No, i vaccini non contengono dosi pericolose di alluminio

Diverse condivisioni di un reel di Instagram “suggeriscono” che i vaccini conterrebbero quantità di alluminio come adiuvante superiore alle dosi consentite da AIFA. I dati però smentiscono questa narrazione, apprezzata negli ambienti No vax.
Per chi ha fretta:
- Secondo un reel di Instagram le quantità di alluminio nei vaccini supererebbero quelle consentite.
- La fonte è una associazione americana di medici No vax.
- I limiti riguardano le quantità giornaliere nella nutrizione tramite flebo in pazienti con problemi renali stabiliti dall’FDA. Non c’entrano coi vaccini
- L’ipotesi secondo cui le dosi di alluminio dei vaccini dal muscolo si accumulerebbero nel resto del corpo, aggirando i filtri che incontrerebbero nell’intestino provocando danni, non trova fondamento nella letteratura scientifica.
- Non risultano incrementi di malattie associate a un accumulo eccessivo di alluminio nel corpo nei bambini vaccinati.
Analisi
Ecco il testo che circola online:
L’alluminio è un noto neurotossico. Eppure, da decenni viene iniettato nei bambini attraverso i vaccini, spesso senza che i genitori sappiano veramente cosa stia accadendo.
Secondo il sito Physicians for Informed Consent, l’esposizione cumulativa all’alluminio derivante dai vaccini nei primi 6 mesi di vita può superare i limiti di sicurezza stabiliti per la nutrizione endovenosa. Ma nessuno sottolinea la differenza fondamentale: quando l’alluminio viene ingerito, attraversa i filtri naturali del corpo; quando viene iniettato, li aggira completamente, accumulandosi nei tessuti, negli organi e nel cervello.
Diversi studi hanno collegato l’esposizione all’alluminio a disturbi neuroevolutivi, disregolazione immunitaria e malattie croniche. In modelli animali si osservano alterazioni comportamentali e neurodegenerazione, ma i programmi vaccinali ufficiali spesso ignorano questi segnali di allarme.
Per proteggere davvero i nostri figli è fondamentale farsi domande: • Cosa contiene esattamente ogni vaccino? • Quanti microgrammi di alluminio sono presenti per dose? • Perché alcuni vaccini lo usano e altri no? • Qual è il limite sicuro per via endovenosa e perché non esiste per via intramuscolare? • Il bambino è in buona salute al momento della somministrazione? • Esistono esami da fare prima per valutare infiammazione o carenze?
Come prevenzione consapevole può essere utile: • Rafforzare l’immunità in modo naturale prima delle vaccinazioni. • Chiedere e leggere sempre il foglietto illustrativo. • Evitare somministrazioni in caso di febbre o infiammazione. • Consultare un medico indipendente da ASL o industria farmaceutica.
Non si tratta di essere contro, ma di essere informati. Ogni sostanza che entra nel corpo di un neonato lascia un’impronta. E la differenza tra beneficio e danno può stare nella consapevolezza di chi decide.
Non accettare alla cieca. Studia. Fai domande. Pretendi risposte. È così che si protegge davvero.

La fonte “free vax” su alluminio e vaccini
Il testo che si vede alla fine reel proviene da una pagina dell’associazione Physicians for Informed Consent (PIC) riguardo all’alluminio nei vaccini. Si vede un grafico provvisto della seguente didascalia:
«Questo grafico mostra il contenuto di alluminio di una dose di vari vaccini somministrati ai bambini. La somministrazione di una dose ciascuna di Prevnar 13, PedvaxHIB, Engerix-B e Infanrix in una visita fornisce 1.225 mcg di alluminio. I vaccini PCV, Hib, HepB e DTaP vengono somministrati più volte entro i 6 mesi di età. La velocità con cui l’alluminio dai vaccini migra dal muscolo umano al flusso sanguigno non è nota».
Il portale Media Bias Fact Check valuta i contenuti del sito Web della PIC come «pseudoscienza complottista». Per tanto è legittimo dubitare di come siano state trattate le fonti citate nella pagina in oggetto. Anche il collega Dean Miller denuncia per Lead Stories la scorrettezza delle «schede informative» dell’associazione.
Cosa sappiamo davvero sull’alluminio nei vaccini?
Diversi colleghi si sono già espressi analizzando la letteratura scientifica e consultando degli esperti. Nell’analisi di Kate Yandell per FactCheck, si riporta che piccole quantità di alluminio sono utilizzate come adiuvanti nei vaccini per rafforzare la risposta immunitaria. Certamente livelli elevati di alluminio possono essere tossici, come si vede nei pazienti con problemi renali. Non di meno l’esposizione attraverso le vaccinazioni comporta un rischio estremamente basso, anche per i neonati, stando alle linee guida dell’FDA. Il reel in oggetto riealabora il tutto riferendosi ad AIFA: «Solo 4-5 microgrammi di alluminio sono sicuri», riporta il reel in oggetto.
Si suppone quindi, che «l’esposizione cumulativa all’alluminio derivante dai vaccini nei primi 6 mesi di vita può superare i limiti di sicurezza stabiliti per la nutrizione endovenosa». Quindi si ipotizza che «quando l’alluminio viene […] iniettato, [aggira completamente i filtri naturali del corpo], accumulandosi nei tessuti, negli organi e nel cervello». Ma le linee guida dell’FDA parlano di «esposizione giornaliera totale all’alluminio tramite prodotti nutrizionali infusi per via endovenosa». Per altro si parla di «persone che non riescono ad assorbire i nutrienti attraverso l’intestino».
Per altro, come spiega in un articolo più recente la stessa Yandell, in risposta ad alcune affermazioni del segretario alla sanità americana, Robert Kennedy Jr., nella letteratura scientifica «i vaccini contenenti alluminio non sono associati a un aumento dei tassi di condizioni di salute croniche nei bambini, incluso l’autismo».
Conclusioni
La tesi in base al quale i vaccini conterrebbero quantità di alluminio sopra i limiti consentiti è priva di fondamento. La fonte principale è una “scheda informativa” prodotta da una associazione di medici apprezzati negli ambienti No vax, nota per lo scarso rigore scientifico con cui seleziona e interpreta le fonti.
Questo articolo contribuisce a un progetto di Meta per combattere le notizie false e la disinformazione nelle sue piattaforme social. Leggi qui per maggiori informazioni sulla nostra partnership con Meta.
