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Dal Senato via libera alla riforma della Giustizia: il testo passa con 112 voti favorevoli. Meloni: «Traguardo storico»

30 Ottobre 2025 - 12:39 Sofia Spagnoli
meloni nordio riforma giustizia
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La maggioranza si appresta a convocare il referendum confermativo in tempi rapidi

Via libera in Senato al ddl sulla riforma costituzionale della giustizia: si conclude l’ultimo passaggio parlamentare di uno dei dossier più attesi, che introduce – tra le vari misure – la separazione delle carriere tra magistratura requirente e giudicante. Il ddl è passato con 112 voti favorevoli, 59 contrari e 9 astensioni. Il voto è il quarto e ultimo passaggio parlamentare, come previsto dalla Costituzione, che prevede due letture alla Camera dei deputati e due al Senato. Ora, però, la parola passa ai cittadini: prima che la riforma entri in vigore davvero, sarà infatti necessario un referendum confermativo. E l’Esecutivo si sta già organizzando per richiedere la consultazione referendaria bruciando sul tempo le opposizioni. 

Il commento di Meloni

Giorgia Meloni, appena avuta notizia dell’approvazione (non era in aula al momento del voto anche se alcuni retroscena avevano annunciato la sua presenza) ha diffuso un suo commento tramite X: «Oggi, con l’approvazione in quarta e ultima lettura della riforma costituzionale della giustizia, compiamo un passo importante verso un sistema più efficiente, equilibrato e vicino ai cittadini. Un traguardo storico e un impegno concreto mantenuto a favore degli italiani». La premier annuncia già il referendum, confermando che sarà la maggioranza a convocarlo: «Ora la parola passerà ai cittadini, che saranno chiamati ad esprimersi attraverso il referendum confermativo. L’Italia prosegue il suo cammino di rinnovamento, per il bene della Nazione e dei suoi cittadini. Perché un’Italia più giusta è anche un’Italia più forte».

Il dibattito in aula

Il voto è arrivato dopo giorni di intensa discussione parlamentare. I senatori dell’opposizione, nel tentativo di fare ostruzionismo e rallentare i lavori, sono intervenuti tutti nel corso del dibattito generale, tra martedì e mercoledì. Oggi, 30 ottobre, invece, si sono svolte le dichiarazioni di voto. Il primo a prendere la parola è stato il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, il cui partito ha scelto di astenersi. «Noi ci asteniamo perché, ancora una volta, la montagna ha partorito il topolino» ha dichiarato Renzi, sottolineando come la riforma approvata «altro non sia che una bandierina ideologica». Secondo l’ex premier, infatti, la riforma «non cambia nulla per i cittadini comuni, per un qualsiasi Mario Rossi. Né domani, né il giorno dopo un eventuale referendum. Tutte le polemiche di questi giorni non avranno alcun effetto concreto. Quello che cambia, oggi, è solo che vi mettete una bandierina politica: potete dire di aver fatto la riforma della giustizia. Ma è solo questo ciò che vi serve».

La festa del centrodestra

Un traguardo, invece, per il centrodestra: tutti i partiti vogliono intestarsi la riforma, seppur per ragioni diverse. Fratelli d’Italia, il partito della premier Giorgia Meloni, la rivendica come uno dei pilastri della propria visione di governo. Forza Italia, invece, dedica il traguardo alla memoria di Silvio Berlusconi, considerato il simbolo di una battaglia iniziata trent’anni fa. Lo ha ricordato in Aula il senatore Pierantonio Zanettin, intervenuto sedendosi nel seggio che fu proprio del fondatore di Forza Italia. E poi c’è la Lega, che soprattutto oggi si è svegliata con il dente avvelenato contro le toghe, dopo che ieri è arrivato lo stop della Corte dei conti al Ponte sullo Stretto di Messina. Ora i partiti del centrodestra terranno diverse manifestazioni: alcuni si raduneranno sotto Palazzo Madama per festeggiare l’approvazione della riforma, mentre Forza Italia ha annunciato che si sposterà in piazza Navona.

Il commento di Nordio

«Ringrazio il Parlamento, tutti i colleghi dell’opposizione, a cominciare da loro. Questa è la regola della democrazia. La maggioranza è stata ottima: era una riforma prevista nel programma di governo». È intervenuto dopo l’approvazione anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che ha subito precisato come la riforma non sia dedicata a Silvio Berlusconi, come suggerito da Forza Italia, ma «alla democrazia». Il guardasigilli ha infine indicato il prossimo passo: il referendum, «auspicando che si svolga in modo pacato e razionale, senza politicizzazioni, nell’interesse della politica e della magistratura, alla quale si sente ancora appartenere».

Schlein: «Indebolisce l’indipendenza della magistratura»

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I senatori del Pd, del M5s e di Avs protestano contro l’approvazione della riforma della giustizia, appena votata al Senato, mostrando cartelli con la scritta “No ai pieni poteri”, Roma, 30 ottobre 2025. \ Ansa

«Non è una riforma della giustizia perché non tocca nessuno dei nodi cruciali per migliorare il funzionamento della giustizia in Italia». Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, in conferenza stampa a Palazzo Madama. Per la dem l’obiettivo della riforma «è chiaramente un altro: indebolire l’indipendenza della magistratura e far sì che tramite questa divisione dei Csm la magistratura sia più assoggettata al potere di chi governa». «Questa riforma – prosegue – serve a chi ha il potere a scegliersi i propri giudici. A chi comanda di avere la giustizia a proprio servizio. Lo ha detto chiaramente la premier Meloni attaccando la Corte dei Conti. Ha chiarito il vero obiettivo di questa riforma: serve a lei e a questo governo per ritenersi al di sopra delle leggi costituzionali».

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