Sistema Pavia, i giudici dicono no ai sequestri: il Riesame restituisce pc e telefoni solo a Mazza, quelli di Venditti restano in procura per il caso Garlasco

Il Tribunale del Riesame di Brescia ha annullato il decreto di perquisizione e sequestro eseguito il 9 ottobre nei confronti dell’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, e del pm Pietro Paolo Mazza, oggi in servizio a Milano, e ha ordinato la restituzione di «tutti i beni sequestrati, unitamente ai dati eventualmente già estrapolati». I due magistrati sono indagati nell’ambito dell’inchiesta «Clean 2», il filone bresciano del cosiddetto «sistema Pavia», cioè una rete complessa e intricata di scambi di favori tra magistrati, agenti della polizia giudiziaria e imprenditori con cui Venditti – spalleggiato proprio da Mazza, in quel periodo nella città lombarda – gestiva come un burattinaio la procura a lui assegnata dal 2014 a fine 2021. L’indagine sul «sistema Pavia» si intreccia con il caso Garlasco. Venditti, infatti, è sotto indagine anche nell’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, per corruzione in atti giudiziari. E questi due fascicoli hanno in comune, oltre all’indagato, proprio l’interesse per il contenuto dei dispositivi.
La restituzione dei dispositivi
La decisione dei giudici del Riesame comporta la restituzione di tutti i beni sequestrati, vale a dire, nel caso di Venditti, undici dispositivi, tra computer, hard disk e telefoni cellulari. In pratica, però, i device saranno restituiti solo a Mazza, perché quelli di Venditti sono ancora sotto sequestro per l’altra inchiesta che lo vede accusato di corruzione in atti giudiziari assieme a Giuseppe Sempio, padre di Andrea, con l’accusa di aver scagionato in cambio di soldi il figlio nella prima indagine a suo carico del 2017. Il Riesame aveva già annullato il sequestro dei dispositivi in quell’indagine, ma i pm ne hanno disposto un altro con più estesa motivazione e anche su questo c’è stato ricorso dell’avvocato di Venditti, Domenico Aiello, che nei giorni scorsi avevano trovato un escamotage per prendere tempo, prima che la procura procedesse all’analisi dei dispositivi, inizialmente prevista per lunedì 3 novembre.
L’inchiesta sul «sistema Pavia»
L’indagine ipotizzava nei confronti dei due magistrati i reati di corruzione e peculato, per presunti favori ricevuti quando erano in servizio a Pavia. Secondo l’impostazione accusatoria, i due magistrati avrebbero ricevuto «varie utilità», tra cui pranzi di rappresentanza e sconti per l’acquisto o il noleggio di automobili, quando entrambi erano in servizio presso la Procura di Pavia. Le presunte utilità sarebbero state offerte dai titolari della società Esitel, che nel 2017 aveva gestito le intercettazioni telefoniche relative all’inchiesta su Andrea Sempio, collegata al caso Garlasco. Intercettazioni su cui si sta tentando di fare chiarezza dopo lo scoop di Panorama, da cui è emerso che nel 2017 Venditti, all’epoca si occupava delle indagini a carico di Sempio, sarebbe stato pronto ad adottare «misure coercitive» nei suoi confronti. Ma nel giro di 20 giorni l’ufficio dispose l’archiviazione del caso.
Le motivazioni della difesa
Nel ricorso, l’avvocato Dinoia aveva sottolineato come parte delle perquisizioni e dei sequestri avessero «un oggetto esplorativo», mirato cioè a raccogliere spunti investigativi non direttamente pertinenti alle accuse di corruzione e peculato. Il Riesame ha ritenuto fondate le obiezioni difensive, annullando integralmente il provvedimento e restituendo i materiali agli indagati. Resta ora da capire come la Procura di Brescia intenderà proseguire il procedimento dopo questa battuta d’arresto.
