La ricerca oncologica veste Prada: gli esperti a confronto su AI e terapie per la lotta al cancro

Il 12 e 13 novembre gli spazi della Fondazione Prada ospitano il convegno internazionale Innovation in Oncology: New Drugs and the Impact of Artificial Intelligence, promosso dalla Fondazione Gianni Bonadonna (FGB) e dedicato alle nuove frontiere della ricerca oncologica. Il luogo del congresso non è casuale: da anni il Gruppo Prada è supporting partner della Fondazione Gianni Belladonna, di cui sostiene le borse di studio e il progetto di istituto diffuso, attraverso il quale la ricerca viene promossa concretamente non solo a Milano (Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e Ospedale San Raffaele), ma anche in Francia (Institut du Cancer de Montpellier).
Il legame tra il Gruppo Prada e Fondazione Bonadonna
L’impegno del brand nel sostegno alla ricerca testimonia la sensibilità di Miuccia Prada e Patrizio Bertelli su questo tema. «Crediamo che educazione e cultura siano strumenti essenziali per comprendere il presente e immaginare il futuro», ha commentato Miuccia Prada. «Come ha insegnato Gianni Bonadonna, sostenere giovani ricercatori significa investire in conoscenza e responsabilità sociale, affinché la ricerca oncologica continui a trasformare la vita delle persone». A portare avanti l’eredità dell’oncologo, amico e collega di Umberto Veronesi e pioniere della terapia contro il linfoma di Hodgkin e il cancro al seno, è oggi un suo stretto collaboratore, il professor Luca Gianni, che ha ricordato come l’obiettivo della Fondazione sia «quello di coordinare nell’istituto diffuso le capacità di ricerca preclinica, clinica e traslazionale di grandi istituzioni ed eccellenti ricercatori per favorire la ricerca accademica e lo sviluppo di innovazione promossa da piccole biotech».
Gli sviluppi nell’innovazione terapeutica
Gli ultimi sviluppi di quest’attività scientifica sono proprio l’argomento della conferenza internazionale in corso in questi giorni, che si propone di affrontare due grandi temi. Il primo è la condivisione delle ultime scoperte nell’ambito dello sviluppo farmaceutico per le terapie oncologiche, il secondo è l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella diagnosi e nella gestione dei percorsi di cura. Sul primo versante Diego Tosi, coordinatore scientifico della Fondazione Bonadonna, ha spiegato gli incoraggianti risultati ottenuti dai test di inibizione della Catepsina D, una proteina «secreta dalle cellule tumorali, che è in grado di attivare il micro-ambiente intorno alla cellula in maniera che si opponga alla risposta immunitaria dell’organismo contro il cancro».

L’impatto dell’intelligenza artificiale
Per quanto riguarda invece l’intelligenza artificiale, tutti gli esperti sono concordi nell’affermare che il ruolo di questa tecnologia è cruciale e il suo impatto è in continua crescita. Per via della velocità con cui evolve, però, l’intelligenza artificiale deve essere considerata come uno strumento da utilizzare solo avendone il pieno controllo. Fatto questo caveat, le utilità sono molteplici e, come ha evidenziato Carmen Criscitiello di Humanitas, l’Ai «sta già trovando una fattiva applicazione nell’anatomia patologica e nella radiologia». «L’intelligenza artificiale non è solo una prospettiva di cambio di approccio, ma anche una potenziale strada per rendere equo l’accesso a un tipo di tecnologie che oggi sono estremamente costose», ha aggiunto Giampaolo Bianchini, oncologo dell’Ospedale San Raffaele.
Più precisione e meno costi di ricerca
Ridurre i costi è solo uno dei vantaggi, ma ce ne sono altri, come la possibilità di migliorare i tempi di refertazione, gestire meglio le enormi moli di dati clinici e produrre diagnosi con maggior precisione. Bianchini ha poi sottolineato come l’intelligenza artificiale stia rivoluzionando lo sviluppo dei nuovi farmaci: «Un tempo erano necessari grandissimi investimenti per testare cosa fa una molecola. Oggi grazie a metodiche sofisticate noi immaginiamo cosa fa una molecola e solo dopo la testiamo, quindi riduciamo i costi perché non dobbiamo testare tutte le ipotesi, ma solo quelle che potenzialmente sono più vincenti».
Uno strumento di supporto
Questa panoramica non deve distrarre dalle zona d’ombra che inevitabilmente l’intelligenza artificiale porta con sé. Per quanto riguarda l’applicazione oncologica, il professor Gianni preferisce parlare di «limiti più che svantaggi» e Bianchini assicura che «non è un sistema pensato per sostituire, ma per aiutare» e come tale deve essere incorporato in procedure cliniche e diagnostiche efficienti. Sulla scorta dei padri fondatori della moderna oncologia italiana, come Veronesi e Bonadonna, l’approccio da preferire, suggerisce Alberto Costa, Ceo della European School of Oncology, sarà dunque quello di una «intelligenza emotiva», che sappia restituire nel rapporto con il paziente l’umanità che la macchina non è in grado di dare.
