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«Vi spiego perché non è vero che Leonardo vende armi a Israele. Siamo indignati per Gaza»

30 Settembre 2025 - 07:08 Alba Romano
leonardo israele vendita armi roberto cingolani
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Il ceo Roberto Cingolani dopo le accuse di Albanese e altri: c'è la legge 185

Il ceo di Leonardo Roberto Cingolani dice che l’azienda non vende armi a Israele. Di più: «Siamo tutti indignati per ciò che sta succedendo a Gaza e per la reazione spropositata di Israele al pur ferocissimo attacco di Hamas il 7 ottobre. Abbiamo trasceso ogni possibile logica, anche di un conflitto. Sulle accuse di genocidio saranno gli storici a doversi pronunciare, ma l’impressione è profonda», specifica in un’intervista al Corriere della Sera. Poi attacca: «Detto questo, dire che Leonardo sia corresponsabile di un genocidio è una montatura gravissima. Per molto tempo non ho voluto reagire, cercando anche di comprendere l’onda emotiva sollevata dalla tragedia di Gaza. Ma ora è arrivato il momento di fare chiarezza, perché ci sono troppe inesattezze e falsità che vengono utilizzate per demonizzare Leonardo. Lo dobbiamo un po’ a tutti: a partire dai nostri lavoratori, oggetto di una campagna mediatica del tutto ingiusta».

L’azienda e Israele

Leonardo ha rinunciato al Festival della Scienza di Genova dopo le accuse di genocidio. Secondo un rapporto presentato da Francesca Albanese l’azienda sta violando il divieto di export di armi a Paesi in guerra (legge 185/90) perché Israele usa F-35 che contribuite a costruire. «Quel rapporto nomina Leonardo in quattro pagine in maniera abbastanza superficiale, con accuse strumentali e forzate. Si dice che poiché abbiamo contribuito a costruire i caccia F-35 venduti in tutto il mondo — incluso Israele — e poiché alcuni di questi F-35 sono utilizzati in questo orrendo conflitto, allora siamo complici di genocidio. Certo, partecipiamo a consorzi per la costruzione di tante tecnologie e piattaforme per la difesa. Ma dire che siamo corresponsabili di genocidio mi pare una forzatura inaccettabile», replica Cingolani.

Le accuse di Albanese

La verità, secondo Cingolani, sarebbe un’altra: «Punto uno: la legge 185 fa sì che qualunque esportazione di mezzi di difesa debba avere una licenza dell’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (Uama), un organismo del ministero degli Esteri. E da quando è scoppiato questo conflitto, non è più stata autorizzata nessuna licenza di esportazione verso Israele». Mentre i contratti per la manutenzione di elicotteri e aeroplani da addestramento non armati per piloti che prendono il brevetto «consistono in 4 tecnici che sono in Israele per la manutenzione ordinaria dei velivoli. Per gli elicotteri l’accordo risale al 2012, per gli aerei al 2019. Questi contratti dobbiamo onorarli per legge, anche in questa situazione tremenda. Per fortuna adesso il ministero degli Esteri e la Uama stanno guardando se sia possibile trovare un provvedimento che ci consenta di sospendere le vecchie licenze sulla falsariga della legge 185. Anche usare come prova di partecipazione al genocidio due contratti pregressi di manutenzione su velivoli da addestramento non armati è un’inaccettabile forzatura».

La sospensione

Secondo Cingolani «si può fare un provvedimento che ci consenta di sospendere legalmente i contratti sotto un ombrello istituzionale. In sua assenza qualunque recesso unilaterale di un’azienda quotata da un contratto in essere sarebbe un illecito che porterebbe a un contenzioso legale. Serve una copertura istituzionale. Noi stiamo cercando di fare del nostro meglio, ma queste questioni richiedono tempo e un grande lavoro da parte delle istituzioni».

Poi ci sono i radar militari: «Altra questione complicatissima. Nel 2008 Finmeccanica — ora Leonardo — completa l’acquisto di una quota di maggioranza di una compagnia americana di nome Drs Technologies, che produce sistemi elettronici per la difesa. Drs è un’azienda di diritto statunitense, non italiano, quindi risponde alla giurisprudenza del suo Paese perché si occupa di sicurezza nazionale. Leonardo può essere socio di maggioranza, ma questa azienda americana deve seguire le indicazioni del suo governo».

I Drs e la legge 185

Secondo Cingolani per Drs non vale la legge 185: «Sono aziende che per legge lavorano in totale autonomia operativa, seguendo la giurisdizione del Paese in cui sono basate. Nel 2022 Drs ha acquistato Rada, un’azienda israeliana che fa radar. Anche Rada opera sotto la giurisdizione del governo israeliano, benché sia controllata da Drs. Noi su queste questioni non possiamo fare nulla, se non esercitare una moral suasion a livello istituzionale. Ovviamente questa situazione mi preoccupa non poco».

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