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Garlasco, l’appunto “Venditti gip archivia per 20-30 euro” secondo i Sempio «si riferiva alle marche da bollo»

27 Settembre 2025 - 05:29 Alessandro D’Amato
garlasco appunto venditti marche da bollo andrea sempio angela taccia daniela ferrari
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La difesa della famiglia e dell'avvocata Taccia. Le intercettazioni e i buchi nelle trascrizioni. Le parole sui modi per far girare i soldi. E la storia dei 6 mila euro per Garofano

L’appunto «Venditti gip archivia per 20-30 euro» si riferiva alle marche da bollo. Ovvero a quelle «che si pagano per ottenere le copie della richiesta d’archiviazione». Ovvero i «diritti di copia». Lo ha detto l’avvocata Angela Taccia, che rappresenta la famiglia di Andrea Sempio, a Quarto Grado su Rete 4. Una posizione confermata dalla madre dell’indagato Daniela Ferrari: «Noi abbiamo affrontato spese legali. Solo quelle. Il biglietto? Non te lo posso spiegare perché non so chi l’ha scritto». L’appunto fa parte degli elementi di prova nei confronti di Mario Venditti, ex procuratore di Pavia che ha seguito la prima indagine nei confronti di Sempio.

«Venditti gip archivia per 20-30 euro»

Ieri lo stesso Venditti si è difeso in tv. Indagato a Brescia (competente per i magistrati di Pavia) per corruzione in atti giudiziari, ha sostenuto di non aver mai preso soldi da nessuno. L’avvocato che lo difende, Domenico Aiello, ha scritto al ministro di Giustizia Carlo Nordio, auspicando che «vi sia altro materiale d’indagine che giustifichi una simile aggressione. Se un appunto di un indagato diventa sufficiente a produrre un’indagine per corruzione a carico di colui che ha assunto quella che riteneva una decisione giusta, vale tutto». L’appunto, secondo l’accusa, risalirebbe al 10 febbraio 2017. Poche ore prima dell’interrogatorio di Sempio guidato dalla pm Giulia Pezzino e proprio da Venditti. Ma ad accusarlo c’è anche una registrazione. Si tratta del file audio numero 67 dell’indagine.

L’intercettazione di Giuseppe Sempio

A parlare è il padre di Andrea, Giuseppe Sempio. Si rivolge a un interlocutore: «Ho bisogno di un aiuto finanziario». Poi continua in dialetto: «Allora, stammi a sentire: io ti firmo un assegno, tu lo devi ritirare. Ritirare subito». Poi risale a bordo e parla da solo. Dice che non ce la fanno più e si chiede perché. Fa il paio con l’intercettazione successiva, segnalato dall’audio 100. In cui parlano del compenso dell’avvocato, secondo i brogliacci. Che, poi riascoltati a otto anni di distanza, hanno invece portato alle sorprese. «Secondo me quella che ti può aiutare di più è la Silvia perché è quella che ha sempre fatto girare più soldi», suggerisce Ferrari alludendo a una delle sorelle del marito.

Il modo per far girare i soldi

Poi propone un modo per far girare i soldi: «Se quattromila euro te li dà gli fai un assegno di tremila euro all’Andrea, lo va a cambiare l’Andrea, tremila euro glieli danno se cambia un assegno». Nel file 101, che secondo gli attuali indagati Giuseppe Spoto e Silvio Sapone parlava solo dei pagamenti, manca un altro pezzo. Giuseppe Sempio: «Non mi piaceva ‘sto Venditti». Daniela Ferrari: «Dicono che sia un antimafia di quelli bravi». G.S.: «Sarà un antimafia, però… due anni fermo… vabbè, però se ha fatto le domande dalla parte nostra…». Il 21 febbraio 2017 Andrea parla con i genitori in auto. Giuseppe dice: «Non c’era niente da dire perché comunque, gli ho portato i soldi… da dire… niente. L’unica cosa che ha detto Lovati, da detto che gira voce da Tizzone che è in fase d’archivio, insomma. Però, noi non sappiamo niente di preciso».

Se vuoi stare a casa stai a casa

Poi, quando il figlio gli riepiloga le fasi del processo, Giuseppe sbotta: «Io sono andato su per portargli i soldi, erano l’unica cosa… per quello, se vuoi stare a casa stai a casa». La pm bresciana Claudia Moregola, che regge l’accusa nei confronti di Venditti, chiede: «Perché fu omessa la trascrizione di quelle frasi di forte valenza indiziaria?». Fino ad arrivare all’ipotesi che «fosse stata proposta o comunque ipotizzata la corresponsione al procuratore aggiunto Venditti di una somma di denaro correlata alla archiviazione del procedimento». Anche se non sono i pubblici ministeri ad archiviare, ma i giudici delle udienze preliminari.

I 6 mila euro a Luciano Garofano

Intanto l’ex carabiniere Luciano Garofano replica alle accuse mediatiche dopo che è emerso un pagamento di 6 mila euro da parte della famiglia Sempio. «Voglio respingere con forza le vergognose e ignobili illazioni che sono uscite sulla stampa e online. Nel tritacarne ormai ci sono anche io», dice l’ex comandante del Ris di Parma e consulente della famiglia Sempio. Quando su input della difesa di Alberto Stasi, condannato a 16 anni per il delitto della fidanzata, viene aperta un’inchiesta a Pavia che punta su Sempio, indagato per l’omicidio in concorso di Chiara Poggi uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007, «io sono stato incaricato dagli avvocati Lovati, Soldani e Grassi di fare una consulenza firmata il 27 gennaio 2017», spiega Garofano ospite di Quarto Grado.

Giuseppe Sempio e il pizzino

Anche Giuseppe Sempio ha parlato a Quarto Grado: «Sì sì era un pizzino che ho scritto, mi ricordo di averlo scritto, adesso i 20-30 euro non hanno significato, sono 20 o 30 euro, capire adesso dopo tanti anni a cosa servivano diventava difficile». Il padre di Andrea dalla casa di famiglia a Garlasco ha aggiunto: «A dire un motivo non me lo ricordavo. Poi mi è stato detto che forse erano soldi per le marche da bollo o forse soldi da dare agli avvocati per prelevare dei documenti per fare il loro iter, roba di avvocatura, dipendevamo dai nostri avvocati». Ieri le perquisizioni a casa Sempio sono state operate dalla Gdf e i Carabinieri proprio in merito a questa nuova inchiesta.

La fattura

Si trattava di «una consulenza tecnica forense per analisi genetiche per contrastare le conclusioni sul Dna». Per la quale «poi ho emesso una fattura ai signori Sempio». Il pagamento è avvenuto con un bonifico e la fattura dell’aprile 2017 risulta di 6.344 euro. L’avvocato di Alberto Stasi Antonio De Rensis si è fatto sentire ieri: «Quando si versano 43 mila euro con assegni da parte di soggetti estranei, in questo caso familiari di Sempio, e poi si preleva una cifra uguale in contanti non credo sia una movimentazione normale. Se tutti noi agiamo in questo modo si accendono dei fari. Un avvocato si paga con bonifico, in maniera tracciabile».

La versione di De Rensis

E ancora: «Penso, come ha detto il giudice Vitelli, che questa sia un’indagine molto seria, così come quella di Brescia. Qualora le ipotesi di reato dovessero essere riscontrate sarebbe un fatto inaudito e orribile che meriterà, nell’eventualità, pene esemplari. Però aspettiamo, a ora sono tutti innocenti, anche l’ex procuratore capo aggiunto». L’incidente probatorio «ci darà risultanze importanti”, ha sottolineato De Rensis. Ma «mentre c’è questo faro accecante, nell’ombra ci saranno indagini fatte dall’eccellenza a ogni livello. Credo che gli investigatori a Pavia abbiano una strategia molto mirata e di altissimo livello».

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