Trump aspetta Netanyahu: «In Medio Oriente sono tutti d’accordo con il mio piano, si farà». Hamas: «Persi due ostaggi, stop ai raid per 24 ore»


Il tempo stringe, soprattutto per chi come Donald Trump aveva promesso di porre fine alle operazioni militari israeliane in pochi giorni. Eppure, forse, la conclusione si avvicina davvero: «Sono tutti a bordo per qualcosa di speciale, per la prima volta in assoluto», ha scritto sul suo social Truth riferendosi al piano in 21 punti per far tornare la pace nel Medio Oriente. Tra i principali, la liberazione di centinaia di prigionieri palestinesi e di tutti gli ostaggi in mano al gruppo armato, ma anche la possibile creazione di un ente super partes che coinvolgerebbe anche Tony Blair e che guiderebbe un governo transitorio in Palestina. «Lo realizzeremo», ha ribadito Trump.
Trump e «l’incontro più importante della giornata»
Il programma per il futuro della Striscia di Gaza è già stato presentato a molti Paesi mediorientali e non. Secondo Cnn se ne sarebbe occupato lo stesso Trump a margine dell’Assemblea generale dell’Onu a New York, la scorsa settimana. Il presidente americano avrebbe infatti snocciolato i suoi 21 punti ai leader di Qatar, Arabia Saudita, Egitto, Indonesia, Turchia e Pakistan tra gli altri. Per i suoi collaboratori quello è stato «l’incontro più importante della giornata». Ora, alla vigilia del bilaterale con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che arriverà alla Casa Bianca lunedì 29 settembre, il tycoon esprime la sua soddisfazione: «Abbiamo una enorme opportunità di grandezza nel Medio Oriente». Non è chiaro, però, quanto quella soddisfazione sia fondata.
La disillusione a Gaza: «Troppe false speranze, non crediamo alla pace»
Non sono poche le voci critiche nei confronti del presunto piano di pace americano, che Hamas ha negato di aver mai ricevuto nonostante alcune fonti lo dessero già per accettato. «Sarà il principio della fine (della guerra, ndr)? Speriamo di sì, ma come tante volte ho detto la gente qui non ci crede, sono state date troppe false speranze», è il commento di padre Gabriel Romanelli, parroco della chiesa della Sacra Famiglia a Gaza. «Veramente noi speriamo con tutta l’anima però la gente qui non è molto entusiasmata da queste notizie. Siamo in guerra, tra i bombardamenti sempre più vicini, con il fumo della polvere nell’aria che non fa respirare e continua l’esodo massiccio verso Sud».
I raid su Gaza City: «40 morti, due ostaggi si sono persi»
Intanto continuano i raid e le operazioni di terra su Gaza City, la principale città nel centro della Striscia su cui gli sforzi dell’esercito israeliano si stanno concentrando. Nelle ultime ore sarebbero 40 i civili uccisi dai bombardamenti dell’Idf, secondo quanto hanno dichiarato fonti mediche ad Al Jazeera. Sotto le bombe, due ostaggi si sarebbero persi nei quartieri di Sabra e Tal al-Hawa: «La loro vita è in serio pericolo», ha dichiarato l’ala militare di Hamas. Rinnovando la richiesta a Israele di interrompere gli sforzi bellici per 24 ore dalle 18 di oggi per poter portare soccorso ai due cittadini israeliani.