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Si scopre incinta in carcere, ma è in cella da più di un anno. Il caso a Vercelli: «Qui ormai è Disneyland»

25 Ottobre 2025 - 17:14 Giulia Norvegno
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La denuncia del sindacato autonomo Osapp, che chiede ispezioni nei penitenziari piemontesi e al provveditorato di Torino. Il caso della detenuta e del compagno, rinchiuso nello stesso carcere

È rimasta incinta una detenuta del carcere di Vercelli, in cella ormai da giugno 2024. Anche il suo compagno è rinchiuso nello stesso penitenziario, nella sezione maschile. Come raccontano le pagine locali della Stampa, i sospetti si concentrano su quell’unico incontro avuto tra i due nella sala colloqui proprio del carcere. Un episodio che per il sindacato autonomo di polizia penitenziaria Osapp dimostra quanto ormai quello che governa le carceri piemontesi sia una «sistema Disneyland».

Il trucco della bambina per rivedersi

La coppia aveva avuto già una bambina nel 2018. Durante la rispettiva detenzione, i due avevano ottenuto il permesso di rivedersi, proprio per stare insieme alla bambina. La coppia è riuscita a riunirsi nella sala colloqui. Ma quello non sarebbe stato l’unico incontro tra i due, secondo il sindacato, dopo la conferma della gravidanza a seguito di una visita al pronto soccorso di Vercelli.

La denuncia del sindacato Osapp

«Non c’è nulla di illegale, per carità – ironizza il sindacato – del resto in Italia l’impossibile è sempre possibile, specie dentro le carceri». L’Osapp sottolinea poi come la vicenda sia emersa a pochi giorni dall’apertura, nel carcere di Torino, della cosiddetta “stanza dell’amore”, e aggiunge che «evidentemente a Vercelli qualcuno ha deciso di anticipare i tempi. Altro che politiche penitenziarie moderne, questa è anarchia organizzativa».

«Ormai – commenta Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp – siamo al paradosso. Mentre il personale di polizia penitenziaria è abbandonato a se stesso tra violenze, aggressioni e croniche carenze di organico, l’amministrazione pensa a favorire le esigenze sentimentali dei detenuti. La sicurezza è crollata, la disciplina è un ricordo e il sistema è allo sbando totale. Ormai i detenuti possono tutto: telefoni, droga, e adesso anche la libertà sentimentale creativa».

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