Niente gite scolastiche senza una gara d’appalto: la regola che potrebbe bloccare le uscite e quali istituti si salvano

I viaggi di istruzione restano al palo in tante scuole. A pochi mesi dall’inizio dell’anno scolastico, molti istituti non riescono ancora ad avviare la programmazione dei viaggi di istruzione, degli stage linguistici e degli scambi culturali. E la burocrazia ha messo il freno anche a un intero comparto turistico. Il motivo è tecnico, ma gli effetti sono pratici e immediati.
Dopo la fine del regime derogatorio concesso dall’Anac (Autorità nazionale anticorruzione), scaduto verso la fine dell’anno scolastico scorso (31 maggio 2025), le scuole non possono più gestire in autonomia i viaggi di istruzione che vanno oltre una soglia economica, ma devono svolgere seguire rigide regole burocratiche, le stesse riservate agli appalti pubblici. E le nuove strutture di supporto, pensate dal ministero dell’Istruzione e del Merito per aiutare gli istituti, non sono ancora operative.
Il nodo normativo che ha fermato tutto: cos’è successo
A bloccare le gite non è stata la mancanza di idee, ma ma un intricato nodo burocratico risalente a oltre un anno fa, come Open aveva fatto emergere. Lo scorso anno scolastico la situazione era stata sbloccata grazie a una deroga che permetteva alle scuole di operare come hanno sempre fatto, ma questa deroga è scaduta e per questo nuovo anno sui banchi di scuola non è prevista alcuna proroga. Da allora, chi supera una certa soglia di spesa non può più procedere in autonomia, ma deve rivolgersi a una centrale di committenza qualificata, ovvero a un ente esterno che gestisce le gare pubbliche.
Ti potrebbe interessare
- Gite scolastiche bloccate, la soluzione arriva con la legge di bilancio: 101 posti in più per gli uffici che le gestiranno
- Gite scolastiche nel caos, le scuole tirano un sospiro di sollievo (per ora): deroga di 6 mesi alla riforma degli appalti. Salvini: «Soddisfatto»
- Salvini e la nuova linea sulle gite: da gennaio le gestiranno gli uffici scolastici regionali. I presidi: «Si rischia lo stop alle uscite»
Il problema è che gli uffici scolastici regionali, chiamati a svolgere questo ruolo dal ministero, non sono ancora operativi: il personale è ancora in formazione o in fase di assunzione, e la nuova piattaforma informatica Consip, destinata a supportare il processo, sarà disponibile solo nel 2026. Il risultato è che le scuole stanno incontrando grandi difficoltà a muoversi in autonomia.
«Il costo dei viaggi di istruzione per le famiglie rischia di salire»
Il paradosso è che le scuole dovrebbero pianificare i viaggi proprio ora, tra settembre e dicembre, quando si approvano bilanci, si convocano i consigli d’istituto e si raccolgono le adesioni delle famiglie. «La programmazione dei viaggi di istruzione non può essere rinviata a gennaio quando la piattaforma Consip sarà attiva – spiega Anna Maria Santoro della Flc Cgil a Open – perché questi mesi sono quelli in cui le scuole organizzano tutta l’attività didattica e le uscite formative».
Ma il problema non è solo di calendario. Se le gare dovranno passare per centrali di committenza o uffici regionali, i costi saliranno. «L’affidamento a centrali qualificate comporta spese aggiuntive calcolate in percentuale sul valore delle gare – avverte Alfonsina Montefusco, vicepresidente dell’Associazione nazionale quadri delle amministrazioni pubbliche che tutela i Direttori dei servizi generali e amministrativi (Dsga) e gli assistenti amministrativi delle scuole – e questo si tradurrebbe in un aumento diretto per le famiglie». Già oggi – spiega – «per uno stage linguistico o un viaggio culturale all’estero, la quota per studente varia tra i 700 e i 1.200 euro. Sono costi che rischiano di salire ulteriormente, rendendo queste esperienze già costose per molte famiglie ancora meno accessibili».
La soglia che ora fa respirare (alcune) scuole
Ma qual è la soglia oltre la quale le scuole non possono più organizzarsi in autonomia e devono seguire le procedure riservate agli appalti pubblici? Finora il limite indicato era di circa 140-143 mila euro: una cifra che, pur sembrando alta, molte scuole raggiungono facilmente, motivo per cui lo scorso anno numerosi istituti avevano sospeso i viaggi di istruzione.
Proprio in questi giorni, però, l’Anac è intervenuta con una nota in risposta a Fiavet, l’associazione nazionale delle imprese di viaggi e turismo, chiarendo che la soglia da considerare è ben più alta: 221 mila euro. Questo perché – ha spiegato – le scuole, a differenza dei ministeri o di altre amministrazioni centrali, vanno considerate «amministrazioni subcentrali». In pratica, quindi, le scuole possono gestire in autonomia i viaggi di istruzione fino a 221 mila euro, e non più fino a 143 mila.
La novità offre certamente maggiore respiro a molti istituti, ma non a tutti. «Molte scuole – spiega Montefusco – superano comunque i 221mila euro e per loro non c’è soluzione: si ritrovano costrette a rivolgersi a stazioni appaltanti qualificate».
Ottimista il sindacato dei presidi
Chi, invece, vede con ottimismo la modifica della scuola è DirigentiScuola, il sindacato dei dirigenti scolastici. Pasquale Annese, vicepresidente nazionale, spiega che la qualificazione delle scuole come amministrazioni subcentrali e quindi l’aumento della soglia a 221mila euro risolverà gran parte dei problemi: «La maggioranza delle scuole rientra nella soglia e quindi può gestire autonomamente i viaggi senza dover diventare stazione appaltante o rivolgersi a enti esterni. Questo sbloccherà la situazione perché risolve il problema alla radice. Inoltre, l’arrivo nel 2026 della piattaforma Consip aiuterà tutte quelle scuole che, invece, dovranno rivolgesti a una centrale di committenza per gare di importo superiori alla soglia di 221mila euro».
Diversa la visione di Anna Maria Santoro della Flc Cgil che dichiara: «Molti istituti resteranno comunque al di sopra della soglia dei 221 mila euro e dovranno affrontare diverse difficoltà. Va ricordato che il problema avrebbe dovuto trovare soluzione prima dell’inizio dell’anno scolastico. La realtà, invece, è che le scuole sono ancora bloccate a oltre un mese dall’inizio dell’anno scolastico. Per gli istituti turistici o linguistici, dove viaggi e stage all’estero sono parte integrante del piano di studi, le difficoltà organizzative diventano ancora più gravi».
Il comparto turistico in crisi: «Gite scolastiche decimate»
Non solo le scuole. Di riflesso, anche il comparto del turismo scolastico attraversa una fase critica. Emilio Cordeglio, vice presidente di Assoviaggi con delega al settore, dichiara: «C’è stata una decimazione dei viaggi. Tante scuole si sono fermate a causa dei nuovi adempimenti, e questo ridimensiona drasticamente le iniziative educative sul territorio, con conseguenze negative sulla didattica e sul nostro settore». Secondo Cordeglio, i tempi richiesti per le autorizzazioni sono «incompatibili con le esigenze del mercato turistico» perché il controllo centralizzato «allontana molte imprese, complica l’attività delle scuole e genera ritardi». E avverte: «Se le procedure restano così, è prevedibile una paralisi del turismo scolastico e un altro anno scolastico con gite fortemente ridotte».
Assoviaggi avverte anche sui costi dei viaggi si istruzione: «Quello che prima costava tra 300 e 600 euro rischia ora di aumentare e diventare insostenibile per molte famiglie». Tutte le associazioni del settore concordano, e in una nota congiunta hanno dichiarato: «Il bando Consip è sbagliato: concepito con logiche proprie del business travel. Tutti meccanismi estranei alla natura dei viaggi d’istruzione, che sono pacchetti turistici unitari a valenza formativa. Il rischio concreto – anzi, una certezza – è l’alterazione del mercato attuale, l’esclusione delle agenzie specializzate radicate sul territorio e l’aumento dei costi per le famiglie, con un drastico calo delle opportunità di viaggio per gli studenti».
Le richieste per sbloccare le gite scolastiche
«Noi chiediamo di riconoscere la specificità delle istituzioni scolastiche, considerando ogni viaggio come un progetto didattico autonomo, oppure di prevedere un regime derogatorio che consenta alle scuole di gestire autonomamente i viaggi», afferma Montefusco dell’Associazione nazionale quadri delle amministrazioni pubbliche. «Per noi – dice Santoro della Flc Cgil – la soluzione è che gli uffici scolastici regionali diventino stazioni appaltanti e svolgano attività di consulenza e supporto organizzativo alle scuole, mentre nel frattempo, durante questi mesi di transizione fino al 2026, le scuole devono poter continuare a programmare i viaggi secondo il regime derogatorio vigente fino al 31 maggio 2025. Solo così sarà possibile garantire la continuità delle attività didattiche. Altrimenti la situazione resta quella di ora con viaggi di istruzione bloccati in tante scuole».
