Ultime notizie Coppa DavisDonald TrumpJannik SinnerJeffrey Epstein
ATTUALITÀGiovaniInchiesteLazioMaltrattamentiMusicaRomaViolenza sessuale

Michele Marco Rossi: il violoncellista a processo per maltrattamenti e violenza sessuale

02 Ottobre 2025 - 16:00 Alba Romano
michele marco rossi violoncellista processo violenza sessuale maltrattamenti
michele marco rossi violoncellista processo violenza sessuale maltrattamenti
I messaggi, le mail, i video intimi: cosa c'è nell'inchiesta. La replica del suo difensore

Michele Marco Rossi è un violoncellista 35enne che ha conquistato i teatri italiani ed europei. Ma ora dovrà affrontare un processo per maltrattamenti e violenza sessuale. La sua ex ragazza lo ha denunciato nel luglio 2023. Per vessazioni fisiche e verbali di ogni tipo dal 2015 al 2019. Lei, racconta oggi Il Messaggero, lo seguiva nei concerti e nei conservatori. Lui aveva anche altre donne. Lei invece doveva assecondare tutti i suoi capricci.

L’intimo e le pratiche sessuali

Tra questi le imponeva quale intimo indossare e a quali pratiche sessuali doveva sottoporsi. Le scriveva anche. E se lei non rispondeva reagiva così: «Sei una cagna, mi fai schifo». E la derideva: «Ma come c…. scrivi? Ma ci sei andata a scuola?». Senza presentarla ai suoi genitori: «Fai troppo schifo per i miei». Quando lei se ne è andata l’ha minacciata di morte e di violentarla se avesse avuto altre relazioni. Durante una separazione da lui la ragazza ha avuto una breve storia con un altro. Gliene ha parlato all’inizio del 2016. E da quel momento la storia si è trasformata in ossessione. Lui le chiedeva in continuazione cosa avessero fatto, voleva entrare nei dettagli, e la costringeva a rapporti sessuali contro la sua volontà.

I messaggi

Poi ci sono i messaggi e i video intimi. Usati come arma di ricatto. E le immagini di modelle che le mostrava dicendole che non sarebbe mai stata come loro. Lei, dopo averlo lasciato, ha avuto dei disturbi alimentari, per non parlare della difficoltà a instaurare una relazione affettiva. Lui le ha scritto anche 20 mail al giorno. A dicembre 2019 la persecuzione è finita. Ma lei ha dovuto ricorrere alla psicoterapia. La relazione era cominciata quando lei era una ragazzina di 13 anni e lui 18. Ora lei ha 31 anni e vuole dimenticare: «Credevo di non farcela. Tante volte mi sono sentita sola. E solo adesso capisco quanto è difficile per una donna denunciare e non subire». Il processo inizierà nell’ottobre 2026.

La replica dell’avvocato di Rossi

L’avvocato Mario Giuliano Giaquinto, che difende Michele Marco Rossi dalle accuse, ha tenuto a precisare a Open quanto segue in merito alla vicenda: «Si ribadisce con forza, come peraltro ha sempre fatto il Sig. Rossi sin da quando ha appreso delle accuse che gli sono state rivolte, che costui non si è mai reso responsabile dei fatti che gli vengono attribuiti e per i quali oggi si vede costretto a subire un processo penale e, come si è appreso nelle ultime ore, una gogna mediatica. L’articolo pubblicato non tiene in alcuna considerazione tutti gli atti processuali e, così facendo, risulta essere fortemente fuorviante per il lettore al quale viene rappresentata una realtà completamente distorta, sia in fatto che in diritto. Ove, infatti, il giornalista avesse avuto reale contezza degli atti di indagine certamente non avrebbe utilizzato termini così perentori e trancianti, tali da risultare una vera e propria sentenza di condanna. Peraltro, la lettura degli atti avrebbe certamente consentito al giornalista di verificare il reale significato dei messaggi intercorsi tra il Rossi e la denunciante, che, così estrapolati e riportati parzialmente nel testo dell’articolo, portano il lettore ad avere una ricostruzione della realtà totalmente alterata. Certamente il giornalista avrebbe potuto, tra l’altro, constatare che agli atti vi sono alcuni screenshot di messaggi Whatsapp intercorsi all’epoca dei fatti che, da un raffronto con la versione integrale della chat, si sono rivelati vistosamente modificati mediante evidenti “tagli” di alcune parti rilevanti. Questa operazione, peraltro, ha fatto sì che il significato delle conversazioni tra i due risultasse completamente stravolto, tanto da assumere un senso diametralmente opposto rispetto a quello reale.
Ciò detto, va evidenziato che ieri si è svolta la sola udienza preliminare, senza che sia stata accertata o affermata alcuna responsabilità o colpevolezza in capo al Sig. Rossi per i fatti dei quali è stato accusato. A tale proposito è necessario evidenziare che l’udienza preliminare non può e non deve essere considerata alla stregua di un processo, trattandosi, piuttosto, di una udienza, cd. “filtro”, destinata esclusivamente a valutare, nel contraddittorio tra le parti, gli atti di indagine. Il rinvio a giudizio, pertanto, non costituisce e non equivale in alcun modo ad una sentenza di condanna, contrariamente a quanto si legge nell’articolo pubblicato oggi, dai quali sembra potersi ricavare che il Sig. Rossi sia stato ritenuto colpevole dei reati dei quali è stato ingiustamente accusato. Qualora il giornalista avesse correttamente riportato i fatti, non avrebbe non potuto dare conto di una circostanza estremamente rilevante che, ove evidenziata, indubbiamente avrebbe fornito alla vicenda processuale il corretto inquadramento, consentendo al lettore di formarsi una reale conoscenza dei fatti. Nel corso dell’udienza preliminare, infatti, il Pubblico Ministero all’esito della propria discussione, ha richiesto che il Sig. Rossi venisse assolto da tutte le imputazioni – anche se tecnicamente in udienza preliminare si parla di proscioglimento – motivando la propria richiesta sul presupposto che i fatti dei quali lo stesso è stato accusato sono del tutto insussistenti. Va evidenziato come una siffatta richiesta, avanzata dalla parte processuale che rappresenta lo Stato e la Pubblica Accusa, per di più prima ancora che il processo abbia inizio, sia del tutto inusuale e rara a verificarsi, dimostrando come anche agli occhi della stessa Procura i fatti lamentati dalla denunciante siano palesemente infondati. Peraltro, corre l’obbligo di evidenziare che le dichiarazioni accusatorie della denunciante risultano palesemente smentite dalla copiosa documentazione acquisita dalla Procura nel corso delle indagini. Occorre, dunque, ribadire con fermezza che, diversamente da quanto riportato nell’articolo pubblicato, non è stata in alcun modo riconosciuta la colpevolezza del Sig. Rossi per i fatti dei quali è accusato, e che il Gup, anche in considerazione della mole dei documenti acquisiti, ha semplicemente ritenuto opportuno disporre un vaglio dibattimentale nel contraddittorio tra le parti. Siamo fermamente convinti, quindi, di poter dimostrare ancora una volta la
completa estraneità del Sig. Rossi dalle accuse rivoltegli, peraltro a distanza di quasi dieci anni dai fatti. La presenza di migliaia di messaggi intercorsi tra i due, infatti, dimostrerà come le accuse, peraltro estremamente generiche e non contestualizzate, siano palesemente infondate».

leggi anche