Assolto dallo stupro «perché lei non era più vergine», sentenza ribaltata in Appello: il 31enne condannato a 3 anni di carcere


La Corte d’appello di Ancona ha ribaltato la sentenza di primo grado che aveva assolto un 31enne dall’accusa di violenza sessuale nei confronti di una ragazza di 17 anni. Tre anni fa, i giudici avevano escluso il reato sostenendo che la giovane «aveva già avuto rapporti» e fosse quindi «in grado di immaginare i possibili sviluppi della situazione». Nel tardo pomeriggio di oggi, 21 ottobre, l’uomo è stato, invece, condannato in secondo grado a tre anni di reclusione. La decisione arriva dopo una giornata segnata da forti polemiche conseguenti alla pubblicazione sulla stampa di alcuni passaggi considerati controversi della sentenza di primo grado. In quella decisione, infatti, i giudici avevano ritenuto che non vi fosse stata violenza perché la ragazza «non avrebbe opposto resistenza, né invocato aiuto, né cercato di fuggire aprendo la portiera posteriore, pur potendolo fare tranquillamente». La Corte d’appello, invece, ha riconosciuto le responsabilità dell’imputato, ma ha qualificato il reato come violenza sessuale di minore gravità, infliggendo una pena più bassa rispetto ai quattro anni e un mese richiesti dalla sostituta procuratrice generale Cristina Polenzani nel primo grado di giudizio.
La ricostruzione dei fatti
La violenza risale all’estate del 2019. La 17enne, arrivata a Macerata dall’estero per una vacanza studio, era uscita una sera con un’amica e due ragazzi «pressoché sconosciuti», come si legge nelle motivazioni della prima sentenza. Il gruppo si era poi appartato in auto, in una zona isolata e poco illuminata. A un certo punto, l’amica si era allontanata con uno dei ragazzi, mentre la 17enne era rimasta da sola con l’altro, accettando di sedersi sul sedile posteriore e di scambiarsi con lui alcune «effusioni». Nel corso delle indagini, la vittima, che non era presente al processo di persona, aveva raccontato alla polizia giudiziaria di aver acconsentito a quelle effusioni, ma di aver chiarito fin dall’inizio di non voler andare oltre.
Il 31enne annuncia ricorso in Cassazione
«Perché non si configuri violenza, il consenso deve essere presente dall’inizio alla fine del rapporto. L’imputato ha ignorato volontariamente la volontà della ragazza», ha sostenuto l’ accusa. Secondo la ricostruzione della difesa della giovane, dopo la violenza la 17enne era uscita dall’auto e aveva raccontato subito l’accaduto alla sua migliore amica. Aveva anche spiegato di aver provato a urlare, ma che l’uomo la teneva ferma, impedendole di muoversi. Dopo i fatti, la giovane ha intrapreso un percorso terapeutico durato due anni. Le motivazioni della sentenza d’appello saranno depositate entro 90 giorni. Nel frattempo, la difesa del 31enne ha già annunciato ricorso in Cassazione.
Differenza Donna: «Soddisfatte, ma l’attenuante ci sorprende»
Sulla decisione è intervenuta Rossella Benedetti, del team legale della rete nazionale Differenza Donna, associazione impegnata nella lotta contro la violenza di genere. Si definisce «soddisfatta» della sentenza in secondo grado. «Ricordiamo che l’Italia è stata condannata dal Comitato Cedaw proprio per gli stereotipi e i pregiudizi sessisti diffusi nei tribunali italiani in particolare nei casi di violenza sessuale. La colpevolizzazione della vittima nei procedimenti per violenza sessuale è un fenomeno che come Differenza Donna ben conosciamo e che costituisce una delle manifestazioni più insidiose degli stereotipi di genere nel sistema giudiziario, perché trasforma la vittima del reato in corresponsabile della condotta criminosa subita, ribaltando completamente le responsabilità ed anche dell’accertamento giudiziale che non tiene in questo modo mai conto del consenso della vittima», dichiara l’esperta. «Certo ci sorprende che sia stata riconosciuta l’attenuante della minore gravità in un caso di stupro ai danni di una minorenne, attendiamo di leggere le motivazioni della Corte di appello», chiosa.