Vieta a un’alunna di andare in bagno e viene minacciata dalla mamma di lei. Dopo la violenza, parla la prof: «Ho paura di tornare in classe»

«Ho negli occhi le mani che agitava con furia contro di me, a pochi centimetri dal volto. Quella donna non voleva spiegazioni, voleva solo intimorirmi. E ci è riuscita». A parlare è la professoressa Francesca Pennetta, docente della scuola media “Marco Pacuvio” di Brindisi, che al Corriere della Sera racconta i momenti di paura vissuti qualche giorno fa, quando è stata minacciata dalla madre di un’alunna durante una normale giornata di lavoro. L’episodio è accaduto dopo che la docente aveva negato alla studentessa il permesso di uscire dall’aula per andare in bagno. La madre, recatasi a scuola furiosa, ha chiesto di incontrare immediatamente l’insegnante. Da quel colloquio, mai davvero iniziato, è scaturita un’aggressione verbale culminata con una frase minacciosa: «Non devi permetterti mai più, altrimenti te la vedi con me. Non hai figli? Non esci alle 2 oggi? Ti aspetto fuori». «Quelle parole mi hanno gelato il sangue – confessa la professoressa –. Ripensarci mi fa tremare le gambe. Ho paura di tornare in classe, ma so di aver fatto la cosa giusta nel denunciare quanto accaduto».
Solidarietà da tutta Italia
Nei giorni successivi all’episodio, alla docente sono arrivati centinaia di messaggi di sostegno e vicinanza, da colleghi, genitori e studenti. «Il mio cellulare non smette di squillare – racconta –. Mi hanno scritto in tanti, con parole davvero toccanti. Una classe intera, la I C, mi ha inviato una lettera piena di affetto, dicendomi che mi aspettano presto e che mi mandano abbracci e baci. Mi sono commossa: vivo per i miei ragazzi, e la loro solidarietà mi dà forza».
Tra i messaggi più sentiti, anche quelli di molte mamme degli alunni: «Mi hanno scritto in tantissime – spiega Pennetta –. Mi conoscono e sanno che, se la ragazza avesse avuto un’urgenza, avrei fatto un’eccezione senza pensarci un attimo. Una madre mi ha detto che è dispiaciuta che tutto questo sia successo proprio a me, che insegno da anni con dedizione. Ha aggiunto che si sente indignata verso un sistema scolastico che non tutela più gli insegnanti. Mi ha fatto sentire compresa».
Ti potrebbe interessare
«Non volevo tacere: la scuola deve essere un esempio»
Nonostante qualcuno le avesse consigliato di «non fare troppo rumore» e di non sporgere denuncia, la professoressa ha scelto di agire per vie legali: «Mi è stato detto di lasciar perdere, ma come avrei potuto? Non si può chiudere un occhio davanti alla violenza. Se noi docenti non siamo liberi di agire, che cosa insegniamo ai nostri ragazzi? La scuola è la prima agenzia educativa e deve dare l’esempio». Oggi Francesca Pennetta prova ancora paura, ma anche gratitudine: «La solidarietà che sto ricevendo mi fa sentire al sicuro, nonostante tutto. Mi scalda il cuore e mi ricorda che non sono sola. Spero solo che da questa vicenda nasca una riflessione più profonda: perché insegnare non può e non deve diventare un atto di coraggio».
