Drogata per rimanere incinta dopo il matrimonio forzato in Bangladesh, l’incubo della ragazza a Rimini: salva dopo un dm su Instagram


Era arrivata in Italia a 7 anni dal Bangladesh, Paese natale dei genitori, e si era trasferita con la famiglia a Rimini, dove già il padre lavorava come cuoco da qualche tempo. La sua vita era proseguita normalmente fino a quando, lo scorso dicembre, la ragazza era stata riportata con l’inganno nel Paese asiatico, dove a forza di minacce e maltrattamenti i genitori l’avevano costretta a sposare un uomo molto più grande, per poi obbligarla ad assumere farmaci nella speranza che rimanesse incinta. Dopo mesi di sevizie, la ragazza con la complicità di un’amica è riuscita a mettersi in contatto prima con un centro antiviolenza e poi con le autorità in Italia. Così facendo ha organizzato il rientro: qui il suo caso è stato immediatamente preso in carico dai carabinieri, che hanno arrestato i genitori e trasferito la ragazza in una località segreta.
Il matrimonio forzato in Bangladesh
L’incubo era iniziato con una scusa, quella di andare in Bangladesh a trovare la nonna malata. Una volta tornati nel loro Paese d’origine, però, i genitori avevano svelato le loro vere intenzioni: costringere la ragazza, poco più che ventenne, a sposare un uomo bengalese di almeno dieci anni più grande di lei e di famiglia facoltosa. Per impedire alla ragazza di fuggire, i genitori le avevano sequestrato documenti e carta di credito e poi, di fronte ai suoi ripetuti rifiuti, erano diventati violenti, minacciando e maltrattando la figlia affinché acconsentisse al matrimonio combinato. Celebrate le nozze, il 17 dicembre 2024, i soprusi non erano finiti e i genitori avevano iniziato a farle assumere calmanti e farmaci, con l’idea che questo favorisse una gravidanza.
Il rientro in Italia
Proprio facendo perno su questa motivazione, la giovane, che segretamente era riuscita ad assumere delle pillole anticoncezionali, aveva convinto la madre a rientrare in Italia: «Se torno a vivere lì sarò più tranquilla e resterò incinta», le aveva detto. Nel frattempo la ragazza aveva preso contatti su Instagram con il consultorio di Rimini e con una volontaria di un centro antiviolenza. Attraverso questi canali, era poi stata messa in contatto con i carabinieri, pronti a prenderla in carico non appena fosse rientrata in Italia. Così, nell’aprile scorso, atterrata all’Aeroporto di Bologna, la ragazza è stata immediatamente raggiunta dai carabinieri e portata in una località segreta. I genitori invece sono stati arrestati e per loro è stata disposta la misura dei domiciliari.
Le accuse ai genitori
Ai genitori, il sostituto procuratore Davide Ercolani ha contestato i reati di maltrattamento in famiglia e costrizione ed induzione al matrimonio. Dal momento che questi sono stati commessi all’estero, il provvedimento restrittivo è stato disposto su richiesta della Procura della Repubblica di Rimini con istanza di procedimento del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. In particolare, il reato di costrizione e induzione al matrimonio, che in questo caso è anche aggravato dai legami familiari, è stato introdotto nel 2019 e prevede da uno a cinque anni di reclusione.
Foto copertina: ANSA/ CARABINIERI