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Abruzzo, crescono i tre figli nel bosco per tenerli lontani dalla società «avvelenata»: intervengono carabinieri e servizi sociali

31 Ottobre 2025 - 15:20 Davide Aldrigo
abruzzo boschi famiglia
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I bambini non hanno un pediatra né frequentano la scuola. I genitori parlano di un-schooling, un'educazione fatta in casa, e rifiutano ogni proposta degli assistenti sociali

Cresciuti in un rudere nei boschi, senza le necessarie utenze di luce e acqua, senza un pediatra di riferimento né un percorso scolastico al quale fossero iscritti. È la storia di tre bambini del Vastese, tra i 6 e gli 8 anni, che i genitori, di origine anglosassone, hanno scelto di crescere lontano dalla civiltà, a contatto con la natura. Il caso, raccontato su Il Messaggero, ha richiamato l’attenzione delle autorità nell’ottobre 2024, quando i carabinieri, rispondendo a una chiamata nell’entroterra abruzzese, sono intervenuti per soccorrere la famiglia, i cui componenti erano in gravi condizioni di salute per via di un’intossicazione da funghi. Durante il sopralluogo, i carabinieri hanno trovato un’abitazione descritta negli atti come fatiscente e priva dei servizi essenziali. Perciò, dopo le dimissioni dall’ospedale, è scattata la segnalazione ai servizi sociali

La sparizione della famiglia dopo il primo contatto

Secondo quanto riporta Il Messaggero proprio rapporto degli assistenti sociali conferma quanto già si sospettava: i minori non risultano seguiti da un pediatra, non frequentano la scuola e vivono in un ambiente non salubre. Al contatto con gli estranei però la famiglia si isola fino a scomparire. Sentendosi minacciati, i genitori scelgono di rendersi irreperibili. Quando la famiglia rientra in Abruzzo, il fascicolo torna alla procura per i minorenni dell’Aquila. È il marzo del 2025 e il pubblico ministero chiede ai servizi sociali, tornati competenti, di chiudere il cerchio. Un mese più tardi una nuova relazione descrive l’area boschiva dove vive la famiglia. Gli assistenti domiciliari, durante un’ispezione non concordata, trovano un rudere, una roulotte, un’area per allevare animali e un bagno a secco. Il rudere, annotano, si mostra fatiscente, con evidenti danni strutturali che non lo rendono agibile.

Il muro dei genitori

Il 21 aprile 2025, il pm deposita il ricorso al tribunale per i minorenni. La richiesta è di agire con la massima urgenza, data la situazione di «grave pregiudizio» a cui i bambini sono esposti. Si chiede l’affidamento immediato al Comune per trovare un collocamento idoneo, la limitazione della responsabilità genitoriale per tutte le questioni sanitarie, educative e di collocamento, l’audizione dei genitori e l’avvio di perizie psicodiagnostiche sulla coppia. Il tribunale fissa un’udienza per il 20 maggio 2025, ma la famiglia si fa sempre più diffidente. Una nuova visita dei servizi sociali, accompagnati dai carabinieri, trova aperta ostilità da parte dei genitori.

La difesa del proprio stile di vita

Secondo quanto riportato dal Centro, i genitori riferiscono di applicare i principi dell’un-schooling, l’educazione non scolastica, e non permettono ai figli di frequentare liberamente altri bambini perché ritenuti «influenzabili». Per questo motivo, la coppia rifiuta l’ingerenza dello Stato, rivendicando il diritto di crescere i figli in armonia con la natura, lontano da una società che vedono come «avvelenata» e malata. «In ogni caso – sottolinea l’avvocato Giovanni Angelucci, legale della famiglia – non si è in presenza di violenza», né di quel «disagio o devianze che caratterizzano certi nuclei familiari», chiarendo che i genitori sono economicamente indipendenti e che i piccoli stanno bene. Secondo il legale quella della famiglia sarebbe una scelta di vita ben precisa, che mira a «preservare il rapporto uomo e natura».

L’ultima relazione dei servizi sociali

A questo punto i servizi provano a fissare obiettivi minimi: favorire l’integrazione sociale, garantire un contesto abitativo migliore, ottenere la documentazione sanitaria e quella sull’obbligo scolastico. C’è anche la proposta di un accesso settimanale in un centro socio-psico-educativo comunale per incontrare una psicologa. Ma la famiglia si oppone nuovamente e in un incontro successivo produce alcuni documenti tra cui un certificato di idoneità alla classe terza per la figlia maggiore, rilasciato da un istituto privato lombardo, una perizia tecnica sullo stato dei luoghi e tre certificati medici di un pediatra, che dopo aver visitato i bambini evidenzia la necessità di una consulenza neuropsichiatrica infantile e di esami specialistici. I servizi sociali inviano una nuova relazione alla procura, cui ora spetta di decidere il da farsi. Intanto la famiglia vive ancora nel bosco, in un rudere senza acqua corrente.