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L’altra “Flotilla” israeliana in partenza, l’idea dell’ex agente segreto contro «Greta e gli anarchici odiatori»: cosa succederà al largo di Tel Aviv

29 Settembre 2025 - 17:48 Ugo Milano
Barche di varie dimensioni, addirittura gonfiabili chiamati a raccolta per un corteo galleggiante da Mosab Hassan Yousef: chi è il promotore del corteo contro la Global Sumud Flotilla

«Per troppo tempo hanno cercato di strangolarci: prima con i razzi, poi con le bugie, e ora con le barche a vela. Greta e gli organizzatori della flottiglia sono anarchici odiatori di Israele». Inizia così l’appello dell’ex agente dello Shin-bet Mosab Hassan Yousef, che vuole radunare «una flottiglia tutta blu e bianca» per chiedere «la liberazione degli ostaggi tenuti nei tunnel di Gaza per due anni». Nonostante l’annuncio, è probabile che si tratterà di un raduno in acqua davanti alle spiagge di Tel Aviv. Surfisti, SUP, barche a vela e a motore chiamati a raccolta per una protesta di fronte all’ambasciata degli Stati Uniti, affacciata sulla spiaggia.

Il piano della contro manifestazione israeliana in mare

L’appuntamento è a venerdì prossimo, 3 ottobre, nel porto turistico di Tel Aviv. Da lì i partecipanti navigheranno fino alle acque antistanti l’ambasciata americana. La «flotilla» partirà alle 11.30 con una nave ammiraglia che guiderà il corteo galleggiante. Una volta arrivati i manifestanti inizieranno a girare in cerchio sventolando bandiere israeliane, cartelli e striscioni. «Nulla porrà fine a questo incubo se non la liberazione degli ostaggi: né assedi, né flottiglie, né propaganda, solo la libertà», ha commentato Yousef su X. Nonostante abbia definito la Global sumud flotilla un gruppo di barche «riempite di simpatizzanti terroristi», nel post Yousef specifica che la manifestazione non entrerà in collisione con gli attivisti che si stanno avvicinando a Gaza: «Quello è compito della Marina».

Chi è Mosab Hassan Yousef, il «figlio di Hamas» convertito

Yousef è conosciuto come «Principe verde» ed è figlio dello sceicco Yousef, tra i fondatori di Hamas. Prima di convertirsi e passare al servizio di Israele è stato arrestato e imprigionato varie volte. Catturato durante la prima intifada, è uscito e rientrato nelle carceri israeliane varie volte. Quando ha accettato di collaborare con lo Shin-bet, i servizi segreti interni dello stato ebraico, è stato inscenato un finto arresto per creargli una copertura e lavorare da infiltrato. A causa della sua conversione la famiglia lo ha ripudiato, costringendolo a emigrare negli Stati Uniti. Dopo il 7 ottobre ha fatto un appello a Israele, chiedendo che suo padre venisse ucciso se non fossero stati liberati gli ostaggi. Da anni è portavoce delle istanze israeliane all’estero.

La notizia sui social

Diverse pagine social e canali di news israeliani stanno ricondividendo la notizia, parlando di un «muro bianco e blu» e citando il sostegno dell’influencer israeliana Nataly Dadon insieme all’ex ostaggio Emily Damari, che ha trascorso 471 giorni in prigionia a Gaza. «Portate carburante e il vostro orgoglio», avrebbe dichiarato Damari. Ad accompagnare la notizia, una foto (probabilmente generata dall’intelligenza artificiale) con decine di barche e battelli che espongono bandiere israeliane.