Arresto di Almasri, il governo gonfia il petto undici mesi dopo: «Sapevamo del mandato di cattura, per questo lo abbiamo espulso»

L’arresto di Almasri potrebbe fornire un assist non di poco conto al governo italiano, da mesi finito sotto il fuoco incrociato delle opposizioni e della Cpi per la ben nota vicenda del rilascio del generale libico, ricercato per crimini contro l’umanità. Secondo alcune fonti di Palazzo Chigi, l’esecutivo «era a conoscenza di un mandato di cattura emesso dalla Procura Generale di Tripoli già dal 20 gennaio 2025». Non solo. Il governo, in quella circostanza, avrebbe ricevuto parallelamente la richiesta di estradizione in Libia e il mandato di cattura internazionale della procura presso la Corte penale internazionale dell’Aia. Tra le due, dunque, sarebbe poi stato preferita la prima, con l’espulsione di Osama Najeem Almasri verso Tripoli.
La spiegazione: «Abbiamo preferito Tripoli alla Cpi»
«Questo dato ha costituito una delle fondamentali ragioni per le quali il governo italiano ha giustificato alla Cpi la mancata consegna di Almasri e la sua immediata espulsione proprio verso la Libia», continuano a spiegare le fonti governative. «Tutto ciò è facilmente riscontrabile da chiunque sul sito della Corte, ed è stato ampiamente illustrato in sede di Tribunale dei ministri, di Giunta per le autorizzazioni della Camera e nell’Aula della stessa Camera: è pertanto singolare che questo elemento, obiettivo e pubblico, rappresenti una assoluta novità per tanti esponenti delle opposizioni».
L’indebolimento di Almasri e il suo arresto in Libia
Stando a quanto filtra da Palazzo Chigi, però, una novità c’è. In particolare «quanto avvenuto a Tripoli con gli scontri armati scoppiati nel maggio 2025, innescati dall’uccisione di Abdelghani Gnewa Al Kikli. A seguito di ciò la Forza Rada, di cui Almasri è esponente di spicco, è stata indebolita militarmente e politicamente e ha subito un ridimensionamento, con una importante cessione di fatto del monopolio delle funzioni di sicurezza delegate e della capacità di controllo del territorio». Una ridotta autonomia che ha permesso alle forze dell’ordine libiche di procedere oggi all’arresto del generale, rendendolo «funzionale a obiettivi interni del Governo di unità nazionale».
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FdI esulta: «Governo ha visto giusto». Il Pd: «Vi arrampicate sugli specchi»
Sulla questione è intervenuto Dario Iaia, capogruppo in Giunta Autorizzazioni a procedere di FdI: «La gara di dichiarazioni da parte delle opposizioni sulla vicenda “Almasri” dimostra, ancora una volta, la superficialità con cui vengono affrontate determinate questioni giuridiche». Secondo Iaia, il 19 gennaio 2025 in una riunione tra i ministri e i capi di intelligence e polizia sarebbe stata valutata proprio la richiesta di estradizione, «sinora mai considerata appieno in quanto ritenuta non credibile». L’arresto sarebbe dunque la certificazione della fondatezza della richiesta e di come «il governo italiano abbia visto giusto e agito correttamente».
Immediata la risposta di Piero De Luca, capogruppo del Pd in Commissione Affari europei: «Il governo si arrampica sugli specchi. È ridicola la versione di Palazzo Chigi secondo cui Almasri sarebbe stato rilasciato dall’Italia solo per favorirne l’arresto in Libia: allora perché non è stato fermato al suo rientro nel proprio Paese? E soprattutto, se l’intenzione era quella di consegnarlo alla giustizia, perché non è stato consegnato direttamente alla Corte penale internazionale, come previsto dal diritto internazionale?».
