Zaia subito in Parlamento? La freddezza del Doge che non dimentica Venezia. Tutte le caselle che si aprono per lui

Un Matteo Salvini giudicato «un po’ troppo impulsivo» sul destino del governatore uscente del Veneto, Luca Zaia. «Salvini è stato affrettato – riferiscono fonti vicine al governatore – ha detto “Lo portiamo in Parlamento”, senza nemmeno chiedergli nulla». Ha generato un certo fastidio la proposta lanciata ieri dal leader del Carroccio e vicepremier, che ha aperto la strada a Zaia per le suppletive in Parlamento: «Se lo desidererà – ha puntualizzato – visto che il candidato alle Regionali Alberto Stefani lascia libero un seggio in Parlamento». La mossa, pensata forse come un’opportunità o un assist per il governatore uscente, ha avuto però un effetto contrario, tanto che alcuni l’hanno definita «kamikaze», soprattutto a una settimana dalle elezioni regionali in Veneto, in programma per domenica 23 e lunedì 24 novembre, con il rischio di indebolirne la corsa come capolista in tutte le province.
Zaia frena: «Discussioni di fantasia»
La frenata è arrivata stamattina dallo stesso Zaia, intervenuto su Rtl 102.5: «Le suppletive per il Parlamento? Queste sono discussioni di fantasia che poi rischiano di fare i titoloni nei giornali. In questo momento sarà bene che mi dedichi anche in questa ultima settimana a una campagna importante, che è quella anche della difesa e della divulgazione di tutto quello che abbiamo fatto». Insomma, conferma la linea già perseguita da mesi: aprire un capitolo e chiuderne un altro. E a tal proposito ha aggiunto: «In Provincia, quando sono stato candidato per un’altra carica, sono andato via, ho chiuso la porta, passando il testimone. Ho fatto lo stesso quando venni nominato al ministero. Così farò ora».
«Gli darà una mano iniziale»
Intanto, qualche riflessione sul suo destino è in corso. Per ora, almeno in via preliminare e «temporanea» – spiegano fonti vicine – l’idea sarebbe quella di affiancare il giovanissimo Stefani, appena 33enne, in un incarico così complesso. «Gli darà una mano – precisano – ma senza alcun effetto “grande fratello”».
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Amministrative per Venezia?
C’è però un altro punto che torna spesso: di ministeri, almeno per ora, non se ne parla. C’è da attendere la prossima legislatura. Nel 2026, però, il Comune di Venezia andrà al voto, e gli occhi del governatore non nascondono un certo interesse per quella che resta una delle città più iconiche e conosciute al mondo. «Il sindaco di Venezia è una carica molto importante – precisano fonti – se chiami da New York e dici “sono il presidente della Regione Veneto” va bene, ma se dici “sono il sindaco di Venezia” è tutta un’altra cosa. È come dire “sono il sindaco di Londra”: avrebbe un peso a livello globale e godrebbe di una libertà politica che altrove non troverebbe».
Venezia città stato
Tra l’altro, già nei mesi scorsi lo stesso Zaia, dopo il via libera del Consiglio dei ministri al ddl per Roma Capitale, aveva esortato l’Esecutivo ad estendere la condizione di “città-Stato” – che in Europa esiste già in realtà come Vienna e Amsterdam – anche ad altri grandi centri italiani, come Milano e Venezia. Chissà che non stesse già preparando il terreno per la sua discesa in campo. Intanto, il 7 agosto il Pd ha presentato il ddl costituzionale per trasformare Venezia in città autonoma, sul modello di Roma Capitale. La proposta di legge, firmata dal senatore dem Andrea Martella, ha già incassato l’appoggio formale dei leghisti e potrebbe rivelarsi utile anche per Zaia, qualora dovesse davvero intraprendere questa corsa.
Vicesegreteria al posto di Stefani
C’è un’altra richiesta che aleggia tra i leghisti veneti, lombardi e friulani e che dovrà trovare spazio nei mesi a venire: affidare a Luca Zaia il ruolo di vicesegretario federale, oggi ricoperto da Alberto Stefani. Una soluzione che, tuttavia, lo porrebbe sullo stesso piano di Roberto Vannacci, il generale della X mas, con il quale negli ultimi mesi non sono mancati botta e risposta
