Colpo grosso allo streaming pirata: in sette gestivano il 70 per cento del traffico illegale in Italia. Il sistema e la tv “parallela”


Un vero e proprio business criminale, con gerarchie precise e ramificazioni all’estero. I 7 soggetti arrestati dalla polizia, in un’operazione congiunta tra Catania e Roma conclusa oggi 26 settembre, erano al vertice di un’organizzazione che gestiva oltre il 70% dello streaming illegale italiano. Sono accusati di associazione per delinquere, accesso abusivo a sistema informatico e frode informatica. Secondo la polizia postale, che ha condotto le indagini iniziate nel 2022, i fermati distribuivano palinsesti di piattaforme pay-tv, con abbonamenti a prezzi stracciati sottoscritti da quasi un milione di utenti. Secondo i dati della rilevazione Fpav-Ipsos relativa al 2024, sono stati almeno 15 milioni gli italiani ad aver fruito di un contenuto illegale online.
Il sistema delle iptv, i server all’estero
Documenti falsi, messaggi criptati, carte di credito e utenze telefoniche fittizie. Così i criminali informatici sottoscrivevano contratti con server di tutto il mondo, per ospitare e distribuire contenuti illegali. Non erano semplici pirati digitali ma decidevano prezzi, modalità e distribuzione dei dispositivi. I profitti dell’attività illecita sono stati stimati in 10 milioni di euro soltanto nell’arco temporale interessato dall’indagine, e i danni alle piattaforme potrebbero sfiorare i 30 milioni. Per farlo avevano creato una rete di iptv, un tipo di protocollo in grado di trasmettere via internet segnali televisivi. È il sistema alla base del cosiddetto «pezzotto». Gestire una IPTV, ovvero una televisione via internet, è di per sé legale. Molte piattaforme come Netflix e DAZN funzionano così. Il problema sorge quando si usa l’IPTV per guardare canali pay TV o contenuti protetti da copyright senza detenerne i titoli.
Cosa rischiano gli utenti
A essere colpiti dalle indagini sulla pirateria online non sono solo i fornitori dei servizi illeciti, ma anche chi ne usufruisce. È di appena due settimane fa la decisione dell’autorità giudiziaria che ha aperto alla richiesta diretta di risarcimenti da parte delle piattaforme. Chi usa servizi illegali di streaming potrebbe quindi incappare non solo in una multa ma anche in una causa civile con chi detiene i diritti. In questo caso è un giudice a dover decidere la cifra da pagare, mentre invece la sanzione amministrativa va da 154 a 5mila euro.
Soddisfatto Andrea Duilio, Amministratore Delegato di Sky Italia: «Questa nuova operazione portata a termine dalla Procura Distrettuale di Catania e dalla Polizia di Stato rappresenta un ulteriore duro colpo alla pirateria e alle organizzazioni criminali che la alimentano. È la prova dell’efficacia dei nuovi strumenti investigativi e dell’impegno costante con cui si sta combattendo questo grave fenomeno. La frequenza e i risultati delle azioni delle forze dell’ordine segnano un passo decisivo nella tutela della legalità e nella protezione di migliaia di posti di lavoro».