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Inchiesta urbanistica, la Cassazione: «Catella non va arrestato»

13 Novembre 2025 - 10:01 Alba Romano
corte di cassazione minaccia prof studente protesta
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Il ricorso della procura è inammissibile

La Cassazione, respingendo il ricorso della Procura di Milano, ha confermato i provvedimenti del Riesame con cui sono stati revocati, lo scorso agosto, per assenza di gravi indizi sulla presunta corruzione, gli arresti domiciliari per il Ceo di Coima, Manfredi Catella, e per uno dei componenti della Commissione paesaggio del Comune, Alessandro Scandurra, e la misura cautelare per il patron di Bluestone, Andrea Bezziccheri, l’unico che era finito in carcere, a fine luglio, nella maxi inchiesta sulla gestione dell’urbanistica.

La decisione

La sesta sezione penale della Suprema Corte, dopo l’udienza di ieri, ha depositato il dispositivo della sentenza con cui ha dichiarato «inammissibile» il ricorso della Procura milanese (motivazioni nelle prossime settimane). Confermando di fatto la revoca delle ordinanze d’arresto, decisa dal Riesame, per Catella, difeso dagli avvocati Francesco Mucciarelli e Adriano Raffaelli, per Scandurra, difeso dal legale Giacomo Lunghini, e per Bezziccheri, assistito dal difensore Andrea Soliani. Il sostituto pg di Cassazione Cristina Marzagalli ieri aveva chiesto di dichiarare infondati i ricorsi presentati dalla Procura contro i provvedimenti del Riesame per Scandurra e Bezziccheri. Già nei giorni scorsi la stessa pg aveva proposto, con un intervento scritto, il rigetto dell’atto di impugnazione dei pm milanesi su Catella.

Le risultanze

Nell’atto del pg veniva riportato «che le risultanze in atti non dimostrano la formazione, né l’operatività di un accordo corruttivo tra Scandurra e Catella», non potendosi sostenere che «i pagamenti delle fatture da parte» di Coima «siano riconducibili ad un accordo corruttivo anziché correlate ad attività professionale effettivamente prestata da Scandurra e regolarmente contabilizzata». Stessa linea sulla posizione del costruttore Bezziccheri. I pm Petruzzella, Filippini e Clerici, con l’aggiunta Tiziana Siciliano, invece, hanno sostenuto che il Riesame non aveva preso in considerazione il “sistema” dell’urbanistica milanese.