Il referendum sulla giustizia mette pace tra le correnti del Pd. Giovedì ostruzionismo in Senato, poi la campagna «per la costituzione»

«Sì, abbiamo definito la linea», ammette un esponente dem. Centrodestra e centrosinistra iniziano a muovere le pedine in vista del referendum sulla giustizia, previsto per la primavera del 2026, ma non nella stessa data in cui si terranno le elezioni amministrative. Probabilmente prima. Proprio per questo, stamattina, si è riunita a Palazzo Madama l’assemblea dei gruppi del Partito Democratico, che raccoglie parlamentari di Camera e Senato, per tracciare la strategia da adottare in vista dell’appuntamento referendario.
L’incontro è servito anche per fare il punto sulla discussione che è iniziata in Aula poche ore dopo (è partita verso le 16.30), proprio sul ddl Giustizia. E che proseguirà nei prossimi giorni: tutti i senatori dem interverranno per fare ostruzionismo, rallentando i lavori nell’emiciclo. Il voto sul ddl è previsto per giovedì mattina. Ma su un punto i dem sembrano tutti d’accordo: «Sulla giustizia siamo uniti». Che di questi tempi non è poco.
Superando le divergenze: «clima disteso»
«Il clima stamattina in assemblea – riferiscono fonti dem – è stato molto tranquillo». Nessun maxi correntone sembra aver preso il sopravvento nel dibattito e nessuna diatriba tra minoranza e maggioranza ha prevalso. Tra i presenti sono intervenuti Debora Serracchiani, Chiara Braga, Laura Boldrini, Federico Gianassi, Federico Fornaro e Gianni Cuperlo. A guidare la discussione e ribadire la linea del partito sono stati il capogruppo a Palazzo Madama Francesco Boccia e la segretaria Elly Schlein.
Schlein: «Era necessaria una riforma della Costituzione?»
Linea che è tutta racchiusa nella dichiarazione fatta a margine da Schlein. «Cosa fa questa riforma per migliorare la loro vita? Niente. Per migliorare il funzionamento della giustizia in Italia? Niente. E questo lo ammette candidamente anche il ministro Nordio quando dice che non renderà più veloci i processi, non aumenterà gli organici dentro i tribunali – insiste la dem – La separazione delle carriere c’era già. Parliamo di 20 persone su 9mila magistrati che passano in un anno a fare sia una cosa che l’altra. Questo rendeva necessaria una riforma della Costituzione?».
«La destra vuole incidere sugli equilibri della Costituzione»
E poi ha proseguito: «Questa riforma nasce da un motivo, questa destra vuole incidere sugli equilibri che la Costituzione mette a garanzia dei diritti dei cittadini. Se un cittadino pensa che il giudice debba obbedire a chi governa può votare a favore, se invece pensa che anche chi governa, come tutti, debba rispettare la legge e la Costituzione allora voterà no a questa riforma».
Referendum che arriva dalla maggioranza?
«Non ci sono diversità di vedute», spiegano i dem, ma certo è che per il centrosinistra resta da definire una strategia per rendere il tema il più appetibile possibile ai cittadini, considerando che il referendum potrebbe risultare un po’ troppo tecnico. C’è il rischio, per di più, che la destra semplifichi la campagna per il Sì con slogan del tipo «Siete soddisfatti della giustizia italiana?», ottenendo così un vantaggio politico. A questo si aggiunge un altro elemento, anticipato oggi dal Messaggero: la maggioranza sarebbe pronta a richiedere la consultazione referendaria per bruciare sul tempo le opposizioni. La partita resta quindi aperta, e resta da capire anche come verrà formulato il quesito che i cittadini troveranno sulle schede, probabilmente con un taglio politico. «Loro utilizzeranno questa campagna referendaria come l’inizio della campagna elettorale in vista delle politiche del 2027», sintetizza un esponente dem.
