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Alberto Stasi e l’intervista alle Iene: «Sta socializzando, nessuna violazione». Così la Cassazione ha confermato la semilibertà

13 Ottobre 2025 - 17:21 Ugo Milano
alberto stasi semilibertà garlasco
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Condivise le valutazioni del Tribunale di sorveglianza: «C'è un'evoluzione favorevole della personalità»

Sono arrivate le motivazioni della Cassazione sulla sentenza che lo scorso luglio aveva confermato la semilibertà ad Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco. La suprema corte era intervenuta perché la Procura Generale presso la corte d’Appello di Milano aveva chiesto che la misura non venisse concessa. Per i magistrati Stasi si era fatto intervistare «senza autorizzazione» dal programma Le Iene in un giorno di permesso. Nelle motivazioni, la Cassazione conferma le valutazioni del Tribunale di Sorveglianza, che «ha scrupolosamente analizzato le risultanze del trattamento, apprezzando, mediante argomentazioni analitiche, logiche ed esaurienti, qui incensurabili, l’evoluzione favorevole di personalità da esse riflessa, indicativa della progressiva risocializzazione del detenuto, pienamente convalidata da tutti gli operatori penitenziari».

Il caso dell’intervista a Le Iene

Lo scorso 30 marzo Stasi si era fatto intervistare da Le Iene, dove aveva detto di non conoscere Andrea Sempio, attualmente oggetto di indagini preliminari per lo stesso omicidio di Garlasco. Per la Procura Generale la scelta era stata presa senza autorizzazione. Un atto sufficiente a chiedere il rifiuto della semilibertà. Per la Cassazione invece non ci sono aspetti in grado di «precludere l’ammissione alla richiesta misura alternativa». Il Tribunale di sorveglianza, conferma la Cassazione, «ha specificamente valutato, in chiave trattamentale, l’esistenza dell’intervista, ma, dopo averne ricostruito toni e contenuto per il tramite della Direzione penitenziaria, ha ritenuto che il suo rilascio non violasse le prescrizioni al cui rispetto la fruizione del permesso premio era vincolata».

Le «tendenze ad autoproteggersi»

Il Tribunale, spiega ancora la Cassazione, non ha nascosto «l’esistenza di criticità residue di personalità, legate non già dunque all’intervista, mantenutasi nei limiti della continenza, quanto alla tendenza dell’interessato ad autoproteggersi e ad accreditare all’esterno un’immagine positiva della propria persona». Un comportamento che secondo i giudici farebbe parte di «una prospettiva di recupero graduale di autostima che non può prescindere, per mantenere valore trattamentale, da ulteriori e concrete verifiche».



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