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Filippo Turetta rinuncia all’appello: «Non voglio sconti di pena, accetto l’ergastolo». La lettera scritta a mano ai giudici: ora cosa succede

14 Ottobre 2025 - 14:06 Alba Romano
filippo turetta giulia cecchettin ergastolo rinuncia
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L’ex fidanzato di Giulia Cecchettin, condannato dalla Corte d’assise, ha inviato una lettera agli uffici giudiziari di Venezia: «Sono sinceramente pentito». Tra un mese inizierà il processo di secondo grado

«Rinuncio all’appello, voglio pagare interamente per l’omicidio di Giulia Cecchettin». Firmato, Filippo Turetta. È con una lettera scritta a mano che il reo confesso del femminicidio della 22enne, uccisa con 75 coltellate l’11 novembre del 2023, accetta la condanna all’ergastolo e mette il punto finale alla trafila giudiziaria di uno dei casi con più eco mediatica degli ultimi anni. Il testo è stato inviato negli scorsi giorni ai quattro uffici giudiziari di Venezia che si sono interessati al caso: la procura generale, la procura ordinaria, la Corte d’assise e la Corte d’appello dove, il prossimo 14 novembre, dovrebbe iniziare il processo di secondo grado. 

Il «pentimento» di Turetta e il clima soffocante in carcere

A rivelare il contenuto della lettera è il Corriere della Sera, secondo cui la rinuncia alla battaglia giudiziaria sarebbe una decisione maturata nelle ultime settimane. In particolare un clima sempre più insostenibile nel carcere di Montorio, dove le minacce erano continue e si erano concretizzate nell’aggressione da parte di un altro detenuto. Accettando l’ergastolo, Turetta parla di «sincero pentimento» e intende «dimostrare che non sta cercando sconti di pena».

Il ricorso e il nodo delle aggravanti: cosa succede ora

I legali Giovanni Caruso e Monica Cornaviera tra un mese preciso erano pronti a dare battaglia sulle aggravanti che la Corte d’assise aveva riconosciuto a Turetta, in particolare quella della premeditazione. Secondo i togati, infatti, il giovane aveva preparato e studiato il delitto nei dettagli, tanto da stilare una lista di cose da fare per uccidere la 22enne. Se fosse venuta meno l’aggravante, sarebbe potuta cadere la pena dell’ergastolo. Anche la procura di Venezia aveva però impugnato la sentenza, chiedendo che tra le aggravanti fossero aggiunte anche quelle della crudeltà e dello stalking. È probabile che, se la rinuncia verrà ufficialmente depositata dai difensori dell’imputato, il 14 novembre si torni dunque in aula solo sulla base del ricorso degli inquirenti. 

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