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L’Ue pronta a riscrivere le regole sulle auto. Benzina, elettriche, biocarburanti: le scelte possibili e l’impatto su industria e ambiente

10 Ottobre 2025 - 16:36 Gianluca Brambilla
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Dopo il pressing di governi e partiti (di destra) per rivedere lo stop ai motori a scoppio dal 2035, la Commissione Ue prepara una nuova proposta. Ecco cosa può succedere

L’Unione europea è sempre più vicina a riscrivere il contestato regolamento sulle auto che proibisce, a partire dal 2035, la produzione di nuove auto a benzina e diesel. Il provvedimento approvato a febbraio 2023 ha rappresentato (sinora) uno dei pilastri del Green Deal, la strategia attraverso cui l’Ue punta a contrastare l’avanzare dei cambiamenti climatici azzerando le sue emissioni nette di gas serra entro il 2050. Fin dall’inizio, i gruppi di destra che siedono al Parlamento europeo si sono battuti però per smantellare le nuove regole di sostenibilità. E ora che il comparto dell’automotive è in piena crisi – e che al Parlamento europeo il Ppe fa sempre più volentieri asse con l’Ecr (famiglia conservatrice dove siede FdI) – quegli sforzi sembrano destinati ad avere successo, almeno in parte.

Il Green Deal sotto esame e l’incognita dell’elettrico

Il regolamento sulle emissioni di CO2 di auto e furgoni aveva l’obiettivo esplicito di offrire un quadro normativo chiaro per l’industria automobilistica e «stimolare l’innovazione e gli investimenti dei costruttori». In altre parole, quel provvedimento rappresentava un messaggio forte e chiaro per le aziende del settore: preparatevi a smettere di produrre automobili a benzina e diesel e puntate sull’elettrico. Le auto a batteria, in effetti, conquistano quote sempre più rilevanti del mercato, ma la loro crescita si è rivelata ben al di sotto delle aspettative. Innanzitutto, perché i prezzi sono rimasti elevati, ma anche perché le infrastrutture di ricarica hanno cominciato a diffondersi solo di recente con i fondi del Next Generation EU e in Italia continuano a esserci grosse differenze tra le regioni del Nord e quelle del Sud.

La crisi nera dell’automotive europeo

Ma le difficoltà della transizione all’elettrico rappresentano solo una parte dei problemi con cui l’industria automobilistica europea si trova a fare i conti. Tra gli altri, si segnalano anche i costi dell’energia molto più elevati di Cina e Stati Uniti, le strozzature nelle catene di approvvigionamento di alcune materie prime e, più in generale, la difficoltà a tenere il passo dei concorrenti cinesi. La crisi del settore è peggiorata circa un anno fa, quando diversi gruppi – da Volkswagen a Ford, passando per Stellantis – hanno annunciato licenziamenti di massa e chiusure degli stabilimenti. Più di recente, non hanno certo aiutato i dazi imposti da Donald Trump, che hanno colpito duramente anche il settore dell’automotive.

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EPA/Uli Deck | La fabbrica di Mercedes-Benz a Rastatt, in Germania

La revisione del regolamento Ue sulle auto

Di fronte a questa situazione, la Commissione europea ha reagito introducendo dazi sull’importazione di auto elettriche dalla Cina e allentando le maglie delle sanzioni per i produttori che non rispettano i target per la riduzione delle emissioni di CO2. Due misure accolte con favore dall’industria, ma ritenute insufficienti. E così, ci ha pensato la politica a farsi carico della battaglia delle imprese e alzare il pressing sulle istituzioni europee. Un gruppo sempre più nutrito di governi ha iniziato a criticare con forza l’impianto di norme Ue per il settore dell’auto, con l’obiettivo di convincere Bruxelles a rimettere mano al regolamento approvato due anni fa. Pochi giorni fa Italia e Germania, che rappresentano le prime due potenze manifatturiere d’Europa, hanno scritto una lettera all’esecutivo di Ursula von der Leyen per chiedere esplicitamente un «cambio di rotta» immediato.

Il pressing dell’industria su ibride e biocarburanti

Non è affatto scontato che questo cambio di rotta ci sarà davvero, ma qualche accorgimento sì. A confermarlo, durante l’ultima sessione plenaria del Parlamento europeo, è stato il commissario europeo al Clima Wopke Hoekstra. «Tutte le tecnologie sono al vaglio», ha detto il politico olandese succeduto al connazionale Frans Timmermans, aprendo di fatto a una revoca della messa al bando del motore a combustione. L’industria spinge per allungare la vita delle auto tradizionali grazie all’impiego di biocarburanti (bio-fuels), di cui l’Italia è grande produttrice, ma non è detto che questi entreranno nelle nuove regole. L’apertura di Bruxelles, piuttosto, potrebbe portare a consentire la produzione anche dopo il 2035 di auto plug-in hybrid e non solo delle full electric. In ogni caso, la Commissione Ue non sembra intenzionata a fare marcia indietro sulla transizione verso l’elettrico. «Riteniamo che abbia senso mantenere la rotta sulla decarbonizzazione, perché le emissioni del settore dei trasporti nel suo complesso sono ancora superiori ai livelli di 30 anni fa. Gli attori globali stanno accelerando gli investimenti e più di un’auto su cinque venduta nel 2024 a livello globale era elettrica», ha ricordato ancora Hoekstra.

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EPA/Stephanie Lecocq | Sigrid de Vries, direttrice generale dell’Acea, la lobby europea delle auto

Una nuova proposta legislativa da Bruxelles «entro fine anno»

La tabella di marcia per la revisione del regolamento Ue è fissata: consultazione pubblica entro ottobre, valutazione d’impatto e una nuova proposta legislativa «entro la fine dell’anno». Su quel documento si aprirà un nuovo round di negoziati, che coinvolgerà anche le altre istituzioni europee. In vista di quel momento, l’Aceala lobby che raduna i principali produttori di auto nel Vecchio Continente – ha alzato il pressing sui legislatori, affermando che il target fissato per il 2035 è diventato impossibile da raggiungere. «Non è una questione di offerta, è una questione di domanda, di fattori abilitanti, di costi e di competitività. Non è tanto una questione di volere o meno che vada avanti la transizione. La domanda è se sia realistico arrivarci. E allo stato attuale, a causa di diversi fattori, non è raggiungibile», ha dichiarato Sigrid de Vries, direttrice generale dell’Acea.

Gli ambientalisti puntano il dito contro la lobby delle auto

Non è dello stesso avviso Transport & Environment, la principale associazione europea che spinge per una transizione rapida verso la mobilità elettrica, che punta il dito contro la lobby dei costruttori.
La proposta dell’Acea di contabilizzare i carburanti alternativi come se emettessero zero grammi di CO2 porterebbe, secondo T&E, a una riduzione del 25% delle vendite di veicoli elettrici in Europa e comporterebbe un aumento delle emissioni di gas serra. «Queste richieste sono da respingere. Se adottate – avverte Andrea Boraschi, direttore di T&E Italia – comprometteranno la prospettiva industriale e occupazionale della transizione europea, minando ogni prospettiva di investimento».

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EPA/Clemens Bilan | Un enorme barile di petrolio lasciato dagli attivisti di Greenpeace di fronte alla Cancelleria tedesca per protestare contro l’industria dell’auto, novembre 2023

Foto copertina: EPA/Thomas Traasdahl | Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue

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