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Agostino Ghiglia, il membro del Garante della Privacy e Report: «Io pedinato. Denuncerò»

27 Ottobre 2025 - 05:00 Alessandro D’Amato
agostino ghiglia privacy sede fdi report ranucci
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Il membro del garante della Privacy fa sapere che era nella sede di FdI per parlare di libri con Bocchino. «Giorgia Meloni? Non la vedo da 5 anni. Arianna? L'ho salutata»

Agostino Ghiglia, membro del Garante della Privacy, è andato nella sede di FdI, in via della Scrofa nel pomeriggio del 22 ottobre scorso, vigilia della decisione sul caso Report-Sangiuliano, «per incontrare il direttore de Il Secolo d’Italia, Italo Bocchino, in merito a una presentazione a Torino e a Roma dei nostri due nuovi libri». E quindi non ha parlato della decisione o della multa. Ovvero dei 150 mila euro comminati dall’autorità alla trasmissione di Raitre per aver mandato in onda la telefonata tra Gennaro Sangiuliano e la moglie Federica Corsini. E Ghiglia denuncerà chi lo ha seguito, fa sapere oggi in due interviste rilasciate al Corriere della Sera e a Repubblica.

Report e il pedinamento di Ghiglia

Ghiglia, che prima di venire nominato commissario alla Privacy è stato parlamentare di Alleanza Nazionale e del Popolo della Libertà, dice che l’ha colpito il fatto di essere stato seguito: «Lo può fare la magistratura e, ovviamente, ha il diritto di farlo. In tutti gli altri casi, però, è diverso. Io sono giornalista, conosco il codice deontologico, so che i cronisti dovrebbero qualificarsi. Il bilanciamento tra il diritto alla riservatezza e quello di stampa è delicatissimo. Non si può affrontare dicendo: è bianco, è nero. Spesso le cose sono grigio perla». Su chi lo abbia pedinato usa l’ironia: «Sarà stato sicuramente un libero cittadino che ha riconosciuto il famosissimo volto di Ghiglia, secondo solo a Brad Pitt… Mi ha riconosciuto e immortalato».

La denuncia

Il membro del Garante della Privacy dice di non aver ancora denunciato, «ma lo farò. Non posso sapere chi l’ha fatto. Quando in passato qualche giornalista si è qualificato, ho risposto. Di solito non fuggo, basta mostrarsi». Poi rivela che in via della Scrofa ha parlato con Italo Bocchino, che lavora al Secolo d’Italia, giornale di FdI. «Abbiamo discusso dei nostri rispettivi libri. Ho incrociato Arianna Meloni, ci siamo salutati. Siamo amici da anni». Con Giorgia Meloni non ha parlato: «No, non la vedo da cinque anni. Ma ci fosse stato il presidente (la presidente del Consiglio, ndr), l’avrei certamente salutata. Non ci sarebbe stato nulla di male. Il mio passato politico è stranoto, ho fatto il parlamentare per due legislature».

La sentenza

Nega di aver parlato in qualsiasi modo «di quello che succede nel collegio»: «Se lo avessi fatto, avrei violato un dovere di riservatezza. C’è anche da dire che in realtà avrei potuto parlarne, riportando quanto aveva già anticipato e pubblicato il Fatto quotidiano. Ma non l’ho fatto». E poi: «Anche l’ex presidente Soro ha un passato in Parlamento (nel Pd, ndr). Siamo stati designati. Ma questo non cambia le cose rispetto a come assumiamo le nostre decisioni. Poi, se si vuole ricamare sul nulla, per carità, fate pure». Infine, sostiene, «la circostanza che sia venuta fuori la sentenza prima che venisse depositata, è un fatto. E mi fa riflettere».

Il libro

Sul libro, dice, in discussione c’erano «l’ultimo di Bocchino, appena pubblicato, e il mio prossimo, in uscita tra una decina di giorni. Faremo l’uno la presentazione dell’altro. Siamo in fase organizzativa». E non vuole confermare di aver cambiato idea sulla sanzione: «Per tutto ciò che riguarda il provvedimento, mi rifaccio all’esito del medesimo. La questione ha riguardato il delicato rapporto tra il diritto di cronaca e la tutela del diritto alla riservatezza di cui all’articolo 15, oggetto quest’ultimo di svariate pronunce della giurisprudenza costituzionale. Ad ogni modo, le illazioni e talune ricostruzioni sono irrilevanti e inconferenti». Secondo alcune voci Ghiglia avrebbe voluto dare una semplice sanzione alla trasmissione di Sigfrido Ranucci.

La visita di Ghiglia alla sede di FdI

Infine, Ghiglia dice di non essersi pentito della visita alla sede di FdI: «“Male non fare, paura non avere”. Mi sono comportato con naturalezza non con leggerezza. Il provvedimento riguardante Sangiuliano e la sua signora, era uno dei 33 provvedimenti, taluni anche più importanti da un punto di vista giuridico, presenti nell’ordine del giorno dell’ultima seduta».

Ieri il Garante ha difeso la sua decisione: «Ogni procedimento è istruito dagli uffici, che predispongono uno schema di provvedimento a cui fa seguito, da parte del componente relatore, la presentazione della proposta al collegio. Questa proposta può, pertanto, essere deliberata o meno. Le deliberazioni sono adottate a maggioranza: nel caso di Report, dopo ampia discussione, il collegio ha deliberato in linea con la proposta degli uffici».

L’intervista negata

Ranucci ha replicato: «Il Garante è stato mosso dalla politica», ha ripetuto, contestando anche la difesa di Ghiglia, che ha sostenuto di essersi sempre mosso con trasparenza. «Se lo è per davvero accetti un’intervista e faccia come noi di Report: ci metta la faccia. Gli abbiamo chiesto un’intervista da tempo, ma finora invano».

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