Chiara Ferragni in tribunale a Milano per l’accusa di truffa nel Pandorogate: «È una fase difficile della mia vita ma vado avanti» – Il video
«Grazie per l’attenzione, grazie di essere qui. È una fase sicuramente difficile della mia vita, andiamo avanti». Con queste parole Chiara Ferragni si è rivolta ai cronisti all’uscita dal tribunale di Milano, dove si è svolta la seconda udienza pre-dibattimentale del procedimento che la vede indagata per truffa aggravata in relazione ai casi del Pandoro Pink Christmas e delle uova di Pasqua. L’influencer ha preferito non aggiungere ulteriori commenti: «Mi capirete se non mi sento di fare altre dichiarazioni, però grazie di essere qua e andiamo avanti», ha detto prima di allontanarsi.
L’udienza a porte chiuse
L’udienza, che si è tenuta a porte chiuse davanti al giudice Ilio Mannucci Pacini della terza sezione penale, è stata aggiornata al 19 novembre, data in cui verrà deciso se accogliere o meno la richiesta di costituzione di parte civile presentata da Casa del Consumatore. Ferragni, che continua a professarsi innocente, è difesa dagli avvocati Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana. Tra i soggetti che avevano chiesto di costituirsi parte civile figuravano anche una donna di 76 anni, che aveva acquistato alcuni dei pandori, e l’associazione Adicu (Associazione per la difesa dei consumatori e degli utenti). Entrambe, però, hanno raggiunto un accordo extragiudiziale di risarcimento e hanno ritirato la richiesta.
L’unica realtà costituita parte civile nel processo
Resta invece in causa Casa del Consumatore, che ha rifiutato un’offerta di 5mila euro. L’associazione ha spiegato di aver proposto a Ferragni di rinunciare alla richiesta di danni e alla costituzione di parte civile «in cambio non di denaro, ma della realizzazione di uno o due reel social per sensibilizzare i cittadini su un’app dedicata ai consumatori che stiamo sviluppando». Secondo l’associazione, infatti, «non sono stati tutelati gli interessi lesi in relazione a circa 370mila prodotti venduti». I legali dell’imprenditrice digitale si sono opposti alla costituzione dell’associazione. Ora la decisione definitiva spetta al giudice.
