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Chi era Aniello Scarpati, il poliziotto morto dopo uno scontro frontale a Torre del Greco

01 Novembre 2025 - 11:34 Stefania Carboni
aniello scarpati
aniello scarpati
Lascia una moglie e tre figli. Un ex collega lo ricorda come un mediatore naturale, con grande capacità dialettica e comunicativa: «Era un poliziotto dal volto umano»

Aniello Scarpati, capo pattuglia della volante della Polizia di Stato, stanotte ha perso la vita a causa di un violento scontro frontale avvenuto su viale Europa, a Torre del Greco, in provincia di Napoli. Originario di Portici, lascia la moglie Eliana e tre figli di 22 anni, 18 e 12 anni, a cui era legatissimo. Ieri notte non doveva nemmeno esser in servizio, aveva sostituito un collega per un cambio turno.

La professionalità, discrezione e calma di Aniello Scarpati

Chi lo conosce lo descrive come una persona discreta, che non ama mettersi in mostra. Calmo e professionale, anche nelle situazioni più difficoltose. E in pattuglia quelle, spesso, non sono mancate. Era molto stimato tra i colleghi, ed era sempre pronto a dare una mano e rendere i turni, con un sorriso, meno pesanti. «Ho lavorato con lui per 17 anni. È stato il mio autista, il mio partner di lavoro e un mio amico», ha ricordato al Corriere della Sera Alessio Sorrentino, soprintendente di polizia in pensione da tre anni. «Era un ragazzo quando l’ho incontrato. Aveva lavorato a Palermo e a Napoli in Prefettura. Poi venne trasferito a Torre del Greco. All’epoca avrà avuto una trentina d’anni». Sorrentino lo descrive come «un ragazzo stupendo che aveva una grande capacità dialettica e comunicativa. Un mediatore naturale. Non era uno di quei poliziotti che escono fuori turno per andarsi a cercare rogne. Era un poliziotto dal volto umano, ecco». «Era di religione evangelica – spiega l’ex collega – e applicava la sua spiritualità anche sul lavoro. Credeva molto nel Signore, nella forza che poteva dagli Gesù. Se fosse capitata una chiamata per una lite lui avrebbe avuto le parole giuste per far tornare la pace. Infatti, lasciavo parlare lui perché era un vero mediatore».

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