Lecce, Najoua Minniti avrebbe ucciso il figlio Elia Perrone, di 8 anni. I servizi sociali, la depressione di lei. E quelle parole: «Gli diceva sei ‘una merda’»

«Il mio posto preferito …Il mare è l’unico luogo che mi trasmette tranquillità e serenità». Queste le parole, affidate ai social, di Najoua Minniti la 35enne, il cui cadavere è stato scoperto ieri a largo di Torre dell’Orso, località marina di Melendugno, in provincia di Lecce. Najoua avrebbe ucciso il suo piccolo Elia Perrone, di 8 anni, per poi suicidarsi in mare. Il bambino è stato ritrovato morto in casa ieri pomeriggio a Calimera, in provincia di Lecce. Il cadavere della mamma è stato trovato in mare nello stesso momento in cui il padre del piccolo, da cui la donna era separata, aveva denunciato l’irreperibilità di lei, facendo scattare l’allarme e permettendo l’ingresso dei carabinieri nella casa, con la tragica scoperta.
Le minacce di suicidio di lei, le denunce fra i coniugi
La famiglia era seguita dai servizi sociali, una situazione di criticità: più volte la mamma aveva minacciato il suicidio e c’erano una serie di denunce fra i coniugi. «Il lavoro dei carabinieri continua anche se la pista più concreta sembra quella di omicidio-suicidio. Le ultime ore hanno profondamente sconvolto la nostra comunità. La tragedia che ci ha colpiti rappresenta un dolore immenso e difficile da comprendere. In questo momento così duro, desidero esprimere, a nome mio e dell’intera Amministrazione, la più sincera vicinanza alla famiglia e a tutti coloro che conoscevano e volevano bene a queste due vite spezzate», ha dichiarato il sindaco di Calimera, Gianluca Tommasi, in un post sui social.
«Gli diceva “sei una merda”»
Un mazzo di roselline bianche è stato deposto dal nonno paterno davanti all’abitazione in via Montinari. La ricostruzione, secondo la famiglia del padre del bambino, è quella di una morte annunciata. «I servizi sociali e la scuola dovevano intervenire per chiedere al bambino: ‘Come stai con la mamma? Ti trovi bene a casa? Come stai con papà? Il bambino era intelligente e sveglio. Il bambino lo avrebbe detto, così come lo diceva ai nonni. Lei lo maltrattava, gli diceva sei ‘una merda’. Queste sono cose che devono far pensare a tutti», ha dichiarato all’Ansa Brizio Tommasi, lo zio del papà di Elia Perrone. «Il papà di lei è turco e i genitori abitano in Calabria. Mio nipote – racconta Tommasi – faceva l’infermiere professionale in un ospedale a Parma e lì sono incontrati, hanno convissuto insieme, poi hanno avuto il bambino. Mio nipote non aveva mai pensato ad un epilogo di questo tipo, altrimenti avrebbe preso provvedimenti».
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Come sono stati ritrovati i corpi
Dei corpi è stata scoperta prima la mamma, il cui corpo è stato trovato in mare da un sub, tra Torre Dell’Orso e Calimera, poi il piccolo nell’abitazione dove i due vivevano in via Montinari a Calimera. Nelle prossime ore la procura di Lecce conferirà l’incarico per svolgere le due autopsie. Le indagini sono condotte dai carabinieri. Il padre del piccolo non riusciva ad avere notizie dei due. A quanto si apprende il bambino ieri non era andato a scuola e quando è stato ritrovato dai militari aveva sul corpo ferite, ma anche segni di strangolamento. Sarà l’autopsia a stabilire cosa ne abbia causato la morte.
Chi era Najoua Minniti: gli anni a Parma, l’incontro con il padre del bambino
La 35enne era originaria della provincia di Reggio Calabria, ma viveva ormai da anni in Salento. Nata a Polistena, era figlia di Leila Mouelhi, arrivata in Italia dalla Tunisia quando era ancora bambina. Appassionata di reggae, amante dei cani, da ragazza Najoua Minniti aveva lasciato la Calabria per trasferirsi a Parma. In quella città ha vissuto per 11 anni e aveva incontrato Fabio, salentino, il padre del piccolo Elia, secondo quanto ricostruito dalla Gazzetta del Mezzogiorno. Nel dicembre 2014 la donna ha perso un fratello a cui era molto legata. Si è poi separata da Fabio. Nel 2020 ha deciso di trasferirsi a Calimera, insieme al bambino a cavallo del periodo Covid.
