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«Colpevoli di aver comprato casa», spuntano manifesti di protesta delle «Famiglie sospese» davanti ai cantieri sotto sequestro a Milano

08 Novembre 2025 - 15:41 Ugo Milano
colpevoli dal comprare casa
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Il gruppo spontaneo «Famiglie Sospese» denuncia un’attesa che dura da «oltre 475 giorni» e coinvolge circa «4.500 famiglie»

«Colpevoli di aver comprato casa». È la frase che campeggia sui manifesti comparsi davanti a diversi cantieri di Milano ancora fermi per le inchieste della procura. In bianco e nero, come in una foto segnaletica americana, coppie e famiglie tengono in mano una tavoletta con il proprio nome, la data d’acquisto e un’accusa simbolica: «Aver voluto una casa dove far nascere il futuro», «vivere vicino ai nipotini», «acquistare la casa della vita». È la campagna del comitato «Famiglie sospese», formato da migliaia di acquirenti rimasti senza abitazione.

Un’attesa che dura da oltre 475 giorni

Il gruppo denuncia un’attesa che dura da «oltre 475 giorni». Circa «4.500 famiglie» non hanno ancora potuto entrare nelle case per cui hanno già versato acconti o saldi. «Siamo stati condannati per aver acquistato una casa. La nostra casa», si legge nel comunicato diffuso dal comitato. «Mentre la città resta paralizzata, migliaia di famiglie rischiano di svegliarsi senza più avere nulla in mano, nemmeno i loro soldi. Questo a causa delle centinaia di esposti già depositati in procura su centinaia e centinaia di palazzi costruiti dal 2013 a oggi».

«Dietro ogni appartamento ci sono famiglie»

Ieri, a un anno esatto dal sequestro dello Scalo House in via Valtellina, il gruppo è tornato a protestare con un presidio davanti al cantiere. Insieme agli acquirenti coinvolti, erano presenti anche famiglie di altri progetti edilizi finiti sotto indagine, come The Syre, The Nest e il complesso di via Serlio. «Dietro ogni appartamento ci sono giovani, genitori, figli, nonni, coppie. Non numeri, ma persone, che lavorano, contribuiscono alla vita della città e oggi vengono lasciate sole», denunciano le famiglie. «Serve una legge che metta fine a questo limbo, ma Milano non può lavarsene le mani. Chi avrebbe dovuto garantire tutela e sicurezza ci ha lasciati soli, sospesi il rischio di perdere tutto e l’impossibilità di costruirci un futuro».

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