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Un meloniano e Claudio Lotito firmano la legge anti-Inter (e Monza). O svelano tutti gli azionisti dei fondi che le controllano, o rischiano maxi multe e penalità in classifica

27 Ottobre 2025 - 20:25 Fosca Bincher
lotito gelmetti
lotito gelmetti
Assegnato in sede redigente alla settimana commissione del Senato (iter velocizzato) un ddl a firma del FdI Matteo Gelmetti e del presidente della Lazio. Nel mirino le società di calcio controllate da fondi internazionali. Che in Italia oggi sono due: in Serie A l’Inter e in serie B il Monza

La prima firma è quella del senatore veronese di Fratelli di Italia, Matteo Gelmetti. Ma è la seconda quella che conta: quella di Claudio Lotito, senatore di Forza Italia, ma soprattutto presidente della società di calcio Lazio. È la coppia che ha ideato il disegno di legge “Disposizioni in materia di trasparenza nella proprietà delle società sportive professionistiche del settore calcistico”, appena assegnato per la discussione alla settima commissione di palazzo Madama in sede redigente, procedura che ne velocizza molto l’iter consentendo di approvare lì i singoli articoli per poi votare in aula solo il testo complessivo senza più discuterlo.

Matteo Gelmetti, il meloniano con Lotito contro l’Inter

Occhi puntati sul fondo Oaktree a Milano e sul fondo Blv cui Fininvest ha ceduto il Monza

Nel mirino di Lotito e Gelmetti ci sono le società di calcio possedute da fondi multinazionali di investimento. Secondo i due senatori di maggioranza infatti «negli ultimi anni, si è assistito a un crescente coinvolgimento di fondi di investimento nella proprietà dei club calcistici che potrebbe generare rischi sotto diversi profili» sotto il profilo della trasparenza. L’affermazione è relativamente vera per il mercato italiano, che è il solo che può essere sottoposto a queste norme di legge. Perché di fatto ci sono al momento solo due società in questa condizione. La prima è in Serie A, ed è l’Inter, rilevata dal fondo californiano Oaktree da poco inglobato in un altro fondo multinazionale con sede in Canada, il Brookfield Asset Management. La seconda squadra è invece il Monza, ora in serie B, che la Fininvest ha venduto a settembre al fondo americano Becket Layne Ventures (Blv).

I fondi costretti a girare le azioni a un veicolo da loro controllato con sede legale in Italia

Secondo Gelmetti e Lotito la proprietà quindi di quelle due squadre (che nel disegno di legge ovviamente non vengono citate) peccherebbe di trasparenza e sarebbe di per sé in grado di aggirare grazie alla propria peculiarità, le normative della Fifa, dell’Uefa e della Figc sugli interessi contemporanei su più club di calcio. Si impone quindi ai fondi internazionali di costituire entro 90 giorni una società di diritto italiano da loro controllata, con sede legale in Italia, cui riportare le azioni – in questo caso dell’Inter e del Monza – e di un management che possa rispondere alla legge penale e civile italiana. Entro 7 giorni il management deve comunicare alla Figc e all’autorità nazionale anticorruzione l’elenco di tutti gli investitori del fondo internazionale con quote superiori al 5 per cento del capitale. Se questo atto non avviene, per ogni settimana di ritardo scatta una multa da un milione di euro. Se il management si dovesse rifiutare di farlo, scatterebbe anche una sanzione penale che comporta fino ad un anno di reclusione.

Adriano Galliani che guidava il Monza fino alla vendita al fondo Usa

Pubblico l’elenco degli azionisti oltre il 5%. Se no multa fra 1 e 5 milioni e via un punto in classifica ogni settimana

L’obbligo di comunicazione dei vari azionisti del fondo spetta secondo il disegno di legge alle stesse società sportive, quindi all’Inter e al Monza- che oltre all’elenco degli azionisti oltre il 5% del capitale del fondo, devono comunicare a Figc e Anac anche «la provenienza dei fondi utilizzati per l’acquisizione delle partecipazioni» e le «eventuali relazioni con altre società sportive professionistiche italiane o straniere». Se questi dati non fossero comunicati scatterebbero sanzioni ancora più pesanti. Il rappresentante legale della società di calcio sarebbe punibile «con la reclusione fino a un anno». La società calcistica dovrebbe pagare «una sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000.000 a 5.000.000 di euro», e soprattutto subirebbe la penalizzazione di un punto in classifica per ogni settimana di ritardo nelle comunicazioni dovute.

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