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La scomparsa dei giovani in Italia. Figli, lavoro e stipendi: così la maturità è sempre più in ritardo

17 Novembre 2025 - 05:36 Alessandro D’Amato
giovani italia scomparsa maturità lavoro stipendio
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La popolazione tra 25 e 34 anni in Italia è in calo. Diminuiscono anche i giovani lavoratori e il 63% dei maggiorenni vive ancora con i genitori. Fra gli ostacoli i salari inadeguati e le scarse opportunità

La popolazione tra 25 e 34 anni di età in Italia secondo l’Istat è di 6,3 milioni, pari al 10,6% del totale nel 2025. Erano 8,6 milioni nel 2004 (il 15% dei residenti). Mentre gli occupati nella fascia d’età sono scesi a 4,2 milioni da 6. In termini relativi, la quota dei giovani lavoratori è diminuita dal 27,1 al 17,8 per cento. I numeri sono nel dossier del Sole 24 Ore, che racconta come le tappe della maturità si siano spostate in avanti: nel 2024 il 63% dei giovani maggiorenni viveva ancora con i genitori. Il primo figlio arriva a 32 anni e mezzo, contro i 30,8 del 2024. Fra gli ostacoli i salari inadeguati e le scarse opportunità date dalla società.

I giovani e la maturità

L’analisi dei dati è del professor Alessandro Rosina, ordinario di Demografia all’università Cattolica di Milano. Per il libro “La scomparsa dei giovani – Le 10 mappe che spiegano il declino demografico dell’Italia”, appena pubblicato per Chiarelettere. I numeri mostrano come diventare adulti in Italia richieda sempre più tempo. La laurea arriva in media a 25 anni (26,3 per la magistrale). La casa dei genitori si lascia a 30. Il primo figlio arriva a 32,6 anni e il matrimonio a 36.9. In vent’anni l’Italia ha perso il 26.6% dei giovani. «Sono sempre meno i giovani che riescono a raggiungere tutte le tappe fondamentali della vita entro i 35 anni», spiega Maria Testa, docente di demografia all’università Luiss Guido Carli di Roma. Nel 2024 il 44% dei giovani tra 25 e 34 anni viveva ancora con la famiglia di origine. Una percentuale che sale al 63,3% se si considerano tutti i maggiorenni under 35. In pratica tra i 25 e i 34 anni solo il 56% aveva lasciato la casa dei genitori.

Il matrimonio e la laurea

Il tasso di sposi maschi nella fascia d’età tra 25 e 34 anni è passato da 36 a 22 ogni mille residenti negli ultimi vent’anni. Le spose, invece, nel 2024 sono state 24 contro le 38 ogni mille convolate a nozze nel 2005. Aumentano anche gli anni passati sui libri. E la quota di laureati già inseriti nel mercato del lavoro prima del conseguimento del titolo di laurea è in tendenziale aumento nel tempo. Dal 36% tra i laureati di primo livello del 2015 al 42% nel 2023 (da 27,5% a 36,1% tra i laureati di secondo livello). Oggi a lavorare è il 68,7% dei ragazzi tra 25 e 34 anni, ma solo il 22,7% di questi giovani lavoratori è un genitore: si tratta di circa 965 mila su 4,2 milioni di occupati. «In questo contesto si stima che oggi solo il 13% degli italiani tra 18 e 34 anni abbia già un figlio, un dato coerente con il calo delle nascite in corso negli anni più recenti», spiega Testa.

I figli

Nelle grandi città l’età media della donna al parto del primo figlio ha toccato i 33,4 anni nel 2024, la più alta su scala nazionale. E, naturalmente, «il posticipo dei progetti di vita di fatto comprime il tempo riproduttivo per una donna». tra i 12 milioni di residenti giovani (25-34 anni) oggi si incontrano circa 184 mila genitori soli under 35 e 851mila donne con figli che vivono in coppia. Si tratta dell’8,6% dei giovani. Nel 2005 erano il 10,8%.

Il lavoro

Infine, il lavoro. Il tasso di disoccupazione nella fascia di età fra 15 e 34 anni resta al 12,3%, quindi doppio rispetto alla media nazionale. E nella stessa fascia di età arriva al 22,6% al Sud (dati Istat riferiti al secondo trimestre 2025). A parte i costi delle assunzioni uno dei motivi è l’inadeguatezza dei salari. L’indagine Plus 2024 dell’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche), intitolata “La (difficile) transizione scuola-lavoro dei giovani”, condotta su un campione di 45 mila individui, rappresentativo del territorio nazionale, e pubblicata a settembre 2025 spiega che tra i giovani tra 18 e 29 anni, chi è alla ricerca di un’occupazione ha dichiarato di non aver trovato occasioni di lavoro nel 34% dei casi, o che le offerte trovate erano insoddisfacenti, nel 35% dei casi.

Gli stipendi

Per il 76,4% dei giovani l’insoddisfazione riguarda lo stipendio non adeguato. Il secondo motivo è la distanza del posto di lavoro dalla residenza. Solo il 3,5% annovera tra i motivi di insoddisfazione l’impossibilità di svolgere il lavoro da remoto (smart working). «Il fatto che un giovane su tre dichiari di non trovare offerte di lavoro – spiega al quotidiano Francesca Bergamante, responsabile dell’indagine Inapp-Plus- è legato alla debolezza del sistema di orientamento e all’intermediazione lavorativa che passa ancora principalmente attraverso le reti familiari e amicali, cioè canali informali. Questo è uno svantaggio per i giovani con un background familiare più debole».

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