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Si toglie il braccialetto elettronico e uccide la compagna senza che scatti un allarme. Ecco perché quella misura anti-violenza spesso non tutela la vittima – Il video

28 Ottobre 2025 - 17:41 Cecilia Dardana
Dopo l'ultimo caso di Castelnuovo del Garda si riapre il dibattito sull'efficacia di una misura cautelare che sulla carta dovrebbe prevenire tragedie come questa, ma che nasconde innumerevoli crepe

A cosa serve il braccialetto elettronico se troppo spesso non funziona come dovrebbe? L’ultimo caso arriva da Castelnuovo del Garda, in provincia di Verona. Reis Pedroso Douglas ha ucciso con un «numero imprecisato, ma comunque smisurato» di coltellate la compagna Jessica Stapazzollo Custodio de Lima. Entrambi brasiliani: lei aveva 33 anni, lui 41. Pedroso era già noto alle forze dell’ordine per diversi episodi di maltrattamenti domestici e per aver violentato la sorella della compagna. Dopo l’ennesima aggressione, la procura aveva disposto nei suoi confronti il divieto di avvicinamento: doveva restare ad almeno 500 metri di distanza dalla donna e dai luoghi da lei frequentati. Non solo. Era stato disposto anche il divieto di dimora nel Comune di Ponti sul Mincio, dove la donna era domiciliata, ed era stato obbligato a indossare il braccialetto elettronico. Eppure, nonostante tutto, è riuscito a raggiungerla e a ucciderla. Cosa è andato storto?

Il braccialetto elettronico tolto e nessun allarme scattato

Secondo le prime ricostruzioni, Pedroso si sarebbe tolto il braccialetto, mentre il dispositivo collegato dato in dotazione alla vittima si trovava nascosto nel garage dell’abitazione della madre. Nessuno però se ne è accorto, e quindi nessuno è intervenuto per evitare quello che poi drammaticamente è accaduto. Il caso riaccende quindi il dibattito sull’efficacia del braccialetto elettronico, una misura cautelare che sulla carta dovrebbe prevenire tragedie come questa, ma che nella realtà mostra tutte le sue crepe.

Le criticità di quella misura anti stalking

Le criticità sono note e riguardano soprattutto la gestione di un numero sempre crescente di dispositivi. Se in passato il braccialetto era usato quasi esclusivamente per chi era agli arresti domiciliari, oggi ha anche una funzione anti-stalking e di tutela delle vittime di violenza domestica. Il risultato? In appena un anno il numero di braccialetti attivi è raddoppiato, mentre il personale addetto al monitoraggio è rimasto lo stesso e spesso non viene nemmeno formato per farlo. Una sproporzione che rende difficile intervenire con tempestività in caso di allarme. A tutto questo si aggiungono i malfunzionamenti tecnici, frequenti e documentati, che ne compromettono l’affidabilità. In alcuni casi il segnale si perde, in altri i dispositivi si scaricano o vengono rimossi senza che scatti subito la segnalazione.

Un potenziale che resta inespresso

Sulla carta, quindi, il braccialetto elettronico può effettivamente salvare delle vite. Nella pratica, però, si scontra con limiti strutturali, mancanza di risorse e ritardi nei controlli. Senza un sistema efficiente di monitoraggio e una rete di risposta immediata, quello che dovrebbe essere uno strumento di protezione rischia di trasformarsi in una falsa garanzia di sicurezza. Un dispositivo pensato per prevenire la violenza che, troppo spesso, riesce solo a registrarla dopo che è accaduta.

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