Anastasio, lo stop a due date del tour e la coraggiosa ammissione: «Non abbiamo venduto abbastanza biglietti»


«La verità è che non abbiamo venduto abbastanza biglietti» per cui le date di Bari e Perugia sono state cancellate. Ad annunciarlo, mettendoci voce e faccia in un video distribuito poi attraverso i suoi canali social, è Anastasio, rapper 28enne, vincitore dell’edizione 2018 di X Factor. Potrebbe sembrare una normale comunicazione di servizio invece di questi tempi suona come lo strappo di un velo che ormai da qualche anno ricopre la musica italiana, una sorta di ossessionante arrivismo per cui serve arrivare sempre più in alto degli altri, suonare nelle venue più grosse, riempirsi la bocca di sold out, guadagnare di più, streammare di più, avere più follower. Nulla che c’entri davvero con la musica.
Lo spiegavano a Open in un’intervista solo qualche giorno fa gli Zen Circus: «Bisogna che la smettiamo con questa idea che si deve sempre arrivare primi, sempre essere perfetti, arrivare subito a risultati incredibili, che è una grandissima boiata ed è incompatibile tra l’altro con quello che dovrebbe essere la musica».
Il precedente di Ligabue, le denunce di Tiromancino e Britti
Ricordiamo un solo precedente, anche se l’ammissione fu scritta e anche a mezza bocca, e riguarda Luciano Ligabue, che nel 2019, dopo diverse date in stadi che presentavano grossi buchi di pubblico, ammise con un post su Facebook che «A questo giro, l’affluenza di pubblico è inferiore alle previsioni dell’agenzia». Ai tempi non esisteva questa folle ambizione nella musica italiana, per cui la dichiarazione di Ligabue fu presa quasi come un’alzata di braccia dovuta rispetto a numeri che erano sotto gli occhi di tutti e lo mettevano all’angolo, non fu mai sottolineato il coraggio che il rocker dimostrò e nemmeno nessuno si fermò ad analizzare quali fossero i meccanismi dietro l’economia di un live.
Quando poi la bomba è esplosa a farsi avanti sono stati Federico Zampaglione, voce e penna dei Tiromancino, e Alex Britti. Il primo ha proprio parlato senza timori di «concerti gonfiati» e «finti sold out», che spesso gli artisti, per non perdere di status, preferiscono indebitarsi piuttosto che ammettere un flop al botteghino. Il secondo ha ammesso di aver rifiutato concerti in palazzetti proprio per non rimanere indebitato con le agenzie di booking. Una situazione piuttosto inquietante.
Finti sold out, biglietti svenduti, la triste realtà dei live italiani
Probabilmente a fare la differenza negli ultimi anni è stata l’esplosione del rap, talmente fragorosa da imporre un nuovo status quo. Una rivoluzione arrivata quasi in contemporanea con il post-Covid, l’era in cui il pubblico si è ricordato del piacere dell’aggregazione sotto un palco, facendo esplodere il mercato dei live. Il tutto mentre veniva certificata la centralità dei live nell’economia di un progetto musicale, in pratica, diritti d’autore a parte, nell’epoca della musica fluida di Spotify che frutta agli artisti quattro spicci, i soldi veri arrivano dai concerti.
l tutto mentre il mercato risulta forse irrimediabilmente ingolfato da una spropositata quantità di uscite, il che rende se non impossibile molto più complesso affezionarsi a tal punto al lavoro di un artista da mettere mani al portafogli, pagare prezzi di biglietti che, per i motivi di cui sopra, sono saliti alle stelle e uscire di casa per andare ad assistere a un concerto.
I casi Elodie e Tony Effe
Un incrocio piuttosto trafficato che ha fatto si che si sia venuto a creare un meccanismo machiavellico attorno alla musica. Un meccanismo svelato qualche mese fa, quando alla vigilia della data allo stadio Diego Armando Maradona di Napoli di Elodie sui social giravano dei link per acquistare il biglietto a 10 euro, più o meno un quinto del prezzo sulle piattaforme online. Così anche il grande pubblico ha capito che i sold out annunciati dagli artisti spesso non sono proprio così tanto sold out, quando si percepisce il pericolo di buchi i biglietti vengono praticamente (spesso letteralmente) regalati.
E quando non si trova abbastanza risposta, ecco che vengono in aiuto dei teli, come quelli usati da Tony Effe al Circo Massimo per provare a non far percepire il deserto attorno a poche centinaia di fans. Una cosa che comunque non aiuta gli artisti, che da contratto spesso sono obbligati a rimetterci di tasca loro qualora non si staccassero abbastanza tagliandi, diventando schiavi di agenzie di booking e rimanendo costretti a fare un secondo tour per ripagare il primo.
Tutte le scuse per annullare un live
Così ecco fioccare sui cieli della musica italiana una nube di scuse e diciture che si reggono in piedi a stento: concerto annullato per «Problemi tecnici», concerto annullato per «Condizioni meteorologiche avverse», concerto annullato per «Motivi organizzativi indipendenti dalla volontà dell’artista» o concerti annullati «per garantire la qualità dello spettacolo». Quindi, per garantire la qualità dello spettacolo, lo annulli; e la pretesa è che il pubblico si beva tale balla.
Ci sono anche quelli che annunciano tour nei palazzetti che poi si trasformano in tour nei teatri o nei club, ma sempre con una scusa, il «sogno» dell’artista di esibirsi in teatro o «la dimensione giusta per le canzoni di questo album», ma mai nessuno che alzi le braccia per ammettere che in un mercato complesso, anche se il nome sulla maglia è grosso, c’è una grande difficoltà a far quadrare i conti tra musica che esce, musica che viene venduta sui social, musica che viene suonata su un palco e pubblico che paga un biglietto per ascoltarla, come se qualcosa in questa equazione, tra le rotelle dell’algoritmo supremo, non tornasse. Magari una soluzione ce la suggerisce Anastasio, che non a caso è anche un artista di gran valore, infatti approfittiamo per comunicare che le altre date del tour sono confermatissime: «Non ho venduto abbastanza biglietti». Amen.