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Gli scheletri non sono trans? La vera condanna per un cittadino svizzero

06 Novembre 2025 - 12:50 David Puente
Ora rischia 10 giorni di carcere, ma per scelta sua

La storia di un cittadino svizzero, Emanuel Brünisholz, è stata presentata come un esempio di censura “gender”. Secondo quanto afferma in un post su X, sarebbe stato condannato a 10 giorni di carcere per aver scritto che «dopo 200 anni si troveranno solo uomini e donne dagli scheletri». La sua denuncia social è stata ripresa da diversi media, anche in Italia, con articoli dal titolo “Svizzero condannato per aver detto che gli scheletri non sono trans” (Tempi) ed “«Esistono solo due generi». Finisce in cella” (La Verità), dai quali si deduce che l’uomo sarebbe stato condannato per aver espresso un’opinione di tipo biologico. In realtà, è lo stesso Emanuel a fornire il reale contesto della condanna, avendo pubblicato nel suo post i documenti che lo smentiscono.

Per chi ha fretta

  • Emanuel Brünisholz è stato condannato in Svizzera per discriminazione e incitamento all’odio (art. 261bis StGB).
  • Il suo commento non si limitava a dire che “esistono solo uomini e donne”, ma includeva insulti e accuse di malattia mentale e pedofilia contro la comunità LGBTQI.
  • La pena, indicata nei documenti datati 2023, risulta essere una multa di 2.500 franchi svizzeri, sospesa per due anni.
  • Secondo le recenti ricostruzioni, Emanuel Brünisholz si sarebbe rifiutato di pagare la sanzione e le spese processuali, pur essendo consapevole del passaggio alla pena detentiva.

Analisi

Riportiamo il post pubblicato su X da Emanuel Brünisholz, cittadino di Burgdorf (Canton Berna), in cui scrive in inglese:

I have to go to prison because I wrote that if you dig up the LBQT after 200 years you will only find men and women based on the Skeleton! 10 days in prison for me, switzerland!

La narrazione fuorviante è stata poi commentata da Elon Musk:

Cosa ha detto realmente Emanuel Brünisholz

Nel documento della Procura del Canton Berna condiviso da Emanuel, datato 19 settembre 2023, chiarisce nel dettaglio quanto realmente accaduto.

Il 3 dicembre 2022 Brünisholz aveva scritto sotto un post Facebook del politico Andreas Glarner che «Se si scavano le persone LGBTQI dopo 200 anni, si troveranno solo scheletri di uomini e donne; tutto il resto è una malattia mentale creata dal piano scolastico» («Wenn man die LGBTQI nach 200 Jahren ausgräbt, wird man anhand der Skelette nur Mann und Frau finden, alles andere ist eine psychische Krankheit, die durch den Lehrplan hochgezogen wurde»).

Il documento della Procura specifica che, durante l’interrogatorio del 15 agosto 2023, Emanuel ha confermato di aver scritto il commento, aggravando però la sua situazione. Infatti, nel confermare la frase scritta nel suo post, ossia «tutto il resto è una malattia mentale», davanti agli agenti ha indicato le questioni di genere come una malattia legata alla pedofilia e la comunità LGBTQI come un «gruppo estremista».

Nel testo della sua testimonianza, Emanuel va oltre, tirando in ballo Julian Assange, Donald Trump e Putin:

A chi pensa che non esistano solo uomini e donne, vorrei dire che esistono solo uomini e donne. Questo è ciò che viene insegnato a scuola. Ecco perché Julian Assange è in prigione, perché ha denunciato tutto questo.

[…]

Questo era il mio commento al post del signor Glarner. Putin e Trump hanno detto la stessa cosa: che l’ideologia di genere non sarebbe accettata nei loro paesi. L’ideologia di genere è pedofilia, malattia filiale.

Cosa prevede la legge svizzera in questo caso

Tali dichiarazioni confermano, di fatto, il reato a lui contestato a seguito del suo intervento sui social. Infatti, nel riportarli, il documento indica queste sue dichiarazioni come «subjektiver Tatbestand», ossia gli elementi del reato. Secondo il documento del 30 agosto 2023, condiviso dallo stesso Emanuel, le autorità ritengono che abbia violato l’articolo 261bis del Codice penale svizzero:

Chiunque incita pubblicamente all’odio o alla discriminazione contro una persona o un gruppo di persone per la loro razza, etnia, religione o per il loro orientamento sessuale,

chiunque propaga pubblicamente un’ideologia intesa a discreditare o calunniare sistematicamente tale persona o gruppo di persone,

chiunque, nel medesimo intento, organizza o incoraggia azioni di propaganda o vi partecipa,

chiunque, pubblicamente, mediante parole, scritti, immagini, gesti, vie di fatto o in modo comunque lesivo della dignità umana, discredita o discrimina una persona o un gruppo di persone per la loro razza, etnia, religione o per il loro orientamento sessuale o, per le medesime ragioni, disconosce, minimizza grossolanamente o cerca di giustificare il genocidio o altri crimini contro l’umanità,

chiunque rifiuta ad una persona o a un gruppo di persone, per la loro razza, etnia, religione o per il loro orientamento sessuale, un servizio da lui offerto e destinato al pubblico,

è punito con una pena detentiva sino a tre anni o con una pena pecuniaria.

Dal 2020, la norma è stata estesa anche ai crimini d’odio contro le persone in base al loro orientamento sessuale, con sanzioni fino a tre anni di prigione o multa.

Nel caso di Emanuel, come riportato nel documento del 19 settembre 2023, le autorità svizzere hanno ritenuto che le sue frasi violassero la dignità umana del gruppo LGBTQI.

Perché si parla di 10 giorni di carcere?

Nei documenti si legge che Emanuel è stato inizialmente condannato a pagare 50 Tagessätze (letteralmente “giorni-multa”) del valore di 50 franchi ciascuno, per un totale di 2.500 franchi svizzeri. La pena è stata sospesa con due anni di prova e, in seguito a un ricorso presentato da Emanuel, ridotta a 500 franchi. Ecco il documento condiviso su X dal cittadino svizzero il 19 settembre 2025:

Pur essendo stato riconosciuto colpevole, in caso di mancato rispetto delle condizioni, la multa potrebbe essere convertita in giorni di detenzione, pari a dieci in questo caso, come riportato nel documento.

Come riportato dai media, Emanuel, consapevole dei rischi, si rifiuta di pagare sia la sanzione che le spese processuali (pari a 600 franchi svizzeri).

Conclusioni

Emanuel Brünisholz non è stato condannato per aver detto che esistono solo due generi, ma per aver diffamato pubblicamente le persone LGBTQI, violando la legge svizzera contro l’incitamento all’odio. Di fatto, la versione riportata nel post social da Emanuel omette i passaggi più importanti del caso riportati negli stessi documenti da lui condivisi su X, alterando il significato della sentenza e trasformando un reato d’odio in un fantomatico attacco alla libertà d’espressione. Infine, Emanuel è ben consapevole che il mancato pagamento della sanzione, pur ridotta a 500 franchi, potrebbero portarlo alla pena detentiva.

Di questa vicenda se ne erano occupati anche i colleghi di Butac.

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