Vance in Israele: «Le violenze non sono la fine della tregua». Trump minaccia Hamas: «Rispetti l’accordo o farà fine brutale» – La diretta


Trump avvisa su Truth che molti alleati degli Usa nella regione del Medio Oriente si sono detti pronti, su sua richiesta, ad entrare a Gaza per «raddrizzare» Hamas se continua ad agire male violando l’accordo di pace ma che lui li ha frenati, compreso Israele, perché «c’e’ ancora speranza che Hamas faccia ciò che è giusto. Se non lo faranno, la fine di Hamas sarà rapida, furiosa e brutale!».
Il vicepresidente statunitense J.D. Vance è arrivato questa mattina, martedì 21 ottobre, all’aeroporto Ben-Gurion di Tel Aviv per una visita di due giorni. Il viaggio – riferisce il New York Times – ha lo scopo di garantire che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu rispetti il cessate il fuoco in vigore nella Striscia di Gaza e non lanci una nuova offensiva contro Hamas. Vance, accompagnato dall’inviato speciale per il Medio Oriente Steve Witkoff e dal consigliere presidenziale Jared Kushner, incontrerà nelle prossime ore Netanyahu e i vertici della sicurezza israeliana. Secondo fonti della Casa Bianca, il vicepresidente trasmetterà «un messaggio chiaro»: mantenere intatti gli accordi di pace negoziati dal presidente Donald Trump, che all’inizio del mese hanno posto fine a due anni di guerra.
Vance in Israele
«Hamas deve consegnare le armi», ha dichiarato J.d Vance in Israele. «Affinché’ la pace si realizzi dobbiamo essere flessibili», ha aggiunto, chiarendo da subito che «le violenze non sono la fine della tregua». La trasferta di Vance è stata organizzata per assicurarsi che il primo ministro Netanyahu rispetti il cessate il fuoco e eviti di intraprendere un’ulteriore operazione militare a Gaza.
Sulla tregua a Gaza, si è detto ottimista che reggerà, ma riservandosi cautela. «Posso dire con la certezza al 100% che funzionerà? No. Ma le cose difficili si realizzano solo provandoci. Servirà un costante lavoro di supervisione ma sono ottimista», ha affermato il vice presidente americano. Tuttavia, ha chiarito, che «per la pace e la ricostruzione di Gaza ci vorrà molto tempo, c’è ancora molto lavoro da fare».
Hamas consegnerà due corpi
L’ala militare di Hamas ha annunciato che trasferirà nel territorio di Israele, questa sera alle 21, i corpi di due ostaggi deceduti. Il movimento fondamentalista islamico palestinese ha annunciato che gli ostaggi sono stati recuperati oggi nella Striscia e non ne ha rivelato l’identità.
L'appello di Abu Mazen: «Hamas deve consegnare le armi»
Dal fronte politico, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, ha ribadito che Hamas «rappresenta oggi un ostacolo alla pace» e deve consegnare le armi. In un’intervista al Corriere della Sera, ha espresso sostegno al cessate il fuoco mediato da Washington e ha annunciato la creazione di una forza arabo-internazionale temporanea sotto mandato Onu per stabilizzare Gaza. «Lo Stato di Palestina è l’autorità sovrana su Gaza – ha detto Abu Mazen –. L’obiettivo è unificare Cisgiordania e Striscia sotto un’unica amministrazione legittima e avviare elezioni entro un anno dalla fine della guerra». Il presidente palestinese ha anche rinnovato l’appello all’Italia perché riconosca ufficialmente lo Stato di Palestina.
Hamas: «Restituiremo i corpi degli ostaggi, ma serve tempo»
Intanto, da Gaza, il leader di Hamas Khalil al-Hayya ha dichiarato che il movimento è pronto a restituire i corpi dei 15 ostaggi ancora trattenuti nella Striscia, ma ha chiesto «più tempo e attrezzature pesanti» per recuperarli. In un’intervista al canale egiziano Al-Qahira Al-Akhbariya, citata dal Times of Israel, al-Hayya ha affermato: «Non vogliamo trattenere nessuno. Lasciamo che tornino ai loro familiari, così come i nostri martiri potranno essere sepolti con dignità».
La smilitarizzazione di Hamas
Secondo le stesse fonti, il nodo più delicato resta la smilitarizzazione di Hamas e la definizione di un calendario realistico per l’attuazione. Trump, citato dai suoi collaboratori, resta «fiducioso» che i leader del movimento islamista siano disposti a proseguire i negoziati, ritenendo l’attacco di domenica «un’azione isolata». Vance, in dichiarazioni al New York Times, ha riconosciuto la complessità della situazione: «Hamas è un’organizzazione frammentata, composta da circa 40 cellule diverse. Alcune rispetteranno la tregua, altre no. Per questo motivo sarà necessario un intervento di sicurezza arabo nella Striscia, per garantire un minimo di ordine e stabilità».
Le preoccupazioni della Casa Bianca prima dell'arrivo di Vance
Funzionari statunitensi citati dal New York Times hanno espresso «profonda preoccupazione» per il rischio che Netanyahu possa ritirarsi dagli impegni presi e smantellare la tregua raggiunta a fatica. Washington teme che l’episodio di violenza di domenica – in cui due miliziani di Hamas hanno ucciso due soldati israeliani a Rafah – possa innescare una nuova escalation. L’attacco, denunciato dalle Forze di difesa israeliane come «una chiara violazione del cessate il fuoco», ha evidenziato la fragilità dell’accordo in vigore da dieci giorni.