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Orrore in un parco giochi del Trentino, cucciolo di orso ucciso e scuoiato: «Hanno lasciato la pelle davanti alle altalene dei bambini»

26 Settembre 2025 - 16:56 Alba Romano
cucciolo orso trentino pelle scuoiato ucciso
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È accaduto a Fondo, in Val di Non. Secondo l’Enpa si tratta di un atto di bracconaggio e di intimidazione nei confronti della popolazione

Di fronte alle altalene di un parco giochi a Fondo, nel comune di Borgo d’Anaunia in Val di Non, per terra era visibile una piccola macchia marrone. Per capire cosa fosse era necessario avvicinarsi, salvo poi trovarsi a posare gli occhi su uno spettacolo orrendo: la pelle di un orso, molto probabilmente un cucciolo. Difficile, secondo le prime ricostruzioni, si sia trattato di una questione «animale contro animale». Anzi, ben più possibile che un uomo abbia ucciso e scuoiato l’animale. Per poi lasciarne la pelle lì, come monito. 

Il ritrovamento della pelle: «Gesto delinquente»

A denunciare il ritrovamento dei resti dell’orsetto è stata l’Enpa (Ente nazionale protezione animali) Trentino: «Chi ha gettato i resti del piccolo orso non è certamente un buontempone, è un delinquente che ha ucciso e scuoiato un animale», ha commentato la presidente Ivana Sandri, parlando con Fanpage. A far sospettare l’azione umana sarebbe soprattutto il posizionamento della pelle, forse abbandonata appositamente in un punto ben visibile del parco giochi. 

L’analisi dei resti e la denuncia: «Così intimidiscono la popolazione»

I resti dell’animale sono stati immediatamente inviati all’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, che avrà il compito di stabilire quando e come sia morto l’orso. Dalla dimensione del tessuto ritrovato, però, gli esperti hanno già concluso che si trattava di un animale di piccola taglia, forse addirittura un cucciolo. «È un chiaro atto di bracconaggio», ha continuato a denunciare Ivana Sandri. «Con nessuna pietà dimostrata verso un cucciolo di orso, seguito da un atto intimidatorio, con nessuna pietà verso dei piccoli umani, che mirava evidentemente a lanciare un messaggio minaccioso rivolto alla comunità». Poi il disperato appello alle autorità politiche, perché smettano di «fomentare odio e paure immotivate contro i grandi carnivori», che lì in Val di Non hanno uno dei loro territori prediletti. 

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