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La lettera di Marina Berlusconi dopo la Cassazione: «Mio padre, le calunnie e le false accuse»

25 Ottobre 2025 - 05:32 Alba Romano
marina berlusconi silvio berlusconi
marina berlusconi silvio berlusconi

Dopo la sentenza della Cassazione su Silvio Berlusconi e la mafia, la figlia Marina scrive una lettera a Il Giornale. E dice che la giustizia, come la luna, ha due facce. C’è la nostra civiltà giuridica e lo Stato di diritto. E poi la luna nera, dove «agisce quella piccola parte di magistratura che si considera un contropotere investito di una missione ideologica». «Da troppo tempo, queste pulsioni ci fanno vivere in uno stato di presunzione di colpevolezza di massa. E il vero problema è che ogni cittadino rischia di dover dimostrare la sua innocenza davanti a una macchina giudiziaria in cui tutti crediamo sempre meno».

Marina e la sentenza della Cassazione

Marina Berlusconi dice che la Cassazione ha respinto la tesi della pericolosità mafiosa di Marcello Dell’Utri. Secondo la figlia del Cavaliere adesso è certificato «che non ci sono mai stati riciclaggi di Cosa Nostra nella Fininvest, né accordi con Forza Italia. La sentenza è quindi un cruciale passo avanti anche sul cammino della verità per mio padre». Ma l’amministratrice delegata di Mondadori si sente spaventata dal «clima velenoso, incattivito, che per l’ennesima volta si è creato. Ho visto giornali riesumare passaggi di vecchi documenti processuali, tolti dal loro contesto, solo per fare il controcanto a una pronuncia di cui avrebbero dovuto limitarsi a prendere atto».

Il dito e la luna

Secondo Marina Berlusconi «polemizzare su una sentenza è un po’ come confondere il dito con la luna». Ma proprio la luna ha due facce, ragiona: «È anche per questo spirito di fazione che purtroppo l’Italia resta un Paese «giustizialista», dove la voglia di gogna continua a muovere le peggiori pulsioni dei mezzi di comunicazione e dell’opinione pubblica». Se poi questa giustizia fragile si lascia anche contaminare dalla politica, conclude, «i risultati non possono che essere disastrosi. Per questo da tempo sono fermamente convinta della necessità di una riforma dell’ordinamento giudiziario: la separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici, e la riforma del Consiglio superiore della magistratura per ridurre lo strapotere delle correnti. È una rivoluzione che questo governo ha finalmente avuto il coraggio e la forza di avviare. Sono interventi «urgenti», ma lo sono ormai da decenni». E che non serviranno a restituire la dignità al padre, «dopo 30 anni di calunnie e false accuse».

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