Morte le gemelle Kessler, l’addio insieme nella casa in Baviera. Bild: «È suicidio assistito»

Si sono dette addio, un ultima volta. Sempre insieme. Sono morte a 89 anni le famose gemelle Kessler, Alice ed Ellen. Le due sorelle, unite per tutta la loro lunga carriera artistica, sono scomparse insieme a Grunwald in Baviera, dove vivevano l’una accanto all’altra, in due appartamenti confinanti, separati solo da una parete scorrevole. Nella loro casa è intervenuta la polizia, che per il momento non ha fornito ulteriori dettagli. È in corso un’indagine per accertare le cause del decesso delle due donne, ma per la Bild potrebbe esserci dietro il decesso un suicidio assistito. Il suicidio assistito, ricorda il quotidiano tedesco, è una pratica che a determinate condizioni è ammessa secondo la legge tedesca.
Come si sono uccise le Kessler
Secondo informazioni ottenute da Bild, la polizia criminale tedesca è stata informata lunedì pomeriggio che le due sorelle 89enni hanno fatto ricorso a tale pratica. Hanno deciso di porre fine alla loro vita assieme, precisa Bild, che titola «Non volevano più vivere». Gli agenti dell’unità specialistica K12, regolarmente inviati sul posto, hanno potuto solo confermare la morte. Nel caso di suicidio assistito la persona deve «agire in modo autonomo e di propria spontanea volontà», essere maggiorenne e avere capacità di intendere e volere. L’assistente non può compiere personalmente l’«azione letale», perché in tal caso sarebbe «eutanasia attiva», vietata.
Hanno scelto la data della loro morte
Alice ed Ellen Kessler avevano scelto da tempo la loro morte e hanno deciso loro stesse la data. A riferirlo è il giornale bavarese Münchner Merkur, citando un portavoce dell’associazione per l’aiuto a morire Deutsche Gesellschaft für Humanes Sterben (Dghs), a cui le gemelle si erano rivolte già oltre sei mesi fa. Si tratta di una delle tre associazioni attive in Germania su questo fronte.
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L’eredità a Msf
L’eredità delle gemelle dovrebbe andare a Medici Senza Frontiere. Lo avevano anticipato, qualche anno fa, le due. «Non abbiamo più parenti e se li abbiamo non li conosciamo. Abbiamo scelto loro perché rischiano la vita per gli altri, hanno preso il Nobel per la Pace e sono seri», spiegavano in alcune interviste.
Una vita insieme
Alice ed Ellen Kessler erano nate il 20 agosto 1936 a Nerchau, in Sassonia. Fuggite giovanissime nella Germania Ovest, le gemelle – che avevano studiato danza sin dalla tenera età di sei anni – erano poi entrate nel corpo di ballo delle Bluebell Girls di Margaret Kelly a Parigi nella seconda metà degli anni Cinquanta. Nel decennio successivo la loro carriera televisiva le aveva rese famose anche in Italia, dove erano arrivate nel 1961. Qui l’iconica presenza scenica aveva ammaliato milioni di ammiratori, ma il loro fascino non era da meno in patria, dove erano conosciute come «le gambe della nazione». Per non essere separate neanche alla morte, le Kessler avevano manifestato il desiderio di essere sepolte insieme, in un’unica urna, accanto alle ceneri della madre Elsa e del cane Yello. «È ciò che abbiamo stabilito nel nostro testamento», aveva dichiarato Ellen in un’intervista rilasciata al quotidiano Bild nell’aprile del 2024.
Il successo delle gemelle Kessler
Nel 1961 il loro “Da-da-un-pa“, da tutti canticchiato imitando l’accento tedesco e accennando qualche mossetta anca-spalla, era diventato un tormentone e la loro immagine aveva fatto innamorare uomini da un oceano all’altro. Ballerine, cantanti, attrici al cinema per Dino Risi ne Il giovedì e, con Alberto Sordi, ne I complessi e in teatro per Garinei e Giovannini, le gemelle Kessler sono rimaste nella memoria collettiva anche per i Carosello dei collant, il ritornello de La notte è piccola e gli sketch di Milleluci e Canzonissima, che ancora si trovano su YouTube. Alcuni anni fa, in un’intervista all’Ansa, ricordavano: «Ci piaceva lavorare con Mina, Raimondo Vianello e Johnny Dorelli, forse il più vicino a noi per il suo stile americano. Don Lurio (il loro storico coreografo, ndr) aveva idee stupende, ma erano troppo “piccole” per due ragazze alte come noi».
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