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«Il governo Meloni non ha rispettato i patti su Almasri»

18 Ottobre 2025 - 09:47 Alba Romano
giorgia meloni furiosa almasri deep state renzi
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La decisione della Corte Penale Internazionale. Entro il 31 ottobre l'esecutivo dovrà fornire spiegazioni

«L’Italia, non eseguendo correttamente la richiesta d’arresto e consegna» del generale libico Almasri, «non ha rispettato i propri obblighi internazionali» di cooperazione. Lo ha stabilito la camera preliminare I della Corte penale internazionale (Cpi). Che però ha deciso a maggioranza di rinviare la scelta su un eventuale deferimento all’assemblea degli Stati parte o al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Secondo il documento della Cpi il governo dovrà fornire entro il 31 ottobre informazioni su eventuali procedimenti interni pertinenti e sul loro impatto sulla cooperazione con la Corte.

Il governo e Almasri

Nelle loro conclusioni, le tre giudici della camera preliminare I de L’Aja ritengono «all’unanimità che l’Italia non abbia agito con la dovuta diligenza né utilizzato tutti i mezzi ragionevoli a sua disposizione per ottemperare alla richiesta di cooperazione» della Corte penale internazionale. Il governo, si legge ancora nel documento, non ha inoltre fornito «alcuna valida ragione giuridica o ragionevole giustificazione» per il trasferimento immediato di Almasri in Libia. Anziché «consultare preventivamente la Corte o cercare di rettificare eventuali difetti percepiti nella procedura d’arresto».

Le tre giudici

Secondo le togate (la presidente della camera preliminare I, Iulia Motoc, la beninese Reine Alapini-Gansou e la messicana Maria del Socorro Flores Liera), nonostante «l’ampio tempo a disposizione» e i «ripetuti tentativi d’interloquire con il ministero della Giustizia italiano», l’Italia non ha mai contattato la Corte per «risolvere eventuali ostacoli». Ovvero quelli relativi al mandato d’arresto e alla «presunta richiesta d’estradizione concorrente» da parte della Libia. Impedendo così alla Cpi di esercitare le proprie funzioni. Il governo ha giustificato il rimpatrio di Almasri con «motivi di sicurezza e il rischio di ritorsioni». Ma la Corte ritiene tali spiegazioni molto limitate, osservando che non è chiara la scelta di «trasportarlo in aereo verso la Libia».

Le questioni interne

Inoltre, le giudici ricordano che le questioni di diritto interno non possono essere invocate per giustificare una mancata cooperazione con la Cpi, respingendo dunque la tesi italiana. Pur constatando la violazione, le giudici hanno scelto di non deferire subito il caso all’Assemblea degli Stati parte o al Consiglio di sicurezza dell’Onu, assicurando di tenere in considerazione la complessità del caso. A maggioranza – con Flores Liera in dissenso – è stato deciso di concedere al governo una proroga fino a venerdì 31 ottobre per fornire ulteriori chiarimenti e informazioni su eventuali procedimenti interni connessi alla vicenda. Come quello aperto al Tribunale dei ministri nei confronti della premier Giorgia Meloni, dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, e del sottosegretario Alfredo Mantovano.

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