominciato a posticipare, ritoccare e diluire alcuni provvedimenti del suo Green Deal. «La situazione è chiara: una transizione verso l’energia pulita è in atto e destinata a durare. Dobbiamo garantire che sia equa», ha scritto di recente la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, insieme ai leader – tra gli altri – di Australia, Brasile, Canada, Kenya, Norvegia, Sud Africa, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Uruguay e al presidente dell’Agenzia internazionale per l’energia.

L’Ue alla Cina: «Non basta, deve fare di più»

In vista della Cop30 – la conferenza sui cambiamenti climatici che quest’anno si terrà su di Belém, in Brasile – l’Ue continua a fare la voce grossa per spingere sempre più Paesi ad abbracciare le politiche di sostenibilità. E a proposito della Cina, è il commissario europeo Wopke Hoekstra a commentare l’annuncio sul taglio delle emissioni al 2035: «È ben lontano da ciò che riteniamo sia realizzabile e necessario: questo livello di ambizione è chiaramente deludente e, data l’immensa impronta di Pechino, rende il raggiungimento degli obiettivi climatici mondiali molto più difficile.

La Cina, ha ricordato il politico olandese, «è di gran lunga il maggiore emettitore in termini assoluti e si colloca anche tra i primi in termini pro capite, rappresentando circa il 30% delle emissioni globali». E Bruxelles «continuerà a spingere la Cina (e altri) ad andare oltre l’attuale livello di ambizione e a rispettare i nostri impegni congiunti nell’ambito dell’accordo di Parigi».

cina ue politiche green clima
EPA/Olivier Matthys | Wopke Hoekstra, commissario europeo al Clima

Foto copertina: EPA/Alex Plavevski | Un maxi-impianto per la produzione di energia solare ed eolica a Yancheng, in Cina

leggi anche