Omicidio di Sofia Stefani, chiesto l’ergastolo per l’ex comandante Gualandi: «Ha mentito su tutto, anche oltre i limiti della fantasia»


La procura di Bologna ha chiesto l’ergastolo per Giampiero Gualandi, 63 anni, ex comandante della Polizia locale di Anzola dell’Emilia, imputato per l’omicidio di Sofia Stefani, 33 anni, uccisa il 16 maggio 2024 all’interno del comando dove entrambi avevano lavorato. La richiesta è arrivata al termine di una lunga e dura requisitoria della pm Lucia Russo, davanti alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Pasquale Liccardo. Secondo l’accusa, Gualandi avrebbe sparato alla giovane donna con cui aveva avuto una relazione sentimentale. Un delitto che la procura ritiene volontario e aggravato sia dal legame affettivo sia dai futili motivi. «La sproporzione tra il fatto e la causa scatenante è evidente – ha detto la pm –. Lei dipendeva da lui, anche psicologicamente. C’era una condizione di sudditanza, eppure è stata trattata come una minaccia».
«Temeva che lei raccontasse tutto alla moglie»
Per Lucia Russo, tutto inizia il 30 aprile 2024, quando la moglie di Gualandi scopre la relazione tra il marito e la giovane vigilessa. Da quel momento, «gli eventi diventano come una pallina su un piano inclinato». Secondo la procura, l’ex comandante temeva che Sofia potesse rivelare la verità e inviare alla moglie i messaggi scambiati con lui. «Sapeva che lei non si sarebbe fermata – ha detto il pubblico ministero –. Gualandi aveva paura di lei». La pm ha definito il comportamento dell’imputato «una messinscena». Quel giorno, il 16 maggio, sapeva che Sofia sarebbe arrivata. «Va a prendere l’arma e poi racconta di averla maneggiata per pulirla. Ma non c’era alcuna ragione di farlo, né in quel momento né in quel luogo», ha sottolineato Russo, ricordando come l’uomo abbia cambiato versione più volte. Le sue dichiarazioni, secondo l’accusa, sarebbero state «ai limiti della fantasia e anche oltre». «Non ha detto una sola parola che possa essere anche lontanamente avvicinata alla verità, mente su tutto».
«Un crimine orribile, senza attenuanti»
Nessuna attenuante, secondo Lucia Russo. «Non ci sono gli estremi per riconoscere attenuanti generiche – ha poi detto –. Si tratta di un reato consumato con ferocia, e aggravato dalla volontà di costruire una scena fittizia per coprire l’accaduto». Poi l’accusa si è fatta più dura: «Esiste qualcosa di peggio di quello che ha fatto? Di più irreparabile? Sofia aveva diritto di vivere, e invece è al cimitero». Gualandi non era presente in aula. Ha comunicato la rinuncia a comparire. È difeso dagli avvocati Claudio Benenati e Lorenzo Valgimigli. La requisitoria della procura è stata articolata in due grandi capitoli, dedicati ai momenti prima e dopo il 16 maggio, per ricostruire in modo cronologico la vicenda e smontare la versione dell’imputato.