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«A scuola ero sfigato e ciccione, ora ho tremila dipendenti». Joe Bastianich e la motivazione nata dalla rabbia: «Dicevano: “Siete un gradino sotto”»

09 Novembre 2025 - 12:28 Alba Romano
joe bastianich
joe bastianich
Il ristoratore, a capo di un impero multinazionale, porterà in uno spettacolo teatrale il racconto delle sue origini. Inizi umili, da immigrato italiano nella Grande Mela, che gli hanno permesso di diventare il perfetto esempio del “self made man”

Per Joe Bastianich è iniziato tutto con 9 dollari a settimana, quelli che si metteva in tasca a 10 anni per consegnare i giornali al lancio prima di scuola. Poi con 18 dollari, per infornare bagel. Fino a arrivare a un impero di venti ristoranti, aziende vinicole, un’impresa di digital marketing e tanto altro. Il motore di un successo di queste dimensioni si annida, come lo stesso ristoratore ha confessato a Corriere, nel malessere e nella rabbia che ha provato da immigrato povero in America: «Ogni giorno c’era gente che guardava i miei dall’alto in basso: “Valete meno di noi”».

La difficoltà degli inizi: «Eravamo un gradino sotto agli altri»

Un desiderio di rivalsa, di dimostrare di essere pari livello a tutti gli altri: «Certi compagni di scuola indicavano quello un po’ sfigato, un po’ ciccione, che a merenda portava gli avanzi della cena. A fine anni 60 la mia famiglia ha aperto il primo ristorante, Buonavia, nel Queens, piena periferia newyorkese. Noi, gli italiani che cucinavano: in quel contesto la ristorazione era un settore più che umile. Nonna Erminia ripeteva: “Dobbiamo lavorare di più per dimostrare qualcosa. Rispetto agli altri siamo un gradino sotto”». La fame era di casa: «Scongelavamo tonnellate di alette di pollo, non ci potevamo permettere di meglio». Almeno finché il ristorante non ha iniziato a farsi largo nella ristorazione newyorchese. 

Il primo ristorante e gli studi paralleli

Il primo ristorante Joe Bastianich se lo apre con l’aiuto di nonna Erminia: «I primi 80mila dollari me li ha prestati lei». La passione per i locali e il buon mangiare è andata di pari passo agli studi, Filosofia e Teologia al Boston College. Ed è proprio di queste origini, nascoste dietro alla patina del businessman di enorme successo, che Joe Bastianich parlerà nello spettacolo autobiografico Money – Il bilancio di una vita, in arrivo al Teatro Carcano di Milano il 12 novembre.  

L’esperienza a Masterchef e il lato oscuro della ristorazione

Nel 2011 l’arrivo a Mastechef Italia, accanto a tre cuochi stellati: «Non mi è pesato essere l’unico non-chef. In quel momento avevo già 4.500 dipendenti. Con Cracco, Barbieri e Cannavacciulo ci sentiamo sempre». Ora Bastianich di dipendenti ne conta 3mila, raggiunti tramite un’attività imprenditoriale che ha avuto i suoi alti ma anche i suoi bassi: «Alcuni ristoranti li ho dovuti chiudere, è stato doloroso. Ma ho collaboratori che sono con me da più generazioni. Credo nella squadra ed è un grande orgoglio». Una squadra che è il vero motore del business e che permette all’imprenditore di «dedicarmi al mio lato creativo e farlo crescere», facendolo sentire «completo». 

Bastianich e le sostanze stupefacenti: «Possono aiutare, ma senza abusarne»

Ma essere businessman significa anche essere a contatto con la realtà di tutti i giorni, come quella del caro vita: «Anche New York è cara, ma gli stipendi sono più commisurati. A Milano se guadagni 2 mila euro, e l’affitto ora ne prende una bella fetta, fai fatica». Sulle sostanze stupefacenti, Joe Bastianich non nasconde la sua apertura, da cui è nata anche una sua opportunità di business: «Le erbe psichedeliche non sono per tutti, ma se usate nel modo giusto possono aiutare a metterti in contatto con te stesso. La medicina delle piante è antichissima e può aiutare le potenzialità enormi del cervello umano. Ripeto, se usata bene senza abuso». 

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