«Il Covid in gravidanza può aumentare il rischio di autismo e ritardi nello sviluppo dei bambini»: lo studio Usa

I bambini nati da madri che hanno contratto il Covid-19 durante la gravidanza potrebbero avere un rischio più elevato di autismo e di ritardi nello sviluppo del linguaggio e delle capacità motorie. Lo rivela uno studio pubblicato giovedì 30 ottobre sulla rivista Obstetrics and Gynecology e ripreso dal Washington Post. L’indagine, condotta su oltre 18 mila nascite nel Massachusetts, è tra le più ampie finora realizzate sui figli di donne che hanno contratto il virus nei primi mesi della pandemia e fino al 2021, prima della diffusione dei vaccini.
«Il rischio rimane comunque molto basso»
Gli autori hanno precisato che, trattandosi di «uno studio osservazionale», i risultati non dimostrano che il Covid-19 causi i disturbi diagnosticati, ma segnalano un’associazione tra l’infezione materna e tali esiti. Il rischio, pur più elevato per le donne contagiate, rimane comunque molto basso, ha spiegato Andrea G. Edlow, medico-scienziata del Mass General Hospital e docente di ostetricia e ginecologia alla Harvard Medical School. «Non significa che ogni donna incinta con il Covid-19 debba pensare che suo figlio avrà l’autismo», ha detto Edlow, coautrice dello studio. «Nel complesso, il rischio assoluto non è estremamente alto».
L’importanza della vaccinazione contro il Covid-19
Secondo gli esperti, i risultati dello studio ribadiscono l’importanza della vaccinazione anti-Covid durante la gravidanza, evidenziando come proteggere le future madri significhi tutelare anche la salute dei neonati. Le conclusioni arrivano in un momento in cui i tassi di vaccinazione contro il Coronavirus risultano in calo. Come riporta il quotidiano Usa, la scorsa primavera il segretario alla Salute Robert F. Kennedy Jr, da sempre critico verso i vaccini, aveva annunciato che i Centers for Disease Control and Prevention non avrebbero più raccomandato il vaccino contro il Covid-19 per le donne incinte sane, scatenando dure reazioni da parte della comunità scientifica. L’American College of Obstetricians and Gynecologists continua invece a raccomandarne la somministrazione, mentre le autorità federali invitano tutti i cittadini, indipendentemente dai fattori di rischio, a consultare il proprio medico per valutare la vaccinazione.
Cosa ne pensa l’amministrazione Trump?
Nel frattempo, l’amministrazione Trump ha intensificato il controllo sulle politiche vaccinali, promuovendo l’idea che l’assunzione di Tylenol (paracetamolo) in gravidanza possa aumentare il rischio di autismo, una tesi sulla quale lo stesso Kennedy ha recentemente fatto marcia indietro. Gli esperti sottolineano che non esistono evidenze scientifiche a sostegno di tale collegamento e ricordano che anche la febbre in gravidanza può risultare dannosa per il feto.
Lo studio
Nello studio, i ricercatori hanno esaminato le cartelle cliniche dal 1° marzo 2020 al 31 maggio 2021. Tra le 861 donne risultate positive al Coronavirus durante la gravidanza, 140 hanno avuto figli ai quali è stata diagnosticata una condizione neuro-evolutiva entro i tre anni. Poche delle donne coinvolte erano vaccinate, hanno precisato i ricercatori. Saranno necessari studi futuri su popolazioni più ampie per valutare i rischi nelle donne vaccinate, hanno aggiunto Edlow e il coautore Roy H. Perlis, ricercatore del Mass General e professore di psichiatria ad Harvard.
L’impatto delle infezioni durante la gravidanza
La ricerca si inserisce nel crescente filone di studi sull’impatto delle infezioni virali durante la gravidanza sulla salute fetale. Esistono prove solide che virus come rosolia, varicella-zoster e Zika possano causare danni diretti al feto. Nel 2015 e 2016, l’Organizzazione mondiale della sanità dichiarò un’emergenza sanitaria per la diffusione del virus Zika in America Latina, collegato a centinaia di casi di microcefalia, una condizione caratterizzata da un cervello e una testa di dimensioni ridotte. Gli scienziati ritengono che sia raro che virus respiratori come l’influenza o il Sars-Cov-2 attraversino la barriera placentare, e che gli effetti sul feto derivino piuttosto dalla risposta immunitaria materna. L’infiammazione che ne deriva può rilasciare molecole in grado di influenzare la crescita e la connessione dei neuroni nel cervello.
I limiti della ricerca
I ricercatori hanno però riconosciuto alcune limitazioni dello studio. Lisa Croen, ricercatrice senior alla Kaiser Permanente Northern California Division of Research, ha osservato che condizioni materne come obesità, ipertensione e diabete gestazionale non sono state controllate nelle analisi, il che potrebbe aver influenzato i risultati. Croen ha sottolineato che sono necessarie ulteriori ricerche, ma che le conclusioni «offrono un’ulteriore e solida motivazione per sostenere la vaccinazione contro il Covid-19 in gravidanza».
Foto copertina: Pexels / João Paulo de Souza Oliveira | Immagine generica
