Il bodyguard di Angelina Jolie arrestato e costretto ad arruolarsi durante la visita a Cherson: l’attrice chiama Zelensky e lo fa liberare

Angelina Jolie era in visita a Cherson, una delle città ucraine più colpita dai droni e dai missili russi, quando il suo bodyguard è scomparso. O meglio, è stato fermato dagli agenti della polizia ucraina che lo hanno condotto di forza in un Centro di reclutamento per costringerlo ad arruolarsi nell’esercito di Kiev. È stata la stessa attrice, stella di Hollywood, a recarsi di persona presso il Centro e ottenere la liberazione della sua guardia del corpo. Un avvenimento che ha spalancato la porta ai deputati dell’opposizione: «È incredibile, immaginate Zelensky…».
I viaggi umanitari di Angelina Jolie
Si era recata in Ucraina, proprio in uno dei luoghi più infuocati del fronte da tre anni a questa parte, per una delle sue missioni umanitarie. Lei che, dal 2001 al 2022, ha collaborato con l’Alto commissariato Onu per i Rifugiati come ambasciatrice e inviata speciale. Proprio nel 2022 l’attrice era già atterrata a Kiev ed era andata a visitare le città sventrate dalle bombe, incontrato i volontari, gli sfollati e soprattutto i bambini. A Cherson Angelina Jolie ha visitato le strutture mediche, tra cui un ospedale pediatrico e uno per la maternità, parlando con i pazienti e il personale sanitario.
L’arresto del bodyguard e la telefonata a Zelensky
Poco dopo, mentre sul suo fuoristrada stava percorrendo la via tra Mikolayv e Cherson, è stata fermata per un controllo di routine. L’autista e guardia del corpo è stato identificato dai rappresentanti del Centro di reclutamento territoriale, perché non aveva fornito un documento valido che ne certificasse l’esenzione dal servizio militare. Le spiegazioni, cioè che stava trasportando «una persona importante, una pacificatrice», sono state rispedite al mittente e l’uomo è stato caricato su una camionetta e portato al Centro di reclutamento. Per far sbloccare la situazione, Angelina Jolie ha dovuto contattare i rappresentanti dell’Ufficio presidenziale e recarsi di persona nel Centro, per convincere i militari ucraini a liberare l’uomo.
