Ponte sullo Stretto, il rischio di un altro no a novembre: il contratto sotto esame della Corte dei Conti

Sotto la lente della Corte dei Conti c’è un altro atto relativo al progetto del ponte sullo Stretto di Messina in attesa di essere giudicato. I giudici contabili stanno ancora esaminando i documenti. I magistrati dell’Ufficio di controllo dovranno decidere, entro i primi dieci giorni di novembre, se sottoporre o meno quest’altro atto sul Ponte al collegio della sezione centrale di controllo di legittimità.
L’altro provvedimento sotto esame: Salvini e l’accordo con la società Stretto
Il provvedimento «sub iudice» della Corte dei Conti riguarda il decreto approvativo del ministero dei Trasporti del terzo atto aggiuntivo alla convenzione con il concessionario Società Stretto di Messina. Si tratterebbe quindi dell’atto con cui il ministero guidato da Matteo Salvini ha stipulato la convezione con la società a cui è affidata la realizzazione e la gestione del Ponte sullo Stretto. Una volta scoccata la mezzanotte tra il 10 e l’11 novembre, non sarà più possibile deferire la questione all’organo collegiale.
Ponte di Messina, quali sono le opzioni per il governo
Il governo Meloni potrebbe dunque incassare un secondo «no» dalla Corte dei Conti, dopo quello che mercoledì 29 ottobre ha negato il visto di legittimità al progetto dell’opera. Le motivazioni della decisione dovranno essere fornite entro i prossimi 30 giorni, poi l’esecutivo di Giorgia Meloni avrà la possibilità di rispondere alle criticità sottolineate dai giudici. Il governo ha altre due possibili strade da percorrere. Una di maggiore collaborazione, che prevederebbe il ritiro di uno o più provvedimenti da parte del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e, dopo aver integrato e sistemato le lacune segnalate dalla Corte dei Conti, la loro riadozione. Oppure, e sarebbe la strada più conflittuale, il governo potrebbe chiedere la registrazione con riserva alla Corte dei Conti. In poche parole, un collegio differente rivaluterebbe il progetto tenendo comunque presente che sarà il governo, avendo «forzato la mano», a prendersi tutta la responsabilità politica dell’opera.
