In caso di attacco atomico non ci sono bunker per le alte cariche dello Stato. Il Quirinale: «È l’ultimo dei pensieri»


In caso di attacco esterno il presidente della Repubblica non ha adeguate misure di sicurezza. Come un bunker anti-atomico. Che all’epoca della guerra fredda era stato allestito per tutelare le più alte cariche istituzionali. Poi venne dismesso. Adesso non c’è più. Anche se in Italia il livello di allerta resta elevato. E, come dice Guido Crosetto, «un ministro della Difesa deve sempre pensare al peggio». E quindi cercare di colmare le falle del piano di sicurezza nazionale. Che secondo il Corriere della Sera deve essere aggiornato al più presto. Ma secondo il Quirinale questa non sarebbe una priorità. «Il bunker? Per il presidente Mattarella è veramente l’ultimo dei suoi pensieri», dice una fonte definita qualificata e interpellata dall’Ansa, commentando la questione posta dal ministro della Difesa.
Il bunker e il presidente
L’unico che dispone di un bunker a sua disposizione è il presidente del Consiglio. Per il quale, in caso di attacco atomico, sarebbe previsto il trasferimento a Forte Braschi. Ovvero nel «campo trincerato» di Roma gestito dai servizi segreti che si trova all’inizio di via Boccea. In una condizione estrema ci sono procedure per tutelare anche il ministro dell’Interno e quello della Difesa. Mentre al Viminale come in via XX Settembre ci sono alloggi blindati per la sicurezza. Ma, secondo una fonte accreditata consultata dal quotidiano, «quelle stanze non sarebbero capaci di resistere a un attacco aereo». Il sistema di tutele sconta il lungo periodo di pace. Durante il quale nessuno ha pensato ad aggiornarle. E adesso siamo in ritardo.
Il bunker di Monte Soratte
In realtà un luogo c’è. Anzi, c’era. Il vecchio bunker di Monte Soratte è un sistema di gallerie e cunicoli lungo 60 chilometri a nord della Capitale. Lo hanno creato nel 1937. Poi 30 anni dopo le modifiche per trasformarlo in bunker anti-atomico. Sotto il controllo della Nato. Ma è stato dismesso e affidato a un’associazione per le visite guidate. Ora c’è un solo sito attivo. Si chiama DC 75 e si trova a Montelibretti. Ovvero a 50 chilometri a est di Roma. Si trova nell’area della sede della Scuola di formazione operativa dei Vigili del fuoco. La struttura è anti-sismica e in cemento armato. Dovrebbe reggere ordigni ad alto potenziale. L’acronimo sta per Difesa Civile e contiene la sala operativa del Viminale, con personale e apparecchiature informatiche e telefoniche che in situazioni di emergenza entrerebbero in funzione per la gestione da remoto da parte del ministero dell’Interno.
Troppo distante
Ma il problema è che è troppo distante. Gli elicotteri non possono essere usati durante un attacco aereo. E così Crosetto, analizzando il dossier delle soluzioni, ha imprecato: «È incredibile che la Difesa per costruire un bunker debba seguire le stesse regole di un imprenditore che vuole costruire un capannone industriale». E il fatto che il governo possa «operare in deroga» per ragioni di «sicurezza nazionale», è una mezza verità: «Perché poi basta un comitato civico a bloccare i lavori».
Le nuove disposizioni
Le nuove disposizioni inoltre impediscono alle alte cariche dello Stato di muoversi insieme. La disposizione è arrivata dopo ciò che successe il giorno delle esequie di Silvio Berlusconi. L’intero esecutivo volò a Milano con lo stesso aereo. Allora il titolare dell’Interno Matteo Piantedosi osservò la scena e tra il serio e il faceto commentò: «Qui basta un colpo e fanno fuori tutto il governo».
Il chiarimento del ministero della Difesa
In una nota il ministero della Difesa, in riferimento ad un articolo pubblicato oggi sul Corriere della Sera, dal titolo «Allarme sicurezza sulle alte cariche. Non c’è un bunker per il Presidente» chiarisce: «Il ministro Guido Crosetto non ha rilasciato alcuna dichiarazione né alcun commento al quotidiano in questione. Le frasi riportate tra virgolette sono affermazioni espresse in passato dal ministro in diversi contesti pubblici, comprese le Camere, nelle quali ha sottolineato come, purtroppo, il compito del ministro della Difesa sia quello di prepararsi anche agli scenari peggiori. In nessuna occasione si è mai fatto riferimento a una o altra alta carica dello Stato. In più occasioni il ministro ha inoltre evidenziato l’assurdità di applicare alla Difesa, in tempi complessi, le stesse regole burocratiche e tempistiche previste per settori non strategici o non rilevanti». Il ministero precisa infine che «il piano di sicurezza predisposto dallo Stato Maggiore della Difesa, cui si fa riferimento nell’articolo, non essendo pubblico ed essendo coperto da segreto, non può in alcun modo essere nemmeno commentato».