Strangolò l’ex moglie e inscenò il suicidio: ergastolo a Erik Zorzi. Così è stato incastrato

Ergastolo per Erik Zorzi, il camionista 43enne che ha strangolato e inscenato il suicidio della ex moglie Nicoleta Rotaru nella loro casa di Abano Terme, in provincia di Padova. È la sentenza di primo grado pronunciata dai giudici della Corte d’Assise della città veneta, che hanno riconosciuto all’imputato anche l’aggravante del legame di parentela. Per oltre un anno, dal ritrovamento del cadavere avvenuto il 2 agosto 2023, gli inquirenti non avevano approfondito la posizione dell’uomo ritenendo verosimile che la 39enne originaria della Moldavia si fosse tolta la vita. E ignorando le dieci denunce che la donna aveva già presentato senza che scattasse il Codice rosso.
L’omicidio di Nicoleta e la registrazione dal telefono
Nicoleta Rotaru è rannicchiata nella doccia del bagno di casa sua, con una cintura marrone chiusa attorno al collo, quando viene trovata il 2 agosto 2023: è suicidio. O almeno così si crede fino allo scorso 24 agosto, quando la procura di Padova mette le mani su un audio che dimostra l’opposto. È stata la stessa donna, temendo l’ennesima aggressione da parte dell’ex marito Erik Zorzi, ad attivare la registrazione dal suo cellulare. Il telefono capta ogni rumore per tutta la notte. Sente quanto il 43enne sale a cavalcioni su Nicoleta Rotaru, mentre lei è sdraiata a letto, e la strangola da dietro con la cintura marrone. Intercetta i movimenti del camionista dopo l’omicidio, quando prende di peso il cadavere della 39enne e lo trasporta in bagno chiudendo poi la porta dall’interno. Poi, una volta uscito, la chiamata grottesca al 118: «Presto, presto, mia moglie è chiusa in bagno da due ore e non risponde più, ho paura che sia morta».
La finzione di Erik Zorzi e i punti che non tornavano
È solo l’inizio di una finzione che gli inquirenti, qualche mese in ritardo, hanno smontato pezzo per pezzo. Il primo elemento riguardava l’intervento dei soccorsi. Come mai è bastato ai soccorritori fare una piccola pressione per aprire la porta del bagno e far cadere il pannello centrale in legno? «È come se qualcuno lo avesse appena riattaccato», racconta uno degli infermieri del 118. Poi c’era la questione dei litigi. I carabinieri avevano già conosciuto Zorzi in passato, allertati dai vicini perché Erik e Nicoleta litigavano. I due avevano divorziato e lei aveva cominciato a frequentare un altro uomo, ma restava in casa con l’ex marito in attesa di trovare un lavoro più stabile.
Indagini sui carabinieri: «Oltre otto denunce ignorate»
Intanto la giudice Domenica Gambardella ha deciso di trasmettere gli atti alla Procura generale di Venezia per valutare se le indagini dei carabinieri di Abano Terme e Montegrotto Terme all’epoca dei fatti siano state portate avanti nella maniera corretta. Già la pm aveva evidenziato nella sua requisitoria come i carabinieri fossero intervenuti nella casa della coppia otto volte nel giro di due anni – tra il 2021 e il 2023 – senza però mai attivare la procedura di Codice rosso. Anzi, l’unica segnalazione in procura è arrivata «dopo la morte».
