Chiara Petrolini, le accuse del medico legale sui neonati sepolti: «Uno respirava prima che usasse le forbici». La perizia sulla «povertà emotiva»
				
Avrebbe respirato e dunque sarebbe nato vivo il secondogenito di Chiara Petrolini, la 22enne oggi a processo con l’accusa di aver ucciso e sepolto i suoi due figli appena partoriti, tra maggio 2023 e agosto 2024. Secondo il medico legale Valentina Bugelli, chiamata a testimoniare nell’aula della Corte di assise di Parma, il secondo bimbo, il primo ad essere ritrovato, sarebbe morto pochi minuti dopo il taglio del cordone ombelicale. Dagli esami svolti è stato rilevato un «taglio netto da strumento tagliente» sul cordone e l’ipotesi della Procura è che la ragazza lo abbia reciso con delle forbici, mai ritrovate, e che per questo motivo il piccolo sia morto dissanguato. Il medico legale ritiene che il neonato abbia respirato più volte e che tra il taglio del cordone e la morte del piccolo siano passati alcuni minuti: «Quattro o cinque, al massimo sette».
La morte del neonato nato nel 2023
Per quanto riguarda il primogenito di Petrolini, nato nel maggio 2023 e ritrovato alcune settimane dopo l’altro neonato, è più difficile valutare le cause della morte. «Da resti scheletrici una causa del decesso certa non la potremo dare mai», ha spiegato Bugelli. Tuttavia, guardando alle probabilità è ragionevole supporre che anche questo neonato fosse nato vivo. Infatti, anche il primo parto di Chiara Petrolini è avvenuto «in totale autonomia» e in assenza di complicanze ostetriche. Inoltre, la gravidanza si era ormai conclusa ed è dunque estremamente rara, in queste condizioni, per il medico legale, una morte «endouterina» del feto: nell’ordine di una probabilità su un milione, ha detto la dottoressa.
La perizia psichiatrica: nessun disturbo, ma una «povertà emotiva» peggiorata in gravidanza
Al processo è stato sentito anche il consulente psichiatrico della Procura di Parma, Mario Amore, secondo il quale Chiara Petrolini «non ha un disturbo psichiatrico chiaramente documentabile, non ci sono malattie mentali chiare organicamente definite». Rispondendo alla domande del procuratore Alfonso D’Avino, lo psichiatra ha aggiunto che la ragazza «non ha un disturbo di personalità», anzi «ha piena capacità di intendere e volere». Dai tre colloqui avuti con l’imputata, il consulente ha concluso che Petrolini presenterebbe una «povertà interiore ed emotiva», sarebbe ambivalente e poco empatica. Secondo Domenico Berardi, uno dei consulenti psichiatrici dell’accusa, la ragazza sarebbe «diventata spregiudicata con le gravidanze: nel non dirlo ai genitori, nel modo con cui ha partorito. Sembra guidata da un computer, segue un suo disegno, che è difficile da capire e intuire, ma c’è una continuità, nulla si contraddice».
